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L'avvento di Ottaviano - La successione a Giulio Cesare, Il secondo triumvirato, Contrasti armati, La battaglia di Azio (2 settembre 31 A.C)

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L'avvento di Ottaviano.


La successione a Giulio Cesare.

L'assassinio di Giulio Cesare provocò una profonda crisi nello Stato romano. La plebe infatti beneficata dal defunto dittatore temendo un ritorno al potere degli aristocratici, si pose in agitazione; gli amici e i seguaci dell'ucciso insorsero e divennero minacciosi, i congiurati si sentirono smarriti e paventarono il peggio. Un clima di incertezza e una minaccia di guerra civile gravavano su Roma.

Le aspettative dei congiurati di vedere restaurata la Repubblica dopo l'uccisione di Cesare andarono deluse e il popolo si comportò in un modo del tutto opposto. L'uccisione di Cesare fece fremere di sdegno la cittadinanza. Marco Antonio uomo abile e deciso fece affidamento su questo sdegno popolare per raccogliere l'eredità politica del dittatore assassinato. Egli,dopo essersi impossessato dei documenti e del denaro dell'ucciso, fece generose elargizioni a soldati ed a cittadini; poi con l'appoggio di M. Giulio Lepido giunse ad un compromesso con il Senato e con i congiurati. Poi mutò atteggiamento e nel giorno dei funerali mostrò nel Foro alla folla attonita e commossa il cadavere insanguinato di Cesare e ne lesse il testamento che legava alla cittadinanza beni e denaro, sollevando il furore del popolo, che, inferocito, diede alle fiamme le case dei congiurati, salvatisi con la fuga.



Marco Antonio si accingeva a trarre vantaggi da questa eccitazione popolare, abilmente provocata quando giunse dall'Oriente, ove si stava perfezionando negli studi,Ottavio, diciannovenne nipote di Cesare. Questo giovane adottato come lio da Cesare e designato come erede dei propri beni, era deciso a rivendicare anche l'eredità politica dello zio. Perciò lo scontro tra lui ed Antonio per la  successione a capo dello Stato era inevitabile.


Il secondo triumvirato.

Ottavio o, come fu in seguito chiamato, Ottaviano, benché fosse ancora giovane  ed inesperto, seppe validamente fronteggiare Antonio. Rivendicò gli ideali dello zio e la sua eredità; poi assegnò 300 sesterzi a ciascun proletario.

La nobiltà senatoria, timorosa di un sopravvento di Marco Antonio, prese a favorire Ottaviano che per la giovane età poteva divenire uno strumento nelle mani del Senato. Quando Marco Antonio mosse con le sue truppe contro Decimo Bruto per privarlo della Gallia Cisalpina, il Senato gli si schierò contro. Egli voleva assumere il governo di queste provincia perché gli avrebbe permesso di tenere, in una regione vicina alla capitale, un proprio esercito e, quindi, di avere la possibilità di contrastare i propri avversari. Fu in questa occasione che Cicerone convinse il Senato ad agire pronunziando contro Antonio le famose 14 orazioni dette Filippiche in quanto ricordavano quelle pronunciate da Demostene contro Filippo di Macedonia. Presso Modena le forze coalizzate del Senato,di Decimo Bruto e di Ottaviano sconfissero Antonio, che riuscì a rifugiarsi nella Gallia Narbonense.

Ottaviano chiese allora il consolato, che il Senato gli rifiutò; allora egli marciò su Roma, dove si fece proclamare console dal popolo. Di colpo, si trovò a disporre di un forte esercito e di un'altissima carica politica, per cui, si mise ad osteggiare l'aristocrazia senatoria e nel contempo strinse un accordo con Antonio e con Lepido, da cui ebbe origine, sull'esempio di quello di Cesare, di Pompeo e di Crasso, un Secondo Triumvirato. Però questo secondo Triumvirato, a differenza del primo che aveva carattere privato, divenne per legge una vera e propria magistratura straordinaria con il compito di provvedere ad una nuova organizzazione dello Stato.

I seguaci di Cesare erano venuti a costituire una forza determinante nella vita dello  Stato e la loro prima preoccupazione fu quella di stroncare l'opposizione e ricorsero alle proscrizioni, simili a quelle tristemente famose di Silla. Fu allora ucciso anche Cicerone , che Ottaviano, dimentico degli aiuti ricevuti, abbandonò al livore di Antonio. Il suo capo mozzo venne issato sui rostri nel Foro. Poi Ottaviano ed Antonio poterono partire per l'Oriente per annientare l'esercito dei repubblicani,guidato da Bruto e Cassio. Lo scontro avvenne nella pianura di Filippi, in Macedonia, e la vittoria dei triumviri fu complete. Tuttavia, restava imbattuta la flotta di Sesto Pompeo che con azioni di pirateria dominava nel Mediterraneo.

Cesare era stato vendicato, mentre definitivamente tramontavano le speranze di una restaurazione della Repubblica, i cui ultimi paladini, Cassio e Bruto, non volendo sopravvivere alla ignominia, si davano alla morte sul campo di battaglia. Anche Cicerone come s'è detto, era stato precedentemente assassinato dai sicàri di Antonio: mentre la gloriosa Repubblica romana trascinava nella sua rovina i suoi estremi difensori, Cesare, principale artefice di tale rovina, ben poteva essere proclamato dio ed avere un tempio su cui capeggiava la scritta: Divo Iulio.


Contrasti armati.

I triumviri raggiunsero, dopo la vittoria di Filippi, un precario accordo secondo il quale ad Antonio toccò il governo dell'Oriente, ad Ottaviano l'Occidente e a Lepido l'Africa. Ma la presenza di Ottaviano in Occidente poneva sotto il suo controllo Roma e l'Italia. Si aggiunse il fatto che la distribuzione di terre che si andava effettuando in Italia a favore dei veterani suscitò opposizione e malcontento fra i proprietari terrieri, mentre i viveri cominciavano a scarseggiare per il blocco navale di Sesto Pompeo. Fulvia, la fascinosa e corrotta moglie di Antonio, cercò di trarre profitto da questa situazione e suscitò contro Ottaviano una rivolta armata, ma a Perugia i ribelli, dopo un assedio, furono battuti (Bellum Perusinum). L'orizzonte politico non si rasserenò e nuove possibilità di guerra civile si profilavano, quando pose fine alle ostilità un accordo stipulato a Brindisi (Foedus Brundisinum) tra i triumviri e sanzionato dal matrimonio di Antonio con Ottavia, sorella di Ottaviano. Un successivo accordo tra i triumviri e Sesto Pompeo nelle acque di Misero allontanò dall'Italia la grave minaccia di carestia.

Questi accordi allontanavano ma non scongiuravano il decisivo scontro fra i contendenti. Infatti Ottaviano, dopo aver sconfitto, con la collaborazione di M. Vipsanio Agrippa,a Nàuloco, presso Messina, Sesto Pompeo, in una battaglia navale, eludeva anche Lepido dal potere e lo relegava alla carica di Pontefice Massimo. Ottaviano, in questo modo, estendeva il proprio dominio anche sulle province assegnate precedentemente a Sesto Pompeo e a Lepido, e si trovò ad avere di fronte come unico rivale, Antonio. Il duello mortale in cui uno dei due avrebbe dovuto soccombere era inevitabile.


La battaglia di Azio (2 settembre 31 A.C).

Antonio, quando prescelse il governo dell'Oriente, voleva continuarvi l'opera di Cesare; ma ben presto depose tali piani per una vita sfarzosa e per un disegno politico che ricalcava l'organizzazione statale di tipo ellenistico in contrapposizione a quella di tipo romano. Così invece di creare nuove province costituiva nuovi stati vassalli, governati da monarchi orientali. Anche la sua spedizione contro i Parti si risorse con la sola occupazione dell'Armenia.

In questo nuovo assetto politico dell'Oriente Antonio trovò il pieno appoggio della bellissima regina d'Egitto, Cleopatra, di cui s'innamorò perdutamente. Ripudiò la moglie Ottavia per sposare Cleopatra; cominciò a distribuire le province asiatiche ai li nati dal loro matrimonio e prese a condurre ad Alessandria, dove si stabilì e dove celebrò il trionfo sull'Armenia. Si fece divinizzare facendosi venerare come l'incarnazione di Diòniso o di Osiride, mentre Cleopatra veniva adorata come l'incarnazione di Afrodìte o di Iside.

Questi clamorosi fatti furono abilmente sfruttati da Ottaviano, che fece dichiarare guerra a Cleopatra, ossia ad una straniera, invece che ad Antonio per evitare l'odiosità di una guerra civile. Ingenti forze terrestri e navali si schierarono dall'una e dall'altra parte, ma nella battaglia navale nelle acque di Azio, promontorio dell'Epiro, Ottaviano disperdeva la flotta avversaria. Antonio seguì, mentre ancora l'esito della battaglia era incerto, la fuggitiva Cleopatra in Egitto. Qui fu raggiunto da Ottaviano e, per non cadere vivo nelle mani del rivale, i uccise,. Mentre Cleopatra, che invano aveva tentato di conquistare i favori di Ottaviano, ne seguì l'esempio facendosi mordere da un àspide nascosto in un cesto di frutta.

L'Egitto così perdeva la sua millenaria indipendenza e diveniva provincia romana, mentre a Roma Ottaviano celebrava un grandioso trionfo divenendo a soli 32 anni unico dominatore dello Stato. Crollava intanto dopo 5 secoli l'antica e gloriosa Repubblica e terminavano le guerre civili.


L'economia.

Le guerre civili sconvolsero l'economia dello Stato. I vari eserciti, assoldati dai diversi contendenti, divorarono smisurate ricchezze, a cui solo in parte sopperirono le liste di proscrizioni e i saccheggi nelle province. Queste guerre crearono una massa di disoccupati e di turbolenti, provenienti dalle formazioni militari e che solo in parte riuscirono a reinserirsi nella vita civile con la distribuzione di terre ai veterani. D'altra parte l'assegnazione di terre a questi reduci dalle guerre privava l'agricoltura dei vecchi ed esperti coloni con grave danno per la produzione.

Roma non poteva fare affidamento sulla propria produzione agricola, che il latifondo e l'arruolamento nell'esercito di uomini validi impoverivano sempre più. Ecco perché la presenza nel Mediterraneo di una flotta ostile come quella di Sesto Pompeo poteva far correre pericolo di carestia a Roma, che viveva di derrate importate. Queste lotte

non solo sconvolsero  la vita del mondo romano, ma arrecarono danni all'economia.





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