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1830 -1831 - Moti , progressi e liberalismo in Europa - Una rapida crescita demografica, Le trasformazioni in senso capitalistico dell'agricoltura, L'

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Nella prima metà dell'ottocento l'Europa vide due grandi trasformazioni :

o   una rapida crescita demografica

o   l'industrializzazione

E' impossibile descrivere questi cambiamenti  separatamente poiché le due cose si influenzarono unitamente alle scoperte tecnologiche e alle scelte economiche in modo tale da segnare un nuovo passo nelle storia dell'uomo.


Una rapida crescita demografica



Osservando la tabella riassuntiva della crescita demografica in Europa si può notare che popolazione europea passo dal 1800 al 1850 da 187 milioni a 266 milioni.

Una crescita notevole e continua mai verificatasi prima d'ora .

Le cause fondamentali sono da ritrovare nell'aumento della produttività in agricoltura e nel miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. ( anche se la mortalità infantile rimase molto alta ) .

A questo seguirono dei fenomeni particolari che cambiarono l'aspetto dell'ambiente e della società del tempo come :

o   lo spostamento graduale ma continuo della popolazione di camna nelle città causata dalla ricerca di forza lavoro da parte delle nuove industrie

o   l'esubero di popolazione delle camne grazie alla crescita demografica e alle trasformazioni in senso capitalistico dell'agricoltura che prevedeva la riduzione di manodopera.



Le trasformazioni in senso capitalistico dell'agricoltura

Come prima detto fu l'aumento della produzione agricola ad incrementare la crescita delle popolazione , anche se non fu omogenea in Europa( Europa del nord si modernizzava mentre l'Europa dell'est e i paesi mediterranei, tranne la Lombardia , rimanevano piuttosto arretrati.)

Aumentarono superficie coltivata e la produttività per la modifica di assetti proprietari ( recinzioni , piccole proprietà riforme agrarie : insomma mutamento rispetto alla struttura feudale e latifondista) e per l'introduzione di nuove tecnologie.

L'industrializzazione

Questo processo iniziò nel secolo precedente ma si intensificò solo dopo il periodo napoleonico poiché le guerre in questo periodo ne ostacoloarono la diffusione e ritardarono di mezzo secolo un processo iniziato molto prima in Inghilterra.


Come per l'agricoltura anche l'Industrializzazione non ebbe una diffusione omogenea in Europa.

Solo alcune condizioni permisero lo sviluppo industriale in alcune parti d'Europa come :

o   agricoltura moderna

o   disponibilità di manodopera

o   una neonata  industria tessile già sviluppata nelle vicinanze di dinamici centri urbani

o   artigiani specializzati

o   rete di comunicazione efficiente

o   abbondanza di carbone e ferro


Per permettere un rapido sviluppo industriale ci furono dei settori cosiddetti trainanti che permisero il decollo della rivoluzione industriale :

o   il settore tessile

o   il setore legato alla costruzione di ferrovie

o   il settore estrattivo delle materie prime


e non bisogna dimenticare la grande innovazione teconologica delle macchina a vapore che permise il movimento di tutti i macchinari dall'industria tessile a quella estrattiva , fino ai mezzi di trasporto e i macchinari utilizzati nelle fabbriche.


Il ruolo dell'Inghilterra

L'Inghilterra ebbe un ruolo fondamentale nell'espanzsione di questo fenomeno in quanto :

o   fornì la tecnologia

o   intraprese una politica economica di liberalizzazione dei commerci che costrinse gli altri paesi europei ad attrezzarsi per far fronte alla concorrenza






Un ruolo particolare : i mezzi di comunicazione

La grande rivoluzione dei mezzi di comunicazione permise un grosso flusso di scambi commerciali.

Navi a vapore , ferrovie ( prima in gran Bretagna poi negli Stati Uniti ) e la diffusione del telegrafo inventato dall'americano Samuel Morse , permise la costituzione di una rete globale di comunicazioni.

A metà dell'800 tutte le città europee erano collegate e più tardi anche gli stati d'oltremanica e oltre oceano ebbero i loro collegamenti con l'Europa.


Conseguenze sociali

I grandi mutamenti dell'economia provocarono un mutamento negli assetti sociali favorendo lo sviluppo di due classi sociali :

la classe operaia e la borghesia imprenditoriale .

la classe operaia era formata da coloro che si erano spostati dalle camne alle città e fornivano la manodopera alle botteghe e alle fabbriche. Ci volle un po' di tempo prima che definisse la propria identità ma le condizioni di vita dei cosìdetti proletari erano dure e difficili :

o   orari di lavoro pesanti ( 12 ore al giorno)

o   salari inadeguati

o   mancanza di qualsiasi forma di tutela giuridica e sindacale

o   condizioni di lavoro per donne e bambini disumane .


da parte degli imprenditori la classe operaia era considerata come dfrza lavoro soggetta alle leggi di mercato pertanto diritti e tutele non erano certo previsti in alcun modo.

Tuttavia l'aumento continuo della popolazione operaia nelle città procurava problemi di tipo sociale igienico sanitario e di ordine pubblico tanto che tutti questi fattori vennero definiti come la questione operaia.

Ai primi interventi repressivi di fronte a forme di protesta e di ribellione seguirono anche delle conquiste in campo legislativo e di tutela soprattutto del lavoro femminile e infantile .

Presero vita anche enti caritatevoli che sopperivano alle condizioni indigenti di molti di queste persone .

La classe operaia però prendendo sempre più coscienza dei propri diritti cominciò ad organizzarsi in associazioni sindacali e così fu scontro tra quaste due nuove classi ; operai e inprenditori che sostituti quelo passato tra aristocrazia e borghesia.





La nuova borghesia

Alla borghesia commerciale, terriera, e artigianale si sostituti la ura dell'imprenditore industriale che proveniva o dal mondo artigianale o anche dall'aristocrazia .

E così alla vecchia classe dei proprietari terrieri si sostituì la nuova borghesia industriale e finanziaria che ebbe un ruolo fondamentale nella gestione dell'economia e delle politiche dei vari paesi


Due ideologie economiche e politiche a confronto

Il liberlarismo  la democrazia

Sebbene per entrambi si usi spesso l'aggettivo liberale, nella lingua italiana c'è differenza tra liberismo e liberalismo: mentre il primo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello stato dall'economia (perciò un'economia liberista è un'economia di mercato solo temperata da interventi esterni), il secondo è un'ideologia politica che sostiene l'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Nella lingua inglese i due concetti tendono a sovrapporsi nell'unico termine liberalism. Alcuni danno come analogo inglese di liberismo il termine free trade (libero commercio). Un termine francese spesso usato in modo equivalente è laissez faire (lasciar fare).

Il liberismo è una teoria economica che prevede la libera iniziativa e il libero commercio (abolizione dei dazi) mentre l'intervento dello Stato nell'economia si limita al massimo alla costruzione di adeguate infrastrutture (strade, ferrovie ecc.) che possano favorire il commercio.

L'esistenza attuale di regimi liberal-democratici porta a credere che liberalismo e democrazia siano interdipendenti, ma il problema dei loro rapporti è in realtà molto complesso. Comunemente con liberalismo si intende una concezione dello stato per cui esso ha funzioni e poteri limitati e si contrappone dunque sia allo stato assoluto che a quello sociale; democrazia è invece la forma di governo che prevede che il potere sia nelle mani di tutti o, meglio, della maggior parte.

Uno stato liberale non è necessariamente democratico, anzi, tende a realizzarsi in società in cui il governo è riservato a gruppi ristretti, in particolare alle classi più abbienti. La medesima considerazione vale per il contrario, infatti lo stato liberale è stato messo in crisi proprio dal progressivo processo di democratizzazione dovuto all'allargamento del suffragio. '.

Lo Stato liberale si trasforma in alcuni paesi (Inghilterra) in Stato democratico attraverso un processo graduale. In altri paesi (Francia) la resistenza delle classi dominanti porta a scontri violenti (moti del '48, repressione della Comune di Parigi). Gli Stati Uniti costituiscono un caso a parte: i problemi che devono affrontare sono diversi da quelli dei paesi europei (più che una lotta tra classi sociali perché gli USA diventino una vera democrazia si pone la questione, che sarà risolta solo molto tempo dopo, di includere nel sistema politico gruppi discriminati come gli afroamericani e gli indiani d'America).


Il liberale

Il democratico

Lo stato si deve fondare su una costituzione che regoli la vita civile e sociale

Lo stato si deve fondare su una costituzione che regoli la vita civile e sociale

Lo stato può essere una repubblica o una monarchia

( meglio la monarchia che argina le richieste popolari )

Preferisce la repubblica

Il sistema di consenso popolare deve essere il suffragio censitario o meglio solo i cittadini particorlamente affidabili per equilibrio, competenze  e patrimonio possono votare

Il diritto di voto è naturale e quindi tutti indistintamente ne hanno diritto quindi suffragio universale

Tutti possono arricchirsi

Difesa dei diritti dell'individuo : principio dell'uguaglianza

Divisione dei poteri a due camere: una alta e una bassa

Unica camera espressione di tutto il popolo o se due camere allargare il diritto di voto per la camera alta

Decentramento amministrativo

Gestione pubblica della scolarità per garantire il diritto all'istruzione

Libero mercato che ha una funzione autoregolatrice

Maggior giustizia in ambito fiscale : tasse sui redditi e non sui consumi

Concetto di sovranità nazionale  esercitata in nome della nazione da un gruppo di cittadini

Concetto di sovranità popolare

Esercitata dal popolo attraverso i suoi rappresentanti




1830 la rivoluzione in Francia

Dopo 15 anni dal congresso di Vienna in Europa i fragili equilibri che si erano venuti a creare cominciarono a vacillare e nel 1830 alcuni stati furono coinvolti in un ondata di moti insurrezionali .


Francia

Il congresso di Vienna aveva imposto il principio di legittimità oltre che di restaurazione, per cui in Francia venne posto sul trono Luigi XVIII che per i primi anni del regno tutto sommato attuò una politica,per i tempi,abbastanza moderata.

Alla morte di Luigi XVIII subentrò il capo degli ULTRAS( praticamente gli esponenti nazionalisti filomonarchici,molti dei quali erano riparati all'estero durante la Rivoluzione Francese, e che ovviamente stanno cercavano di riprendere in tutti i modi il controllo della situazione dopo la fine dell'esperienza rivoluzionaria) che prese il nome di Carlo X.

Egli condusse politica reazionaria ,soprattutto facendo approvare dal parlamento una serie di leggi tendenti a favorire gli elementi filomonarchici,conservatori, in particolar modo la legge più odiosa per gli elementi moderati è quella che prende il nome di LEGGE DEL MILIARDO grazie alla quale venivano indennizzati tutti coloro che a causa della Rivoluzione Francese avevano avuto delle perdite economiche,delle confische dei beni e ovviamente significa favorire le classi privilegiate del passato,soprattutto l'aristocrazie e l'alto clero.


Ora l'attuazione di questa legge,soprattutto di quello che veniva considerato uno spreco di denaro pubblico determinò una forte opposizione dell'opinione pubblica che si manifestò in modo esplicito per quanto democratico nelle elezioni del 1827 quando appunto venne   eletta una camera contraria alla politica del re.


Ma Carlo X con una specie di colpo di stato nel 1829 eliminò quel poco che rimaneva delle garanzie costituzionali emanando le cosiddette 4 ORDINANZE REGIE :

eliminazione della libertà di stampa

scioglie la camera

indizione di nuove elezioni

completamento dell'azione repressiva,perché modificava la legge elettorale in modo da favorire l'elezione dei rappresentati favorevoli alla corona,alla monarchia,praticamente mettendo le opposizioni in condizione da non poter più manifestare il loro reale consenso.


A questo punto tra il '26 e il 30 luglio del 1830 a Parigi scoppia la Rivoluzione.  Sostanzialmente fu una rivoluzione di popolo poiché i principali esponenti ed i partecipanti a questa rivoluzione furono studenti e operai repubblicani i quali costringono il re Carlo X alla fuga e sperano che cambiasse anche la forma istituzionale (visto che nella stra-grande maggioranza dei casi i rivoluzionari sono di fede repubblicana).

Però nonostante gli esiti della rivoluzione fossero stati determinati da elementi repubblicani,in pratica le redini della nuova guida del paese fu assunta dalla borghesia,quindi da elementi sicuramente non repubblicani,guidati da La Fayet.

In realtà cambiò ben poco: la forma istituzionale rimase quella monarchica,cambiò soltanto la ura del re,perché è logico che Carlo X ormai fuggito all'estero non viene più preso in considerazione.

Però questo governo,questa nuova maggioranza borghese affidò il trono a Luigi Filippo d'Orleans .


È ovvio che Luigi Filippo D'Orleans essendo stato portato al potere dalla borghesia,e non si intende piccola-media borghesia ma alta borghesia quindi i grandi industriali e i grandi commercianti,una volta salito al potere dovette rappresentare (per ovvi motivi) gli interessi,i gusti,le aspettative,gli obiettivi dell'alta borghesia che avevano determinato il suo potere. Gli esiti della rivoluzione non furono quindi per nulla positivi e favorevoli alle classi che l'avevano determinata.

Fu ripristinata la libertà di stampa, e eparato il potere dello stato da quello della chiesa e inoltre aumentarono gli aventi diritto al voto. Ma in realtà non fu una vera e propria rivoluzione e i governi che si alternarono al potere cercarono di mantenere un clima moderato e di pace che permise alla Francia di crescere economicamente e diventare una potenza economica rilevante nel quadro europeo della seconda metà dell'800.


I riflessi della rivoluzione in Europa

Dopo la Francia anche in altri paesi come Belgio, Polonia , Sna e Portogallo vi furono delle rivolte.

La Francia come l'Inghilterra attuo in questi casi la politica di non intervento che lascio così che ogni nazione decidesse la propria sorte :

Il Belgio attuò una costituzione liberale

In Polonia lo zar represse violentemente le rivolte

Solo in Sna l'Inghilterra e la Francia appoggiarono le rivolte liberali e rinsaldarono i loro accordi.



La gran Bretagna riforme

Mentre in Francia fu necessaria una nuova rivoluzione per le riforme in gran Bretagna il governo di Londra attuò gradualmente una serie di riforme istituzionali che portò al consolidamento dei principi liberali. Probabilmente la situazione economica favorì e rese mature queste scelte politiche infatti la gran Bretagna stava diventando un paese altamente industrializzato e le sue nuove classi sociali soprattutto le più svantaggiate reclamavano diritti e tutele Così nel 1824 il governo di Robert Peel varò una legge che consentiva la nascita di associazioni di mestiere ( le Trade Unions) finalizzate a difendere i diritti dei lavoratori e tutelarne gli interessi.

Seguì una importante riforma elettorale che estendeva il diritto di voto e limitava l'influenza dei grandi proprietari terrieri e il riconoscimento del diritto di voto a tutte le minoranze religiose ( anglicani, protestanti e cattolici )

Anche dal punto di vista socile vennero fati numerosi passi avnti tenuto conto delle grandi masse di poveri ed emarginati che vivevano all'ombra delle grandi fabbriche :

o   abolizione della schiavitù

o   tutela del lavoro minorile ( limite delle ore di lavoro 8 anziché 12)

o   sussidi per i poveri e i disoccupati accolti nelle case di lavoro, ostelli con fabbriche annesse


nonostante tutti questi provvedimenti la classe operaia era insoddisfatta delle condizioni di lavoro pertanto chiese tramite un gruppo parlamentare ulteriori diritti tramite la carta del popolo.

Ma il movimento Cartista fallì dal punto di vista politico e il movimento operaio inglese si oriento sulle organizzazioni sindacali dette trade unions per difendere i propri diritti.


Un'altra conquista fu infine l'abolizione delle corn laws che aboliva le leggi protezioniste sul grano appoggiate dai proprietari terrieri che volevano avere il controllo sul prezzo del grano.


L'Inghilterra risultava in Europa il paese che senza grandi rivolte e rivoluzioni stava attuando un governo liberale e numerose riforme civili e sociali.









6. Situazione dell'Italia anni trenta e quaranta.

Situazione economica

Le caratteristiche dell'economia italiana di quel periodo sono l'assoluta prevalenza dell'agricoltura sugli altri settori produttivi e il lento sviluppo dell'attività industriale.

Ma mentre nella pianura padana era presente un'agricoltura capitalistica, prevalevano mezzadria e latifondo.

Il mercato era trainato dalla domanda internazionale nel settore tessile e alimentare, mentre il mercato internazionale incontrava gravi difficoltà a causa di gravi frammentazioni della penisola, dei dazi doganali, del ritardo della costruzione delle vie di comunicazione per facilitare gli scambi:gli stati italiani commerciavano più facilmente con l'europa che tra di loro.


Situazione sociale

Il paese si trovava in una forte condizione di arretratezza, la popolazione delle camne viveva in condizioni di miseria, le condizioni igeniche erano disastrose ed erano molto diffuse malattie come la pellagra e la malaria nelle zone paludose.

Solo in alcune regioni come la lombardia il Piemonte e l'emilia dove era diffusa un'agricoltura di tipo capitalistico le condizioni erano migliori anche se i nuovi contadini cioè i braccianti avevano un lavoro precario legato all'andamento dei raccolti.

A causa di tutto questo la crescita demografica era lenta e il tasso di mortalità aumentava.

Gran parte della popolazione era analfabeta, mentre solo nel lombardo veneto le autorità austriache avevano introdotto l'istruzione elementare, pubblica, gratuita e obbligatoria.


I movimenti politico culturali e diffusione del sentimento nazionale

Nonostante il fallimento dei moti del 1820-21 si stava diffondendo tra i ceti colti un nuovo sentimento nazionale.

Gli intellettuali del tempo non avevano ancora ben chiaro l'obiettivo politico dello stato italiano unitario ma, aspiravano comunque ad una comune identità culturale.

I governi del tempo dovevano far fronte ai problemi della modernizzazione economica e sociale, spesso bloccate dalla chiusura reazionaria dei sovrani.

Pertanto si mirava prima di tutto a riforme politiche per ottenere dei regimi costituzionali.

Non da ultimo il dominio sull'austria sul lombardo veneto alimentava soprattutto esigenze di indipendenza e questa fu proprio l'obiettivo primario delle prime insurrezioni.

In questi anni si apre per l'Italia un nuovo periodo chiamato risorgimento, che sta ad indicare la rinascita e il riscatto di un intera nazione da una prolungata condizione di decadenza politica e morale.

Gli intellettuali del tempo espressero le loro riflessioni politiche ed economiche attraverso alcune riviste specialistiche che furono diffuse come nelle città di Firenze e Milano:

l'antologia

il conciliatore

anche se la diffusione di questa riviste venne soppressa nel 1833 come misura repressiva nei confronti della libertà di stampa, esse non furono uno strumento di diffusione del pensiero politico risorgimentale poiché avevano una ristretta elitè di elettori.







Le insurrezioni del 1831

Fu la rivoluzione del luglio del 1830 in Francia che incoraggiò i primi moti nel ducato di Modena.

Qui le società segrete, guidate da Enrico Misley e Ciro Menotti godevano dell'appoggio di Francesco IV che sperava di allargare i propri domini nell'Italia centro settentrionale.

Ma il re purtroppo li tradì intimorito dalle opposizioni del governo austriaco.

I cospiratori organizzarono i moti che da Bologna si estesero alle Marche e ai Ducati di Parma e Modena, e coinvolsero anche i ceti medi e popolari oltre che alla aristocrazia liberale.

Ma la divisione interna al movimento e il non intervento della Francia a loro favore facilitò la repressione austriaca, che riportò sul trono i legittimi sovrani.

Francesco IV e il papa fecero giustiziare gli organizzatori dell'insurrezione tra cui Ciro Menotti.



Giuseppe Mazzini e la Giovine Italia

Gli insuccessi delle insurrezioni del 1831 misero in crisi l'asseto dei movimenti che li avevano organizzati.

Ma nuovi teorici proposero nuove teorie rivoluzionarie : uno di questi fu Giuseppe Mazzini.

Nato a Genova , aveva aderito alla Carboneria e poi mandato in esilio in Francia entrò in contatto con il pensiero liberale francese. Ebbe un educazione giansenista da parte della madre che influì sulla sua ideologia che mantiene sempre uno sfondo mistico e religioso.


La sua ideologia

Ispirandosi al romanticismo e all'idealismo tedesco la sua religiosità vedeva un dio non trascendente come i cristiani ma un dio che si manifestava attraverso il popolo ( Dio e popolo) , un popolo con una missione quella di favorire il progresso dell'umanità.

Sulla base del rispetto reciproco le nazioni dovevano costituire una fratellanza universale attraverso la liberazione di tutte le nazioni oppresse.

Il popolo doveva raggiungere un'uguaglianze interna nel rispetto dei diritti di proprietà non attraverso la lotta di classe ma attraverso una serie di riforme.

Ma la questione sociale non era una priorità ed egli non si occupò della questione contadina che invece in italia era urgente e drammatica .

Il suo piano politico per l'italia era il seguente :

l'italia doveva diventare indipendente , unita repubblicana e democratica.

Era solo attraverso il popolo adeguatamente educato attraverso una capillare opera pedagogica che insorgendo avrebbe reso possibili quegli ideali ( formula pensiero- azione ) .

Mazzini prevedeva una vasta ondata di rivrivoluzioni in europa ma non riconosceva nella francia il ruolo di guida ma riteneva che solo il popolo italiano avesse una specie di missione universale nella rivoluzione europea . Con la liberazione e l'indipendenza l'italia non avrebbe più avuto oppressioni ne da parte degli stranieri ne da parte della chiesa ma sarebbe stata la roma dei popoli .






La Giovine Italia

Il fallimento dei moti precedenti avevano dimostrato l'inadeguatezza delle società segrete.

La giovine Italia, associazione fondata da Mazzini durante l'esilio francese.

Essa si distingueva per il proselitismo verso l'esterno e per la pubblicità del programma politico.

Numerose furono le adesioni tra i giovani e gli intellettuali.


I moti mazziniani e il loro fallimento

Nell'attuazione pratica degli ideali della giovine Italia si videro la debolezza e i limiti.

Mazzini era convinto che i rivoluzionari italiani potessero fare senza aiuti esteri e d'altro canto la situazione internazionale era sfavorevole alle iniziative rivoluzionarie . ù

Inoltre il programma rivoluzionario non includeva le questioni sociali e i problemi delle classi lavoratrici e quindi le classi popolari rimasero sostanzialmente indifferenti alle rivolte.


Primi moti

I primi moti ebbero come obiettivo il regno dei Savoia  poiché alcuni membri dell'esercito erano favorevoli : la rivolta parti dai marinai della flotta regia a Genova aiutati da corpi volontari provenienti dalla svizzera e dalla Francia .

Ma gia le autorità piemontesi avevano scoperto dei rivoltosi e la sorveglianza delle autorità svizzere e l'intervento piemontese fecero fallire l'iniziativa . molti furono condannati a morte e Mazzini fuggi in svizzera e poi in Inghilterra.

Da li ebbe un periodo di crisi ma poi riorganizzo di nuovo le file della giovine italia per iniziative insurrezionali.

Queste avvennero in Romagna dal 1843 al 1845 e furono rapidamente represse dalle forze pontificie così come il tentativo dei fratelli bandiera , sbarcati sulle coste della Calabria , che non raccolse lo sperato sostegno della popolazione e si concluse con la fucilazione dei due.

Mazzini aveva sconsigliato tali iniziative, i moti e la teoria ad essi sottesa avevano rivelato la loro debolezza.


Altre anime del movimento nazionale

il fallimento delle iniziative mazziniane fece nascere altre posizioni politiche più o meno moderate e con idee più o meno storicamente realizzabili che ebbero in modo doversi riscontri nei settori dell'opinione pubblica.


Il progetto moderato

L'insuccesso delle iniziative insurrezionali e la paura delle rivolte sociali portavano questo movimento a non desiderate una unificazione nazionale ma a mantenre l'italia divisa in stati che dovevano raggiungere una pace e un equilibrio grazie alla collaboarazione tra i principi .








Il primato del papa

il teorico di questo movimento fu Vincenzo Gioberti , cappellano dei Savoia.

Egli individuava nel papato il simbolo dell'unificazione spirituale del paese : egli nella sua opera prospettava una confederazione di stati italiani presieduta dal papa come massima autorità morale e sostenuta dalla forza militare del Piemonte.

Riguardo al domini austriaco non prese posizioni per ragioni di prudenza cosi come per le riforme istituzionali. Il suo movimento venne detto neoguelfismo ( dal medioevo relativo ai sostenitori del papa) e di contro nacquero invece i neoghibellini che vedevano nel papa un vero ostacolo al processo di riunificazione e portavano avanti ideali repubblicani.


il primato del Piemonte

In alternativa al progetto di Gioberti fu quello di Balbo che voleva una confederazione di stati ma con a capo la monarchia sabauda..

l'unificazione nazionale doveva partire da misure economiche a livello doganale per poi attuare delle misure politiche .

la presenza austriaca doveva lentamente essere dirottata sulle terre dei Balcani con iniziative diplomatiche tra l'altro gia intraprese dalla diplomazia piemontese.


i federalisti democratici

Un'interessante alternativa fu quella dei democratici Catttaneo e Ferrari fondatori della rivista " il Politecnico "

Essi si ispiravano all'illuminismo pertanto avevano una concezione laica dello stato e della società .

Inoltre, cosa molto importante, la questione nazionale non poteva prescindere da quella sociale e pertanto bisognava mettere mano a profonde riforme sociali ed economiche per garantire il progresso sociale e civile. Il governo piemontese era considerato uno dei più reazionari d' europa , quindi solo una repubblica federale in cui ogni stato autonomo si riconoscesse poteva essere un modello per l'Europa.

L'insuccesso dei moti italiani inoltre era legata, secondo Cattaneo al non collegamento con i moti europei e in particolare con i movimenti rivoluzionari francesi.


La situazione politica in Italia fino al 1848

Il regno di Sardegna

Con la salita al trono del re Carlo Alberto iniziò un periodo di caute riforme.

Egli avviò l'ammodernamento delle strutture amministrative e giuridiche promulgando nuovi codici ( civile , penale e il codice di commercio ) , soppresse le corporazioni , fece dei trattati commerciali e concesse l'elezione nei comuni e nelle provincia .

In politica estera si avvicinò alla Francia ed ebbe un orientamento ostile verso l'Austria facendo così ben sperare in lui nella gran parte del movimento di liberazione nazionale .


Altri stati

Grandi riforme avvennero nello stato pontificio con l'elezione di papa Pio IX. Egli concesse subito un'ampia amnistia ai condannati politici e l'introduzione della libertà di stampa. E la nomina di una consulta laica con i rappresentanti delle province.

Sulla spinta del riformismo papale anche in Toscana venne liberalizzata la stampa e costituito un nuovo governo di cui facevano parte il liberali - moderati.

Il moto riformatore di questi anni non toccò il Lombardo - Veneto sotto gli austriaci e il regno delle due Sicilie sotto Ferdinando II dove continuava a dominare l'assolutismo reazionario.



7. Le insurrezioni del 1848 in Europa


Il conflitto tra le strutture e il sistema di potere creato nel 1815( reazionario, poco liberale e restio a riforme sociali ) e le tendenze innovatrici portò ad una nuova ondata rivoluzionaria nel 1848 che coinvolse un'area geografica molto più ampia e una moltitudine di persone che avevano istanze democratiche e di giustizia sociale oltre che obiettivi liberali e costituzionali , uniti per alcuni stati anche all'indipendenza nazionale.


Solo due aree geografiche non furono toccate da questi movimenti rivoluzionari ma per motivi diversi :

  • la gran Bretagna il cui sistema politico era diventato flessibile e rispondeva gradualmente alle istanze di riforme chieste dalle parti sociali
  • la Russia in situazione economica politica e culturale di profonda arretratezza e con u sistema repressivo molto efficiente che rendeva impossibile la diffusione di idee e l'organizzazione di rivolte

La causa principale che scatenò le prime insurrezioni furono le difficili condizioni economiche che stavano attraversando l'Europa : i prezzi degli alimentari salivano e grandi carestie spingevano milioni di persone ad emigrare all'estero ( stati uniti ).

Il malcontento popolare fece si che queste forze sociali si unirono alle rivolte condotte dai liberali e dai democratici per la conquista delle riforme istituzionali e politiche.

Purtroppo le ancora irrisolte questioni trai i due schieramenti influirono negativamente sull'esito degli eventi.


La rivoluzione di febbraio in Francia

Già negli anni 30 la Francia era stata scossa da una serie di tentativi rivoluzionari che costrinsero Luigi Filippo a limitare la libertà di stampa e di associazione.

Nel 1841, con l'ascesa al governo di Guizont, il governo seguì una linea moderata.

La strategia del nuovo governo era quella di crescere dal punto di vista economico investendo in opere pubbliche e stabilizzando il clima politico ostacolando fortemente l'opposizione che voleva l'allargamento del suffragio universale .

Le misure adottate impedivano il costituirsi in associazioni e allora gli oppositori liberali e progressisti democratici e socialisti organizzavano banchetti e cene apparentemente innocui ma che erano invece sede di organizzazione proanda politica .

Fu proprio il tentativo del governo di impedire uno di questi banchetti che si scateno la rivolta nel febbraio del 1848 e fece fuggire il re e licenziare Guizot. Il nuovo governo in mano ai progressisti proclamò la nascita della repubblica e annunciò importanti riforme come:

  • il suffragio universale maschile
  • l'abolizione della pena di morte per reati politici
  • la libertà di stampa e di riunione
  • il diritto al lavoro e la giornata di 12 ore
  • l'istituzione degli opifici nazionali a spese dello stato ovvero luoghi in cui i disoccupati potessero trovare lavoro ( manutenzione di strade, ferrovie , ponti ).





Fu proprio la costituzione di questi opifici nazionali che creò un aggravamento del bilancio statale che suscitò all'interno del governo provvisorio, la protesta dei liberali i quali rifiutavano l'intervento dello stato nell'economia.

Alle elezioni del 23 aprile per l'assemblea costituente i moderati e i monarchici ottennero una schiacciante affermazione.

Le fazioni vincenti abolirono subito gli opifici nazionali.

Tale decisione fece insorgere gli operai parigini (13 giugno) i quali vennero immediatamente soppressi dal generale Cavaignac.

Questo confermò davanti all'Europa che stava insorgendo la sua moderazione e la sua astensione nei confronti delle altre iniziative rivoluzionarie .

La Francia si diede quindi una costituzione repubblicana basata su un parlamento monocamerale e sugli ampi poteri del presidente eletti a suffragio universale maschile .

Le elezioni presidenziali di dicembre videro prevalere Luigi Napoleone Bonaparte nipote di napoleone il quale prima si fece eleggere presidente e poi imperatore con il titolo di napoleone III . Le forze conservatrici avevano vinto e riacquistato il potere.


La rivoluzione nell'impero asburgico

Nell'impero d'Auustria le insurrezioni del 1848 furono caratterizzate dalla duplice aspirazione all'ottenimento di istituzioni liberali e alla conquista dell'indipendenza nazionale da parte dei popoli sottoposti al grande stato multietnico (italiani,slavi e ungheresi).

La rivoluzione partì da Vienna e costrinse l'imperatore Ferdinando I a licenziare il ministro Metternich e a concedere una costituzione di carattere moderato.

La situazione sfuggì comunque di mano all'imperatore, per la contemporanea insorgenza del Lombardo veneto, dell'ungheria e degli slavi di Boemia, Moravia e Slovacchia.

Solo verso la fine del 1848 anche in seguito alle vittorie riportate nel Lombardo-Veneto e a a Praga contro il parlamento slavo, le truppe fedeli al nuovo imperatore Francesco Giuseppe riuscirono a prevalere, riprendendo il controllo di Vienna (che era nuovamente insorta il 6 ottobre).

Nell'agosto 1849 l'Austria riuscì a soffocare nel sangue anche la rivoluzione in Ungheria, dove si era costituita una repubblica indipendente presieduta da Lajos Kossuth.

1849 abdicazione di Ferdinando I a favore di Francesco Giuseppe.


Il 1848 in Italia e la prima guerra di indipendenza

Le costituzioni

Le insurrezioni in Italia iniziarono nel regno delle due Sicilie.

Il 12 gennaio la popolazione di Palermo insorse contro le truppe borboniche.

L'insurrezione di Palermo ebbe immediati riflessi anche a Napoli e un imponente manifestazione popolare costrinse re Ferdinando II a concedere la costituzione.

I tumulti di piazza si diffusero in tutti gli stati d'Italia, e i vari regnanti furono costretti a concedere le costituzioni che però non erano conquistate dalla sovranità popolare ma miravano solo a salvaguardare il potere monarchico accogliendo solo in parte i principi liberali; un esempio è lo statuto albertino che divenne poi legge fondamentale dello stato italiano fino alla 2^guerra mondiale.


Le insurrezioni nel lombardo veneto

La notizia della rivoluzione in Francia e delle agitazioni di Vienna arrivarono rapidamente nel Lombardo veneto dove i rapporti tra popolazione e autorità austriache erano già particolarmente tese.



A Venezia vennero scarcerati i democratici Manin e Tommaseo e a Milano il popolo insorse e dopo 5 giorni di scontri tra le barricate (5 gg di milano) costrinse gli uomini del maresciallo Radezky a ritirarsi nelle fortezze di Mantova, Peschiera, Legnano e Verona (il quadrilatero).

Venne così proclamato un governo di democratici e moderati guidati da Carlo Cattaneo, mentre Manin a Venezia proclamò la rep. di san Marco.

I moderati lombardo veneti nonostante i democratici fossero contrari vollero chiedere aiuto al Piemonte e così il governo di Torino che aspirava ad avere il Lombardo Veneto il 23 marzo dichiarò guerra all'Austria.

Questo fu l'inizio della prima guerra di indipendenza in cui l'esercito sabaudo ebbe l'appoggio di Toscana, Regno delle due Sicilie e Stato Pontificio.

Ma Carlo Alberto intraprese le operazioni militari con un certo ritardo e alcuni stati italiani che prima l'avevano appoggiato iniziarono a ritirare le proprie truppe.

Queste incertezze diedero tempo di organizzarsi all'interno del quadrilatero e a ricevere rinforzi.

I piemontesi prima vinsero a Goito ma poi persero a Custoza e dovettero ritirarsi dopo l'armistizio oltre il Ticino mentre gli austriaci tornavano a Milano.


Egemonia e sconfitta dei democratici italiani

La disfatta di Custoza segnò il fallimento dei moderati e quindi furono i democratici che presero le iniziative e il sopravvento.

Nello stato pontificio il papa fu costretto a scappare a Gaeta e Leopoldo II fu scacciato dalla rivoluzione democratica.

In conseguenza a questi fatti il 9 febbraio 1849 l'assemblea costituente dello stato romano proclamò la decadenza del potere temporale del papa e la creazione della repubblica romana, tra i cui fautori vi erano Mazzini e Garibaldi.

La stessa cosa successa nello stato di Toscana.

Pertanto nella primavera dell' 49 gli stati italiani erano governati da democratici che volevano avviare il processo di unificazione.

Essi puntavano su un programma di riforme politiche e sociali e sulla guerra di popolo.

Ma le classi sociali che li appoggiavano erano solo la piccola borghesia, gli artigiani.

La grande massa dei contadini in gran parte analfabeta preoccupata dei gravi problemi delle camne non diede il suo consenso e questo portò alle inevitabili sconfitte dei democratici.


La ripresa della guerra con l'Austria

Nel 1949 Carlo Alberto decise di riprendere la guerra contro l'Austria sotto le pressioni dei democratici piemontesi saliti al governo, ma l'esercito sabaudo fu ancora sconfitto dagli austriaci presso Novara.

Così Carlo Alberto abdicò a favore di Vittorio Emanuele II.

L'Austria vincitrice rioccupò tutte le terre che erano sotto il suo dominio nonostante le disperate resistenze, come Venezia, Brescia, e arrivò persino in Toscana e nello stato pontificio.

Qui la repubblica romana modulò dopo una strenua resistenza da parte di Garibaldi e Pisacane.

Gli ideali di libertà, democrazia e nazionalità che avevano animato i moti del 48-49 erano destinati a produrre importanti frutti.



2. L'unità d'Italia

L'italia dopo il 1848

Dopo la sconfitta delle rivoluzioni, gli stati italiani tornarono al regime assoluto, ad eccezione del Piemonte Sabaudo.

Nel regno delle due Sicilie che conservava il primato dell'arretratezza economica la costituzione fu sospesa e anche nello stato della chiesa il ritorno di Pio IX coincise con il ripristino di un regime clericale e autoritario.

L'Austria riaffermò la propria egemonia oltre il Lombardo Veneto imponendo un regime di occupazione militare sotto il controllo del maresciallo radezky ed esercitò una forte pressione fiscale sulla popolazione a danno dei consumi e degli investimenti privati.

L'unico stato che aveva mantenuto una costituzione era il regno di Sardegna, che in cambio di pesanti indennità di guerra aveva mantenuto i suoi possessi territoriali.

I democratici in maggioranza alla camera si erano opposti ai trattati di pace e quindi Vittorio Emanuele secondo indisse nuove elezioni che videro vincitori i moderati.

In questo clima di pacificazione iniziò un periodo di riforme con le leggi siccardi (abolivano il privilegio di tribunali speciali per il clero, riducevano a 6 le festività religiose e istituivano l'obbligo di autorizzazione del governo per l'acquisto di beni da parte della chiesa) che limitarono il potere ecclesiastico.

La costituzione era relativamente liberale e fu meta di molti esuli fuggiaschi e per la sua posizione privilegiata venne individuato come l'unica forza di risolvere la questione nazionale.

Cavour e le riforme nel Regno sabaudo

Camillo Benso conte di Cavour era un esponente dell'aristocrazia piemontese più illuminata.

Iniziò la sua carriera politica nel 1850, quando venne nominato ministro dell'agricolutra dal presidente del consiglio Massimo D'Azeglio.

Fu molto importante per lo stato sabaudo, poiché promosse una strategia politica, il così detto connubio che riuscì a promuovere un accordo tra i progressisti moderati e i democratici moderati, lasciando fuori dai giochi politici le ali radicali.

Il suo programma di governo prevedeva di:

rafforzare le istituzioni costituzionali

laicizzare lo stato

favorire il progresso economico

con le dimissioni di D'Azeglio, egli salì al governo nel 1852.

Durante il suo governo impegnò lo stato sabaudo in una serie di riforme:

rafforzò i poteri i poteri dell'assemblea parlamentare

sostenne un forte sviluppo economico.

In campo economico Cavour mise in atto tutta una serie di misure volte a favorire il commercio tra il Piemonte e gli stati europei;

stipulò accordi economici con Gran Bretagna, Austria, Francia e Belgio

abbattè il dazio sul grano

incentivò l'agricoltura

creò la banca nazionale

Per modernizzare il paese dovette investire molto denaro pubblico per la costruzione di infrastrutture, di una rete di trasporti e dei canali di irrigazione.

La sua politica generò un preoccupante deficit del bilancio a cui si fece fronte aumentando le imposte dirette a danno delle masse popolari.



8. L'età delle costituzioni


La costituzione è la legge fondamentale di un ordinamento giuridico, la fonte principale, o superprimaria, da cui deriva la legalità di tutte le altre fonti

Costituzione formale è il particolare atto normativo con cui viene stabilito un nuovo ordine politico e statuale. È il documento (scritto) nel quale sono contenuti i princìpi, i valori, le regole e gli istituti fondamentali dell'organizzazione statale; costituzione materiale è l'applicazione pratica dal punto di vista politico e sociale.


Il periodo che va dal 1815 al 1848 viene generalmente considerato dagli storici l'età per eccellenza delle costituzioni che sono dei documenti ufficiali su cui si fondano i nuovi ordinamenti istituzionali decisi dagli stati.

Gli storici individuano come testi costituzionali rappresentativi quelli emersi da due eventi politici della fine del 700, la nascita degli stati uniti(costituzione federale 1787) e la rivoluzione francese (dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino 1789).

Essi contengono elementi fondamentali che sono: la proclamazione dei diritti cosi detti naturali e delle libertà inviolabili della persona che sono alla base della teoria delle moderne costituzioni.


In questi due documenti non vengono solo proclamati i diritti inalienabili della persona, ma viene dato allo Stato il compito di farsi carico della loro tutela, organizzandosi con una costituzione.

Dal punto di vista politico la prima garanzia di tutela dei diritti viene individuata nella separazione e equilibrio tra i poteri, poiché le esperienze di tiranni e monarchi assoluti non avevano garantito la libertà.

Ma il passo verso le moderne costituzioni è quello che definisce la sovranità popolare ovvero lo stato viene legittimato non da un principio divino ma dallo stesso popolo che lo costituisce.


Nelle varie costituzioni francesi si possono evidenziare i seguenti punti:

nonostante la proclamazione della separazione dei poteri non si riesce a sganciare il potere dello stato dalla monarchia

il sovrano governa ed è controllato dal parlamento

si alternano i concetti di sovranità nazionale (suffragio censitario) ai concetti di sovranità popolare (suffragio universale)


nella costituzione degli stati uniti d'america si possono evidenziare i seguenti punti:

applicazione della divisione dei poteri

sistema per bilanciare il potere centrale e quello dei singoli stati (federalismo)

ogni componente politica ha un sistema di controllo

la camera rappresenta gli interessi del popolo americano

il senato gli interessi degli stati





Era arrivato il momento di affrontare la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa, porre così il problema di adeguare la legislazione ecclesiastica allo Statuto.

Ciò significava anche battere le posizioni reazionarie presenti sia nel clero, sia nel Regno.

Così Giuseppe Siccardi propose le così dette leggi Siccardi, che furono approvate dal parlamento piemontese e promulgate dal re il 9 aprile 1850.

Prevedevano l'abolizione del foro ecclesiastico e delle immunità del clero, la riduzione delle feste religiose, istituivano l'obbligo di autorizzazione del governo per l'acquisto di beni da parte della chiesa e l'abolizione delle penalità per la loro inosservanza. Suscitarono una vivace reazione cattolica, ma posero le basi della futura politica laica e liberale di Cavour.

Esse fecero emergere con maggiore evidenza le differenze tra gli schieramenti politici, provocando una separazione tra la destra estrema e i moderati.





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