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Origini del sistema feudale, Feudalesimo: economia, efficienza, diffusione, Uomini e idee dell'età feudale

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Origini del sistema feudale



Rapporti interpersonali


Nell'epoca di Carlomagno e dei suoi immediati successori il distacco dal mondo romano è ormai definitivamente consumato. Alla civiltà urbana del passato si è sostituita una civiltà fondata quasi esclusivamente sulle attività rurali  e silvo-pastorali. La nuova società è organizzata secondo criteri edtranei al mondo romano e derivati piuttosto dalle consuetudini tribali dei popoli germanici, originariamente abituati a trovare la propria coesione non in una struttura statale ma nei rapporti fiduciari diretti fra individuo e individuo, fra pari e pari, fra superiore e inferiore. Così i contadini si raccolgono intorno alla residenza del signore locale per averne protezione e difesa contro le scorrerie dei ladroni e di nuovi invasori. I signori concedono volentieri la protezione richiesta e sfruttano a loro volta il lavoro dei contadini. Rapporti interpersonali analoghi, fatte salve le ovvie differenze, si stabiliscono anche tra i vari strati della classe dominante.




Beneficio e vassallaggio


Già Carlo Martello aveva confiscato le terre della chiesa e le aveva distribuite ai suoi fidi per farne dei cavalieri, muniti di armatura e ben addestrati al combattimento equestre; Pipino e Carlomagno riprendono questa politica fondata sul reciproco vantaggio: i sovrani concedono benefici o feudi ai propri collaboratori più valorosi, e questi in cambio si dichiarano loro vassalli e si mettono sotto la loro protezione. Il beneficio è in generale costituito da un territorio che il sovrano concede in usufrutto (e non in proprietà: si badi!!!!). Il vassallo, a sua volta, si impegna a combattere fedelmente per il signore, a onorarlo, a versargli determinati tributi, a fornirgli soldati, foraggi, derrate agricole, in proporzione alle rendite del beneficio ricevuto. Il patto è ispirato e sostenuto dai sentimenti di lealtà e di onore, tipici di ogni aristocrazia guerriera.

Il feudo è concesso al vassallo per l'intera sua vita (salvo che costui non si macchi di fellonia, cioè di tradimento o di altre gravi colpe), ma almeno in linea di principio non è ereditario, e quindi alla morte di un vassallo può essere assegnato a un altro vassallo o essere incamerato dal signore che lo ha concesso


Vassalli, Valavassori e Milites


Quando il feudo è molto ampio, il vassallo ha a sua volta il diritto e la possibilità concreta di concederne una parte a uomini che godano della sua stima: costoro sono dunque "vassalli dei vassalli" (vassi vassorum), ossia valvassori, e assumono verso il loro signore gli stessi obblighi che questi ha assunto verso il sovrano. Alle medesime condizioni, infine, anche i valvassori possono poi concedere benefici analoghi ai propri sottoposti.

In conclusione si costituisce dunque una complessa gerarchia in cui l'inferiore, a ogni livello assume obblighi e impegni solo verso il proprio immediato superiore, cioè verso colui che gli ha concesso il beneficio. Nessun dovere lega invece direttamente i gradi inferiori ai gradi superiori della gerarchia e al sovrano. La stessa dipendenza dei vassalli maggiori dal sovrano tende per giunta ad allentarsi: col tempo, infatti, essi ottengono le cosidette immunità, che li dispensano da determinati obblighi e li autorizzano a esercitare nell'ambito del feudo prerogative e poteri originariamente spettanti solo al sovrano.

Al limite inferiore della piramide gerarchica feudale, che ha il proprio vertice nel sovrano, si trovano i milites e i caballari, cioè i semplici cavalieri che non dispongono di grandi risorse ma sono comunque in grado di mantenere un cavallo e di procurarsi un'armatura e armi adeguate.


Le classi del sistema feudale


Tutti i membri di questa aristocrazia militare, ad eccezione del sovrano, dipendono da un superiore diretto, ma ciò non toglie che essi godano di un notevole margine di libertà. Al di sotto  di loro vivono invece servi e coloni, di fatto ugualmente ridotti in condizioni servili e legati alla terra, che col proprio lavoro devono procurare a se stessi e ai rispettivi sognori i mezzi di sussistenza.

Due sole classi costituisconoin sostanza la società feudale: l'aristocrazia, che possiede la terra e comanda; la massa dei coloni e dei servi che devono lavorare e ubbidire. Non inseriti in questo sistema potrebbero essere i piccoli proprietari di terre libere (cioe di terre allodiali, di proprietà personali non ricevute in beneficio), ma si tratta di un ceto in via di estinzione: essi infatti, in quanto uomini liberi, dovrebbero partecipare alle troppo frequenti camne militari e dovrebbero provvedere da soli a difendersi (contro rapine, aggressioni, furti ecc.); e questi compiti superano di gran lunga le loro concrete possibilità. Essi preferiscono dunque affidare i propri allodi a un signore e riceverli da lui in concessione come suoi vassalli. Così anche i proprietari di allodi, che in ipotesi avrebbero potuto occupare una posizione intermedia fra l'aristocrazia e la massa dei servi, finiscono col farsi assorbire nella gerarchia feudale: e anzi la ssa dei ceti medi è un'altra caratteristica tipica del nuovo sistema socio-politico, in buona misura condizionato dalle strutture stesse delle attività produttive.




Feudalesimo: economia, efficienza, diffusione



Economia curtense


L'economia feudale è un'economia curtense (basata cioè sulle curtis, singole parti di territorio autosufficienti), rivolta ad assicurare la pura soppravvivenza e l'autoconsumo: la terra, in altre parole, non viene coltivata per vendere i raccolti alle città, da tempo appassite, ma solo per garantire la soppravvivenza della popolazione che vive nei fondi signorili.

Ognuno di tali fondi è suddiviso in una pars dominica e in una pars massaricia: la prima è riservata al signore e costituita dalla parte migliore di tutto il fondo, viene coltivata dai servi di quest'ultimo, la seconda invece è divisa fra i massari, i coloni e i servi che ne ricavano da vivere per loro. I massari devono al padrone tributi periodici in natura (cereali, vino olio e altri prodotti agricoli), ma soprattutto hanno l'obbligo delle cosidette corvées: devono cioè lavorare gratuitamente per il padrone con i propri famigliari per un certo numero di giorni all'anno. Fra le corvées c'è anche l'obbligo di provvedere alla manutenzione di edifici e strade, e ai trasporti di derrate e masserizie varie. Il signore ottiene così i mezzi di sussistenza per se, per la famiglia e per la gente del suo seguito e nello stesso tempo riesce a mantenere (grazie al lavoro altrui) la numerosa manodopera dipendente, ch'egli non potrebbe retribuire con un salario, data la scarsità di danaro liquido. Il salario, del resto, non servirebbe a niente, perchè non esistono mercati dove lo si possa spendere per acquistare il necessario.

All'interno della curtis, fra proprietari maggiori e minori, fra costoro e i loro dipendenti, servi o coloni si stabilisce tutta una rete di rapporti, di patti diversi, di contratti come il livello o l'enfiteusi, di obblighi anche di ordine religioso, come le decime dovute ai vescovi o ai monasteri.


Privilegi del signore


Nella pars dominica sorge la dimora del signore, che costituisce il centro naturale della curtis. Lì si amministra la giustizia, e lì sorge una cappella per le cerimonie religiose, celebrate da un curato scelto dal signore stesso. Il signore guida e protegge la comunità ma come contropartita impone pedaggi e obblighi che variano a seconda dei luoghi e dei tempi: impone per esempio ai sottoposti di servirsi del suo forno per la cottura del pane nonchè del suo mulino per macinare i cereali, e pretende, ovviamente, che tali servizi siano rimunerati; esige, inoltre, che gli siano versate tasse come il ripatico, l'erbatico, il focatico, i telonea e altre analoghe.


Signorie locali e feudalesimo


A questi privilegi del signore, daltronde, corrispondono anche doveri onerosi: in caso di aggressioni, infatti, tocca a lui e ai suoi uomini e non ai contadini esporsi ai rischi del combattimento. Il sistema politico delle signorie locali corrispondeva puntualmente alle strutture dell'economia curtense, ma comportava la massima disgregazione dell'Europa cristiana, in quanto ogni signoria, anche se teoricamente faceva parte di un regno era di fatto una specie di stato locale, indipendente e autosufficiente. Il sistem a feudale naque appunto come tentativo di porre termine al processo di disgregazione mediante la riunione delle signorie locali in complessi più vasti, tenuti sotto controllo da conti e marchesi.


Contraddizioni del feudalesimo


D'altra parte, la gerarchia feudale che in una descrizione schematica può sembrare perfetta e a suo modo razionale, presentava nella realtà contraddizioni e ambiguità clamorose. I rapporti di subordinazione, in primo luogo, non erano sempre univoci, anzi si intrecciavano talvolta in una confusione inestricabile: alcuni cavalieri, ad esempio, ricevevano benefici da signori diversi e, se tra costoro nascevano contrasti, essi non potevano tenere fede contemporaneamente a tutti gli obblighi contratti. Capitava inoltre che un cavaliere, subordinato a un altro per quanto riguardava un certo territorio, gli fosse nello stesso tempo superiore perchè a sua volta gli aveva concesso in beneficio un altro territorio. Da simili grovigli nascevano facilmente motivi di contesa, che di solito non potevano essere risolti dal potere centrale, cioè dai re, perchè questi mancavano di strumenti burocratici e amministrativi solidi e sicuri. Possiamo dunque concludere che l'efficienza politica del sistema feudale era limitata, ma dobbiamo anche aggiungere che in una società fondata sull'economia curtense sarebbe stato assai deifficile edificare un sistema diverso.


Efficienza economica del feudalesimo


Limitata si deve considerare, con le stesse riserve, l'efficienza economica del sistema feudale: si calcola infatti che la consistenza numerica complessiva della classe dirigente non superasse il 5% della popolazione totale. La produttività del lavoro era dunque tanto scarsa che quasi tutta la popolazione era adibita a produrre mezzi di sostentamento, strumenti, suppellettili e altri beni di prima necessità. In parole più chiare: occorreva il 95% della popolazione per mantenere il 5% non produttivo (e per valutare l'importanza del dato si pensi che oggi le proporzioni sono all'incirca rovesciate, e forse basterebbe il 5% della popolazione per produrre i beni di prima necessità sufficienti per tutti).


Diffusione del feudalesimo


Il feudalesimo naque nella regione franca, ma si diffuse rapidamente nella regione germanica e nell'Italia centro-settentrionale. Nell'italia meridionale non potè invece affermarsi perchè le città costiere, subordinate ai Bizantini o tendenzialmente autonome, fondavano la propria prosperità e potenza su attività mercantili non compatibili col sistema feudale.




Uomini e idee dell'età feudale


Paure e superstizioni


Gli uomini dell'età feudale (nobili, ecclesiastici, piccoli artigiani, coloni e servi) vivono entro spazi e tempi soggettivamente mal definiti, entro i quali trovano facile collocazione equivoci, fantasticherie e leggende, assurde per noi ma comunemente accettate dalla coscienza dell'epoca. Immersa in una natura indomita e selvaggia, la fantasia altomedievale tende a interpretare come segni e simboli arcani anche i più fisici e materiali dei fenomeni: comete, sogni, nascita di animali malformati sono oggetto di attenzioni morbose, rafforzate dal timore di entità misteriose ed ostili. La mortalità infantile elevatissima, la frequenza di carestie e di cruenti fatti d'arme acuiscono il senso della precarietà dell'esistenza, che appare insidiata da oscure forze maligne. Gli immensi spazi disabitati, le foreste profonde, rifugio di animali feroci, la natura che sovrasta e domina le deboli difese dell'uomo, alimentano un generico sentimento di paura, che si esprime talvolta in subitanee crisi mistiche, in esaltazioni individuali e collettive, o viceversa in atteggiamenti di prostrazione e di rinuncia.


Natura e soprannatura


L'avvolgente atmosfera religiosa dell'epoca induce tutti, compresi i più colti ecclesiastici, a interpretare gli eventi umani e i fenomeni naturali come simboli, divini o demoniaci, che alluderebbero a verità ultime sovrasensibili. La realtà che cade sotto i sensi è vissuta come manifestazione di qualche cosa di più profondo, cosicchè alla semplice osservazione si sostituisce di solito l'interpretazione, che presume appunto di cogliere quel significato più profondo. La natura come tale perde dunque gran parte della sua importanza, e gli stessi progressi tecnici, quando anche si attuano, sono legati a necessità contigenti o a circostanze casuali, e non sono mai inquadrati in una visione almeno tendenzialmente scientifica (che presupporrebbe l'attenta e spregiudicata osservaziione del mondo fisico).








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