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PERICLE



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PERICLE

Tucidide definisce aristocratica la politica di Pericle, a parole una democrazia. Però grazie a lui il popolo divenne prodigo e insubordinato. Perché aveva dato sussidi al demos. Da parsimonioso e operoso il popolo divenne scialacquatore e insubordinato.

Cimmone aveva concesso molto al popolo, cosi Pericle, per non essere di meno, distribuì beni pubblici al popolo e si servì della moltitudine contro il consiglio dell'aeroo, anche se non ebbe mai fatto parte. Cercò di fare questo in modo da eliminare per ostracismo Cimmone, considerato filospartano; a questo punto Pericle aveva sempre più l'appoggio del popolo.

Cimmone andò in esilio, ma ritornò per combattere a fianco del popolo. Pericle però lo allontanò ancora, e divenne quasi un eroe del popolo.

Caddero però anche molti amici di Cimmone, e il popolo se ne compianse; Pericle allora si servì ancora dei questo fatto per tirarsi il popolo dalla sua parte, e richiamò ad Atene Cimmone.

Pericle divenne allora potentissimo, tanto da essere temuto dagli aristocratici per paura che instauri una monarchia. La democrazia cercava quindi di essere un punto di equilibrio tra la tirannide e l'anarchia.


Negli edifici pubblici gli artigiani facevano gara per grazia e bellezza, ma anche in velocità. Zausi, un artista, si vantava invece della sua lentezza, per la quale l'opera durava di più.



Fidia, Callicrate e Ictino lavorarono al Partenone.

L'Atene di Pericle era quindi artisticamente e culturalmente molto vivo.

Gli oratori, che sostenevano Tucidide, accusavano Pericle di dissipare il denaro pubblico; egli allora rispose che era disposto a are lui stesso, purché se ne prendesse tutti i meriti; allora il popolo ritirò la sua accusa.

Pericle però non era più così attento al popolo e ai suoi interessi. Dalla sua demagogia condiscendente passò a un governo aristocratico, tentando sempre e riuscendo a portare il popolo dalla sua parte con la persuasione. Pericle era per natura l'unico in grado di dominare gli interessi ateniesi con moderato equilibrio tra i contrasti del popolo.

La fonte della sua autorità non era solo nell'efficacia dei suoi discorsi, ma della sua reputazione di una vita integra e della fiducia in lui della gente, perché considerato uomo incorruttibile e superiore al denaro; infatti non si arricchì mai personalmente, ma rese sempre più belle la città.






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