Antonello da Messina (1430- 1479)
Napoli come la Sicilia verso la
metà del '400 è isolata da ogni rapporto con la Rinascenza italiana,
è invece legata alla cultura fiamminga; Alfonzo d'Aragona infatti
possedeva una raccolta di pittura fiamminga : Jan van Eych e Rogier van der
Weyden. La cultura napoletana è strutturalmente diversa, ma non per
questo arretrata rispetto a quella fiorentina. Antonello da Messina si forma
nella bottega del Colantonio, e nel "San Gerolamo nello studio" costruisce lo
spazio grazie agli oggetti che lo occupano e lo definiscono. Egli
risolve il problema dello spazio grazie all'esperienza fiamminga, la
vastità e la profondità sono misurate dalla distribuzione delle
cose rappresentate e dal degradare proporzionale delle loro grandezze in base
alla distanza. Il santo studioso è collocato in un nobile edificio con
alte volte , visto dall'esterno secondo la direzione della luce che vi penetra,
e seguendo le linee prospettiche del pavimento, la luce si concentra sul volto
del santo. Lo spazio trova nella ura il suo punto focale. Nel "Salvador
Mundi" lo schema è ancora fiammingo, la determinazione fisionomica del
volto di Cristo coincide palesemente con la determinazione prospettico-
luminosa dello spazio. Antonello da Messina attribuisce un significato
ideologico religioso alla luce. Partendo dallo spazio empirico fiammingo invece
che dallo spazio teorico del Brunelleschi, l'artista giunge a conclusioni molto
vicine a quelle di Piero della Francesca. Nel "polittico di San Gregorio" Antonello
si serve del fondo d'oro come una superficie riflettente per definire con
esatta misura i volumi di luce in cui si inseriscono le ure. Nella
"Annunciazione" pone in primo piano una colonna, quale valore di modulo ma
anche volume concreto, che regola l'uniforme diffondersi della luce. Nel 1475
è chiamato a Venezia per dipingere la "pala di San Cassiano" , le ure
dei santi sono raggruppate intorno all'alto trono della Madonna, comprese in un
vasto spazio architettonico in cui la luce si fondeva all'atmosfera raccolta e
addensata. Antonello da alla composizione un impostazione monumentale, il
rapporto tra spazio e ure non è più affidato alla direzione
dei raggi, la luce penetra e fa vibrare il colore, ottenendo una fusione delle
masse colorate con le masse atmosferiche e luminose. Nella "Crocifissione" i
tre corpi nudi sono portati molto in alto in modo da avere come sfondo lo
spazio libero del cielo. Il legame con Piero della Francesca è evidente
nel "San Sebastiano" a cui da un interpretazione mitologico- naturalistica, non
fatto storico dunque ma apparizione mitica (mito è il tramite tra uomo e
natura), il mito per Antonello è rivelazione, il sentimento della
natura, conoscenza. La luce invade la piazza avvolge il usto levigato del nudo
che la diffonde, la vita si è fermata. Il santo con la bellezza formale
del proprio corpo, non soffre ma guarda lontano. Non è un fatto storico
questo martirio, ma un'apparizione mitica, un personificarsi dello spazio e del
tempo