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SQUAMIPENNI



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SQUAMIPENNI


Si può dire che tutto lo splendore delle tinte dei pesci equatoriali sia concentrato negli esemplari degli Squamipeni. Il loro rivestimento gareggia in bellezza con quello del più smagliante uccello o della farfalla più variopinta: macchie, fasce, strisce, anelli di color turchino, azzurro, purpureo, nero vellutato spiccano su fondi di purissimo argento e oro. Alla bellezza e allo splendore delle tinte, alla delicatezza e alla molteplicità dei disegni si associa una forma particolare, del tutto inconsueta per le altre regioni: il corpo è compresso lateralmente e dilatato dall'alto in basso in modo da formare una specie di disco. Le pinne dorsali e anali seguono il movimento del corpo e sono anch'esse ricoperte - come la testa e il corpo - di squame. A volte, invece, il corpo è allungato e deformato in modo tale che si possono distinguere solo le pinne pettorali, le ventrali e l'anale. La testa si allunga a forma di proboscide e termina con una piccola apertura orale, o si assottiglia come un becco. Prevalgono i denti setolosi, ma talvolta esistono anche dei robusti incisivi; anche la regione palatina appare armata di denti.

Ad eccezione di poche specie, tutti gli Squamipenni vivono negli strati superiori dell'acqua, vicino alle coste, alcuni risalgono anche i fiumi, o si spingono verso l'alto mare a caccia di qualche preda. Di regola si trovano presso gli scogli, nelle acque limpide, dove sembra si compiacciano della propria magnificenza; tutti coloro che ebbero occasione di vederli vivi ne parlano con grande ammirazione. Nottetempo, la presenza di questi pesci è rivelata dalla fosforescenza del mare: scintille infuocate si staccano l'una dall'altra, vagano lentamente, si riuniscono ancora in gruppi e si disperdono di nuovo.

Ad eccezione di quelle specie che hanno denti larghi, tutti gli Squamipenni si cibano di animali: generalmente di piccole meduse, attinie, polipi e celenterati o di insetti. Essi procedono in schiere, si fermano davanti alla preda, si precipitano ad un tratto sopra di essa, l'abboccano e guizzano via, come spinti da un impulso potente, verso un'altra preda.



Diversamente agiscono quelli che fanno la caccia agli insetti, specialmente il chelmone rostrato e l'arciere, la cui perizia ha attratto da tempo l'attenzione degli indigeni. Appena l'arciere ha avvistato una mosca o un altro insetto, gli si avvicina fino ad un metro o poco più e schizza dalla sua bocca a forma di tubo alcune gocce d'acqua con una violenza e una precisione ammirabile. I giapponesi dimostrano un grande attaccamento per questi pesci, che tengono in vasche al centro delle quali è assicurata un'asta alla quale sono appesi degli insetti: gli arcieri lanciano il loro dardo liquido, fanno cadere la vittima e se la inghiottono. Se il colpo fallisce, e questo succede raramente, essi si appostano di nuovo e ricominciano. Probabilmente non sarebbe difficile portare questo pesciolino in Europa, dove potrebbe servire di svago come nella sua patria.

Non si hanno notizie sulla sua riproduzione. Esso viene catturato con l'amo, ma spesso si accorge dell'insidia e la sfugge. Molti squamipenni sono sottoposti a continue insidie per la squisitezza della carne, ma non tutti vanno a finire in cucina. Alcuni, infatti, sono considerati sacri, come lo zanclo cornuto, e, se il caso lo fa capitare nelle reti dei pescatori malesi, essi si affrettano a rigettarlo nel mare, per quanto siano ben consci della squisitezza della sua carne. Le spine del pesce toro sono considerate efficaci amuleti.








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