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GIURISTA/INTERPRETAZIONE

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GIURISTA/INTERPRETAZIONE

Baldovini, e i glossatori in generale, hanno un atteggiamento passivo nei confronti del corpus iuris.

Bartolo ha un atteggiamento attivo e creativo, perché attraverso i principi lui crea, ma non crea norme giuridiche: crea delle interpretazioni, o per meglio dire, crea delle OPINIONES, (pareri autorevoli dei giuristi).

Qui i giuristi sono creativi, quindi i giuristi cominciano a diventare arbitri del sistema, della società del tempo.

Da questo deriva il prestigio enorme che hanno i giuristi nel medioevo e, in particolare, dal 1300, che godono di stipendi o di salari all'università che è dieci volte maggiore di quello di un docente di teologia o di medicina, perché sono i grandi mediatori della società.



Ma Bartolo diceva, poi, "oggi l'Italia è piena di tiranni" e con questa frase si rivolgeva alle signorie: lui sta ancora in un comune popolare, ma  a Padova, a Milano, a Ferrara, c'è già la signoria e i signori alterano questo equilibrio. Grazie al sistema iuris che hanno elaborato, i giuristi hanno ormai una grande forza, ma questa forza ha bisogno di un supporto politico, che è l'autonomia e la libertà che c'è nei comuni: quando arriva il signore, questa autonomia e questa libertà crolla e i giuristi si devono "riciclare", cioè non possono più basarsi sulla loro scientia che resta intaccabile, ma occorre che entrino in rapporto utile con il signore, quindi diventino o docenti delle loro università, oppure devono diventare dei giuristi consiglieri del signore.

Questo tipo di situazione si trascinerà per tutto il tempo successivo e si passerà al BARTOLISMO: questo vuole dire che dopo Bartolo c'è la crisi, però si trascina ugualmente come metodo, perché è un sistema attraverso il quale si può leggere qualsiasi norma giuridica, ma non ci sono più le condizioni politiche di autonomia che aveva Bartolo, quindi diventa un sistema tralatizio e un po' passivo che si tramanda di generazione in generazione.

Dall'altra parte ci sono i signori, i quali turbano l'ordine comunale, senza cambiarlo, e si fanno eleggere dal popolo mediante un'acclamazione in piazza, ma non dicono che da ora in poi non ci sarà più l'ordinamento comunale.

E' una situazione ambigua: c'è il signore e restano in piedi gli ordinamenti comunali, che però non hanno più potere, perché adesso c'è il potere del signore: il signore da la garanzia, ma a condizione che gli lascino fare quello che vuole, cioè ARBITRIUM.

Il signore ha bisogno di una legittimazione: quella popolare non gli basta, perché come gli viene data, gli può anche venire tolta, allora la chiede, o alla chiesa, o all'imperatore.

Si parla di VICARIATO (=essere vice): i signori, soprattutto nel 1300, ottengono il vicariato, che può essere:

IMPERIALE quando è ottenuto dall'imperatore

APOSTOLICO quando è ottenuto dalla chiesa.




CONCLUDENDO . .

I signori non sono signori di una città: ci sono tre comuni che hanno lo stesso signore.

Quindi, non c'è più l'autonomia comunale, anche se i comuni si convincono di essere sempre autonomi, ma sopra di loro nasce lo STATO REGIONALE = un signore che tutela ordinamenti inferiori, in questo caso, i comuni.

Esiste, ad esempio, una signoria estense che comprende Ferrara, Modena e Reggio, ma le tre città rimangono autonome tra di loro.



I tardi seguaci dei commentatori saranno chiamati bartolisti. Il BARTOLISMO è identificato con la corrente chiamata MOS ITALICUS, cioè il modo italiano di fare giurisprudenza, ed è contrapposto al MOS GALLICUS, cioè il modo francese di fare diritto (=umanesimo giuridico).





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