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IL SISTEMA DEI TRIBUTI LOCALI IN ITALIA



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IL SISTEMA DEI TRIBUTI LOCALI IN ITALIA


Autonomia impositiva

In Italia le entrate tributarie locali sono sempre state di gran lunga inferiori rispetto a quelle centrali. Solo dal 1990 gli enti territoriali sono stati dotati di una maggiore autonomia impositiva. Bisogna evidenziare il fatto che però non sempre gli enti locali gradiscono un'accentuata autonomia impositiva, in quanto comporta più responsabilità e la necessità di dotarsi di strutture adeguate per l'accertamento e la riscossione dei tributi. Se però fosse tutto relegato al Governo centrale si avrebbe una limitata responsabilità degli enti locali e una redistribuzione non equa di risorse erariali tra i vari enti locali. Le riforme degli ultimi anni prevedono una maggiore autonomia per gli enti locali, lo stesso Trattato di Maastricht prevede un Comitato delle Regioni, con potere consultivo, un primo passo verso il decentramento regionale.


La finanza delle regioni ordinarie

Diverse sono le fonti finanziarie per le regioni:

Tributi propri: non si possono istituire dazi di importazione, esportazione o transito, questo per evitare che il commercio si blocchi. Particolarmente rilevante è l'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), costituita per rispondere a due esigenze; dare ordine esemplificativo al sistema tributario e contributivo ( con esso si abolirono altri cinque tributi); bisogno di attuare un decentramento fra Stato e Regioni (dotando quest'ultime di strumenti di autonomia finanziaria). L'IRAP comunque non presenta le caratteristiche proprie di un tributo locale. I soggetti passivi, la base imponibile e le aliquote sono fissate in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Le Regioni possono solo aumentare di un punto la percentuale dell'aliquota. Essa colpisce il valore aggiunto della produzione (valore della produzione meno il valore della retribuzione dei fattori produttivi), calcolato in base al bilancio secondo specifici criteri per ogni categoria di soggetti passivi. Aliquota circa 4, 25%, minore in alcuni settori come quello agricolo. Abbiamo poi altri tributi propri:



o   Imposta regionale sulla benzina

o   Imposta regionale sul gas e sull'energia per uso domestico

o   Tasse automobilistiche di regionali

o   TOSAP: tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche

o   Imposta sulle concessioni statali, per l'occupazione dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile

o   Tassa sulle concessioni regionali, applicate a licenze, autorizzazioni

o   Tassa regionale per il diritto allo studio universitario, per l'erogazione di borse di studio e prestiti d'onore

o   Tassa verde: tasse speciali per il deposito in discarica di rifiuti solidi

Quote di tributi erariali: finanziano il funzionamento di tutte le funzioni normali delle Regioni:

o   Una parte dell'accisa sulla benzina (£242 al litro)

o   Addizionale regionale dell'IRPEF, da aggiungersi ad ogni scaglione di reddito (tra 0,5 % e 1%) [in realtà è una sovraimposta]

o   Addizionale regionale all'imposta sul consumo di gas metano

Trasferimenti: fino al 1999 i trasferimenti Stato - Regioni erano riuniti in un fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo, costituito da una base fissa e una quota variabile, triennale. Questo sistema è stato modificato dal 2000 non si avranno più trasferimenti dallo Stato alle Regioni, se non in casi eccezionali, come calamità, ma compartecipazioni delle Regioni ai gettiti dello Stato. I trasferimenti saranno sostituti con :

o   L'aumento di compartecipazione all'addizionale IRPEF non superiore all'1,5%

o   L'aumento di compartecipazione all'accisa sulla benzina, non superiore a £ 450 al litro

o   Istituzione di una compartecipazione all'IVA, non superiore al 20%.

È stato poi istituito un fondo perequativo nazionale finanziato con una parte della compartecipazione all'IVA e all'accisa sulla benzina.

Sono trasferimenti anche quelli erogati dall'UE: fondi di coesione, destinati direttamente alle Regioni

o   Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), adeguamento strutturale delle Regioni in ritardo

o   Fondo europeo di orientamento e garanzia agricola (FEOGA)

o   Fondo sociale europeo (FSE) favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e la formazione professionale

o   Fondo di coesione, protezione dell'ambiente e sviluppo delle infrastrutture nei Paesi in cui il PIL è sotto la media comunitaria

o   Fondo europeo per gli investimenti



Il finanziamento di questi è destinato per il raggiungimenti di tre obiettivi:

o    Promuovere lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle Regioni con ritardo di sviluppo (PIL inferiore al 75% della media comunitaria)

o    Riconversione economica e sociale delle zone con problemi strutturali

o    Finanziare politiche di istruzione e formazione professionale

Questo deve avvenire tramite cofinanziamento interno: risorse stanziate dall'UE devono venire integrate con risorse stanziate dai rispettivi Stati.

Contributi speciali: erogazioni effettuate alle singole Regioni da parte dello Stato in relazione a scopi specifici (es. sostegno aree depresse del Mezzogiorno)

Ricorso all'indebitamento: contraendo mutui ed emettendo obbligazioni, solo per far fronte ad investimenti o per assumere partecipazioni in società finanziarie regionali. Le regioni possono poi emettere BOR (buoni ordinari regionali)


Le regioni a statuto speciale

La gran parte delle loro entrate deriva dalla "partecipazione al gettito di tributi erariali". Lo Stato gli conferisce dei "contributi speciali", per finanziare determinate attività o programmi. Essi possono istituire autonomi tributi, rispettando i principi fondamentali del sistema tributario italiano, non colpendo ricchezza soggetta già da altri tributi statali.

Regioni a statuto speciale: Trentino, Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta, Friuli - Venezia Giulia.


La finanza dei Comuni e delle Province

Essi godono di ampia autonomia finanziaria. La loro finanza è costituita da: imposte proprie, addizionali o compartecipazioni a imposte erariali o regionali, trasferimenti erariali o trasferimenti regionali, tasse e diritti per servizi pubblici, altre entrate proprie, anche patrimoniali, risorse per investimenti.

Comuni e Province possono disciplinare con propri regolamenti le loro entrate.

1) Entrate tributarie

Dei Comuni

Le imposte sono:

o   ICI colpisce il possesso di fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli. Imposta comunale sugli immobili contiene gli elementi che la qualificano come imposta locale a pieno titolo: colpisce gli immobili e permette autonomia ai Comuni nel determinare aliquote e detrazioni. Essa costituisce più della metà dell'entrate complessive dell'ente locale.

o   Imposta sui cani

o   Imposta sulla pubblicità

Le tasse sono:

o   TOSAP: tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche

o   TARSU: tassa per la rimozione e lo smaltimento di rifiuti solidi urbani

o   Contributi per le opere di urbanizzazione

Le partecipazioni (compartecipazioni, addizionali, sovraimposte) sono:

o   Addizionale IRPEF

o   tecipazione all'IRAP

o   Addizionale obbligatoria sul consumo di energia elettrica

o   Attribuzione al gettito delle imposte di registro, ipotecarie e catastali

Delle Province

o   IPT: imposta provinciale di trascrizione, relativa a beni mobili iscritti nei Pubblici Registri (automobili). Non sopra il 20%



o   Addizionale provinciale dell'IRPEF

o   Tassa per l'esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell'ambiente

o   TOSAP: tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche

o   Il gettito dell'imposta sulle assicurazioni per la responsabilizzazione civile derivata dalla circolazione di veicoli iscritti in Provincia

2) I fondi erariali

Fondo ordinario: per il finanziamento della spesa corrente di Bilancio

Fondo consolidato: finalizzato all'attuazione del contratto di lavoro di dipendenti degli enti locali

Fondo perequativo: correggere gli squilibri di fiscalità locale

Fondo nazionale speciale: finanziamento di opere pubbliche di enti locali (spese di investimento)

Fondo nazionale ordinario: finanziamento di opere pubbliche di interesse sociale ed economico (spese di investimento).

L'intero sistema a partire dal 2000 è stato riformato per ridurre gli oneri a carico del bilancio dello Stato. I fondi statali saranno i seguenti:

Fondo ordinario per Province e Comuni

Fondo ordinario per le Comunità montane

Fondo consolidato

Fondo per la Perequazione per gli investimenti

Fondo per lo sviluppo degli investimenti degli enti locali

Le regioni concorrono al finanziamento degli enti locali

3) Altre entrate dei comuni e delle province. Entrate derivanti da:

Proventi da servizi pubblici

Proventi dalla gestione patrimoniale

Proventi finanziari

Utili di aziende partecipate

Accensione di prestiti (sempre per il finanziamento di investimenti)

o   Mutui assunti con istituti di credito speciale ed ordinario

o   Emissione di obbligazioni (BOC buoni ordinari comunali; BOP buoni ordinari provinciali)

Ricorrendo al prestito se la spesa supera il miliardo, l'ente locale deve stilare un piano economico - finanziario, dove deve dimostrare che i ricavi copriranno integralmente i costi dell'investimento, definendo il livello tarifarrio adeguato.







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