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I CAMPI FLEGREI

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I CAMPI FLEGREI

I Campi Flegrei sono un'area vulcanica della Campania, formata da una serie di vulcani monogenici cresciuti all'interno di una caldera.

L'attività vulcanica della zona a Nord-Ovest di Napoli, dove sono collocati i Campi Flegrei, inizia intorno a 150.000 anni fa, sull'isola d'Ischia e successivamente sull'isola di Procida, mentre nei Campi Flegrei veri e propri le prime manifestazioni sono avvenute probabilmente più tardi e in ambiente sottomarino. L'area deve essersi poi lentamente sollevata e le lave del Monte di Cuma sono state eruttate in ambiente subaereo.

Intorno a 34.000 anni fa, in una gigantesca eruzione, forse la maggiore avvenuta in Italia nel Quaternario, vennero eruttati di circa 80 km3 di magma. I prodotti di questa eruzione, chiamati Ignimbrite Campana, ricoprono tutta la Campania con spessori fino a oltre cento metri e si ritrovano sui primi versanti dell'Appennino fino a quote di 600-800 metri.



Differenti pareri considerano l'Ignimbrite Campana prodotta da una sola eruzione localizzata nei Campi Flegrei o da più eventi e da diversi centri eruttivi.

I prodotti successivi all'Ignimbrite Campana, formano una successione di tufi, con un'età compresa fra 21.000 e 14.000 anni, che si ritrovano nella città di Napoli e al bordo occidentale dei Campi Flegrei.

Intorno ai 12000 anni fa un'altra grossa eruzione, o una serie di eruzioni, sconvolsero la zona. Il deposito di questa fase eruttiva, il cui volume è stimato dell'ordine dei 20-50 km3, è chiamato Tufo Giallo Napoletano. Dopo questa eruzione l'area collassò, formando la caldera dei Campi Flegri.

L'attività post-calderica è testimoniata sul bordo della caldera dal cono di tufo del Gauro, datato circa 10.000 anni. Una grossa eruzione pliniana, detta delle Pomici Principali, avviene nell'area orientale dei Campi Flegrei intorno a 8.000 anni fa.

Probabilmente questa eruzione esplosiva è stata seguita dall'eruzione che ha costruito l'attuale isola di Nisida e forse anche da un'altra sul cui bordo craterico relitto si è formata successivamente la Solfatara di Pozzuoli.

Dopo questi eventi, la formazione di un suolo umificato (paleosuolo) indica una stasi di attività. Intorno a 6.000 anni fa, la parte centrale dei Campi Flegrei comincia a sollevarsi. Il movimento del suolo è testimoniato a Pozzuoli da uno strato di sedimenti marini rialzato sopra il livello del mare di circa 40 metri.

Questo fenomeno non è esclusivo dei Campi Flegrei: in numerose caldere si osserva, dopo le grandi eruzioni che causano il collasso del tetto della camera magmatica, un rigonfiamento della parte centrale della caldera che viene ricollegato alla risalita verso livelli più superficiali del magma non ancora eruttato.

Fra 4.500 e 3.500 anni fa, nei Campi Flegrei l'attività eruttiva ritorna intensa. Si collocano in questa fase le eruzioni di Astroni e di Monte Spina. Sembra anche probabile che nello stesso punto si siano succedute eruzioni di stile diverso, come nel caso di Astroni, dove l'effusione di un duomo lavico è seguita da una fase esplosiva, senza variazione nella composizione chimica dei prodotti.

Il cratere del Senga mostrava tre distinti recinti vulcanici, a testimonianza di diversi eventi esplosivi succedutisi nello stesso punto. Anche il cratere della Solfatara e il duomo di Monte Olibano sono collegati a un solo sistema di alimentazione e la formazione di un duomo lavico precede anche l'eruzione esplosiva di Monte Spina.

Le ultime eruzioni di questa fase sono quelle di Senga e di Averno.  Quest'ultima avviene all'interno di un cratere più vecchio, chiamato Archiaverno.

Ancora non si hanno datazioni sicure dei vulcani che si trovano sulla direttrice che va da Capo Miseno all'Averno, ma nuovi dati archeologici indicano che almeno uno di questi (Fondi di Baia) si è formato in epoca recente, in quanto i suoi prodotti ricoprono un insediamento dell'Età del Bronzo.

Molte eruzioni dei Campi Flegrei sono state di tipo esplosivo, probabilmente causate dal contatto del magma con acqua esterna. E' difficile dire se l'acqua derivasse da falde acquifere sotterranee o se, almeno parte, l'area non si trovasse in ambiente di mare basso o lacustre. Va ricordato che tutta la zona di Agnano, fino all'inizio del secolo, era un lago.

Ad esempio, l'eruzione di Astroni dopo le fasi esplosive ha una fase finale effusiva. Può essere che, dopo l'interazione con acqua esterna e le fasi epslosive, fosse venuta a cessare l'interazione con l'acqua o per esaurimento della falda, o perchè il recinto vulcanico appena costruito impediva all'acqua del lago circostante di giungere a contatto con il magma.

Dopo questa fase di attività, segue un lungo riposo e il suolo, nella parte centrale dei Campi Flegrei, si abbassa lentamente. In epoca romana, la continua subsidenza costrinse a incessanti lavori di riparazione e bonifica della via Erculea che correva davanti al lago Lucrino. Gli edifici romani che si trovavano lungo la costa furono lentamente sommersi e, intorno al IX secolo d.C., la città di Pozzuoli giaceva sommersa sotto un braccio d'acqua.

Questo fenomeno, cui venne dato il nome di bradisismo (un termine che deriva dal greco e che significa lento movimento del suolo), è probabilmente legato al progressivo riaggiustamento del sottosuolo dopo l'emissione dei grandi volumi di magma che era avvenuta nelle eruzioni precedenti.

Intorno al 1502 gli abitanti di Pozzuoli notarono che si andavano formando nuovi lembi di spiaggia. Nel 1536 si cominciarono ad avvertire dei terremoti nella città che divennero continui e violenti nell'ultima settimana del settembre 1538.

Il 27 e 28 settembre il mare parve ritirarsi dal villaggio Tripergole, in prossimità del lago d'Averno. All'una di notte del 29 settembre, vicino al mare si formò un rigonfiamento dal quale fuoriusciva acqua fredda.

Rapidamente quest'acqua si trasformò in una nube di vapore mista a fango che si innalzava nel cielo formando una caratteristica colonna a fungo. In pochi giorni l'eruzione costruì una montagnola alta circa 130 m che venne chiamata, con scarsa immaginazione, Monte Nuovo e che rappresenta l'ultimo evento eruttivo dei Campi Flegrei.





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