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LA POPOLAZIONE
L'espressione "fenomeni della popolazione" indica la distribuzione spaziale degli uomini, le dinamiche naturali relative all'incremento e alla diminuzione della popolazione (quindi le relazioni fra mortalità e la natalità), i flussi migratori (cioè la dinamica degli spostamenti della popolazione da un territorio ad un altro), le caratteristiche della struttura sociale e i dati qualitativi della popolazione come l'età, il sesso, il tenore di vita, il livello d'istruzione, la lingua e la religione, cioè i patrimoni etnico-culturali e il tipo o i tipi di attività svolte.
L'ambiente è l'insieme dei fattori fisici, chimico-fisici e biologici che agiscono, in modo interdipendente tra loro, sulle forme viventi, consentendone l'esistenza e lo sviluppo nel tempo. Tali fattori variano spostandosi sulla superficie della Terra, per questo si va dalle zone polari, dove i fattori favorevoli alla vita sono pochissimi o quasi assenti, alle zone temperate dove invece essi sono numerosi, così come accade passando dalle alte cime dei monti, prive d'insediamenti umani, alle pianure alluvionali, popolose e coltivate, che si stendono ai loro piedi.
La geografia della popolazione fa largo ricorso alla metodologia e ai risultati della demografia, una scienza sociale che studia la struttura, le caratteristiche biologiche e sociali, i movimenti e l'evoluzione della popolazione umana. Le due discipline non si sovrappongono: la geografia della popolazione concentra la propria indagine sulle implicazioni spaziali dei fenomeni demografici. Infatti, il termine popolazione si riferisce ad un insieme di uomini, unito da un comune patrimonio genetico, storico e culturale, e al loro spazio abitato che ne costituisce il territorio vitale.
Gli indicatori della demografia che utilizzeranno nelle ine seguenti sono:
Fra le cause più incisive del recente sconvolgimento del rapporto uomo-ambiente c'è l'impetuoso incremento della crescita demografica che presenta, la caratteristica di un forte squilibrio fra le popolazioni che hanno meno risorse, con un tasso di crescita altissimo, e quelle più ricche, che invece sono in grado di contenere la loro crescita fino, in alcuni casi, ad annullarla.
Il Terzo Mondo è afflitto da un tasso di crescita altissimo e difficilmente controllabile, i paesi industrializzati riescono ormai a contenere la crescita fino quasi ad annullarla, anche se a ciò si accomna il progressivo e comunque problematico invecchiamento della popolazione.
Questo determina la migrazione di forze giovani dai paesi in via di sviluppo verso i paesi avanzati. Il problema centrale del XXI secolo sarà proprio lo squilibrio tra le risorse disponibili (consumate in netta prevalenza dai paesi più ricchi) e crescita della popolazione mondiale.
LADISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE
Dopo aver elencato i principali fenomeni di disomogeneità della popolazione. Occorre distinguere tra aree permanentemente abitate, che costituiscono l'ecumene, e aree non abitate, che formano l'anecumene. L'ecumene occupa circa metà della superficie delle terre emerse, mentre l'anecumene si è ormai ridotto al solo 10%. Tra ecumene e anecumene esistono delle aree di transizione, le cosiddette zone sub-ecumeniche, in cui la residenza umana è solo saltuaria. Le aree sub-ecumeniche coprono circa il 40% della superficie delle terre emerse.
La distribuzione della popolazione è diseguale anche in relazione alla dislocazione nei due emisferi: oltre l'80% degli abitanti della Terra è infatti concentrato nelle aree a nord dell'equatore. Questo è essenzialmente dovuto al fatto che i ¾ della superficie terrestre emersa sono situati nell'emisfero settentrionale e, che la zona temperata (quella che presenta le condizioni climatiche più adatte alla vita) dell'emisfero meridionale ha un'astensione molto più ridotta dell'analoga.
Il popolamento non è comunque influenzato solo dalla latitudine e dalla disponibilità di spazio, ma anche dalle condizioni climatiche, più o meno favorevoli allo sfruttamento agricolo, di ciascuna zona. In Asia, ad esempio, il continente più popoloso, oltre i 4/5 degli abitanti, circa 2,7 miliardi, sono addensati nell'area sud-orientale, nella cosiddetta "zona monsonica", che consente all'agricoltura ad alta produttività, comprendente il sub-continente indiano, l'Indocina, gli arcipelaghi del sud-est asiatico, la Cina e il Giappone.
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