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UN EQUILIBRIO DIFFICILE
Gli eventi dell'ultimo decennio hanno cambiato la mappa del potere politico. Il crollo del Muro di Berlino e la dissoluzione del impero sovietico, hanno segnato la fine della contrapposizione militare tra Stati Uniti e Unione Sovietica. All'inizio degli anni 90 è emersa la possibilità di formare un governo mondiale, ma a causa dei fenomeni di frammentazione dei popoli e degli stati, dovuti ad un risorgente nazionalismo di tipo etnico, culturale e religioso, la riuscita è stata bloccata.
Dopo il 1945, la disponibilità di armamenti nucleari da parte delle due superpotenze USA e URSS, ha creato una situazione di terrore. In oltre il sostegno di alcuni stati piccoli e grandi, i quali erano pronti a combattere attraverso il sostegno economico e militare, rendeva ancora più difficile la situazione.
Alla fine degli anni 80, la politica di riforme avviata in URSS da Michail Gorbaciov, ha portato nel 1991 alla dissoluzione del sistema politico ed economico sovietico, e l'URSS si è frazionata in 15 repubbliche autonome. Il comunismo e la Russia ha così cessato di esercitale il ruolo di "impero del male", attribuito loro dagli USA.
Dai primi anni 90, gli Stati Uniti sono rimasti, di fatto, l'unica superpotenza mondiale. Ma è ancora contrastata economicamente dal Giappone e dall'Unione Europea, e in campo militare dalla Russia. Guardando al ruolo economico - politico, possiamo notare che i gruppi che hanno il ruolo di guida, si pongono al centro del mondo, mentre gli altri gruppi di paesi, si trovano alla periferia.
Ai vertici del sistema del mondo vi sono tre "aree guida":
Europa occidentale: identificate sempre più come Unione Europea, per volumi di scambi commerciali, è in assoluto l'area più sviluppata del mondo;
Nordamerica: con il NAFTA, ha costituito un area di mercato molto vasta e quindi con enormi possibilità di ulteriore espansione;
Giappone: è la guida di un gruppo di paesi che si sono industrializzati rapidamente costituendo un mercato potenzialmente molto ricco.
Tra le regioni più vicine al centro sono l'area ex sovietica (Russia, CSI), il Sudafrica, alcuni paesi dell'OPEC (esportatori di petrolio) e i NIC.
CONFLITTI ARMATI E AREE CALDE
Per far fronte alla mancanza di accordi internazionali in gradi di garantire l'ordine internazionale, sono stati costituiti degli organismi internazionali come l'ONU e il G-7, pronti a prevenire o risolvere i conflitti. In realtà i poteri effettivi dell'ONU sono insufficienti a garantire la pace e la stabilità. Come ha dimostrato la guerra di liberazione del Kuwait, gli interventi dell'ONU hanno successo solo quando sono sostenuti dagli stati più potenti.
Sono chiamate aree calde alcune zone del mondo caratterizzate da situazioni di grave crisi che potrebbero esplodere in conflitti aperti. Una delle aree più calde è la ex Iugoslavia, dove tra il 1991 e il 1995 è divampata una feroce guerra etnica. Il processo di pacificazione è stato avviato nel 1996 con la mediazione degli USA e sotto il controllo dell'ONU. Contrapposizioni di tipo etnico e religioso sono presenti anche nei paesi del Maghreb e del Medio Oriente per l'emergere del fondamentalismo islamico. La situazione è resa particolarmente calda dalle contese - tra i governi e grandi imprese multinazionali - per il controllo delle ingenti risorse petrolifere presenti nell'area.
LA GLOBALIZZAZIONE DELL'ECONIOMIA E DELLA CULTURA
Negli ultimi decenni il si è trasformato in un tutt'uno in cui ogni evento locale o regionale ha riflessi su scala globale. Questo è vero, in particolare nei rapporti economici. Merci e servizi si spostano ben oltre i confini delle aree di produzione e il mondo è diventato un unico mercato.
Ma la globalizzazione è ormai una esperienza quotidiana. E' questo il significato che attribuisce comunemente al concetto di "globalizzazione" dell'economia e della cultura: in pratica, una crescente integrazione fra le diverse parti del globo, che si manifesta attraverso flussi crescenti e rapidissimi di persone, prodotti e informazioni.
Da quando lo spazio è stato percorso da un astronave sovietica in 69 secondi, lo spazio intorno al globo è stato percorso sempre più intensamente dai flussi di telecomunicazione, attraverso lo sviluppo e la diffusione dei computer e delle reti telematiche (come internet).
IL COMMERCIO INTRNAZIONALE
I dazi o tariffe doganali che gli stati ponevano un tempo all'importazione di merci allo scopo di incassare oro e valute straniere e di proteggere le industrie nazionali sono stati ormai totalmente aboliti. Un importante passo avanti verso la liberalizzazione degli scambi è stato compiuto nel 1994, con un accordo internazionale concluso dal GATT che ha ridotto i dazi doganali in molti settori merceologici . Nel 1995 il GATT ha lasciato il posto alla WTO, i cui paesi membri si sono accordati, nel 1996, sulla completa liberalizzazione del commercio dei prodotti informatici entro il 2000
Solitamente nella maggior parte dei casi, sono gli importatori che controllano la trasformazione dei prodotti e la distribuzione ai consumatori finali. Per questo il luogo dove si accentrano le contrattazioni è situato solitamente al di fuori dei paesi produttivi. Tutto questo viene fatto per avvicinare i prezzi ad una "media mondiale", che rende in certo modo interscambiabili le diverse partite di merci con caratteristiche simili, escludendo i costi di trasporto.
L'espansione delle multinazionali
La globalizzazione dell'economia nel mondo occidentale è avvenuta in gran parte per iniziativa delle imprese multinazionali. Esse decidono di impegnare i propri capitali all'estero per aggirare le barriere doganali, per risparmiare sui costi delle materie prime e delle risorse energetiche, e poi perché si ano salari più bassi. In questo mode esse possono anche espandere il proprio mercato in altri paesi. Il risultato complessivo di questa strategia è un maggior controllo del mercato mondiale da parte dell'impresa. L'intervento delle multinazionali si è limitato in una prima fase ai settori tradizionali per poi estendersi alle produzioni industriali.
LE RADICI DELLO SOTTOSVILUPPO
Dobbiamo innanzitutto dare una definizione di sviluppo e una di sottosviluppo:
- Sviluppo: si intende una crescita continua della produzione di ricchezza, accomnata da miglioramenti nel livello di vita della popolazione.
Sottosviluppo: quando ci sono bassi livelli di istruzione e fenomeni di sottonutrizione, bassa produttività agricola e scarso peso dell'industria nel sistema economico, alto crescita della popolazione e eccessiva urbanizzazione, ed il forte indebitamento estero.
I paesi più poveri sono in genere caratterizzati da bassi livelli di istruzione e da un diffuso analfabetismo. Il mancato accesso al sapere e alla conoscenza impedisce il riscatto sociale e la crescita professionale degli individui: e quindi un fatto determinato a perpetuare che i paesi del Terzo Mondo siano controllati dai paesi più industrializzati.
La bassa produttività agricola è tipica delle aree più arretrate. Solo in parte essa è determinata da condizioni climatiche poco favorevoli; causa molto più rilevante è invece l'arretratezza delle tecniche agricole impiegante dalla massa dei contadini.
L'incremento naturale della popolazione rappresenta, sotto diversi aspetti, il fattore di maggio rischio per il futuro dei poveri. La crisi della società agricola spinge inoltre buona parte della popolazione rurale verso le città, che diventano sempre più estese , sovraffollate e carenti di servizi.
La geografia della fame
Alla metà degli anni 90 circa 800 milioni di persone nel mondo vivevano al di sotto del livello minimo di sussistenza, in condizioni quindi di denutrizione.
I paesi dove il problema della fame è più drammatico sono centrati nell'Africca subsahariana, in Asia, nell'America Latina.
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