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Il Duecento è universalmente ricordato per autori come Dante, Cavalcanti e Guizzinelli



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Il Duecento è universalmente ricordato per autori come Dante, Cavalcanti e Guizzinelli. Tutti conoscono le loro grandi opere, il loro stile, il loro linguaggio. Non tutti però sanno che, a partire dal 1260, rivolta ad un pubblico più vasto, si diffonde una poesia realistica, giocosa e comica, che si contrappone radicalmente a quella dei grandi autori.

I temi o, per meglio dire, i contenuti di questo nuovo tipo di poesia sono molto realistici e toccano la vita quotidiana in tutti i suoi aspetti, soprattutto materiali. Ad esempio, l'amore è rappresentato solo negli aspetti sensuali e fisici; non troviamo nessun legame con l'amore inteso come mezzo di elevamento a Dio, tipico dello stile Stilnovistico. Fra i temi emergono anche il lamento sulla propria misera condizione, la polemica contro le autorità e le donne, le lodi al denaro e al vino.

La poesia comica si contrapponeva a quella stilnovistico anche per lo stile lessicale: quella stilnovistica, ricca di francesismi, di ure retoriche, quella comica, invece, piena di volgarità e di insulti. Non a caso apparteneva al terzo stile, quello definito "basso (humilis)".

Alcuni scrittori stilnovisti, però, utilizzarono la poesia comico-realista come una sorta di "allenamento" nel quale sperimentare parole nuove o mai usate prima da inserire poi nelle loro poesie. Primo fra tutti Dante. Delle "poesie di allenamento" di Dante ci sono solo pervenute alcune tenzoni. Ricordiamo "Bicci novel, liuol di non so cui" dalla tenzone con Forese Donati. La poesia mostra subito il suo carattere comico-realista per le accuse rivolte a Forese. Infatti risulta di difficile lettura e comprensione perché Dante, appunto, utilizza parole nuove e soprattutto cerca di capire in che modo vanno accostate alle altre parole.



Un'altra poesia comico-realista di un poeta stilnovistico è "Volvon te levi, vecchia rabbiosa" di Guido Guizzinelli, il poeta che ha dato il la allo Stilnovismo. Qui Guizzinelli augura le peggiori disgrazie ad una vecchia.

Oltre a quelle di dante, vanno ricordate altre poesie di diverso carattere: "S'ì fosse fuoco" e "Tre cose solamente" nelle quali Cecco Angiolieri racconta rispettivamente come si comporterebbe se fosse determinate cose o persone e di com'è realmente la sua vita; "Dovunque vai, con teco porti il cesso" di Rustico di Filippo, nella quale il poeta prende in giro una vecchia puzzolente e malconcia, nettamente in antitesi con la donna stilnovistica; "Becchin'amore! - Che vuo', falso tradito" nella quale Cecco Angiolieri intraprende un dialogo con la donna amata che però non ricambia il suo amore.

Potremo dire che, nel Medioevo, le raccolte di poesie comiche erano un po' come i moderni libri dei comici. Ad esempio, "l'autocommiserazione" (se così si può definire) la si può trovare nel libro di barzellette su Francesco Totti, raccolte da lui stesso. La "denuncia" del nostro modo di vivere, invece, la si può trovare in molti libri dei comici del programma di cabaret "Zelig". Certo, la comicità è cambiata, il modo di scrivere è cambiato, ma alla fine la sostanza è sempre quella: far ridere.







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