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"Il calcio"

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"Il calcio"

Nell'ultimo periodo lo stadio si è trasformato in un luogo in cui molti giovani si rifugiano per sfogare la loro violenza. Non è di certo questo il messaggio che il calcio, in funzione di sport, dovrebbe trasmettere: esso dovrebbe essere sì un mezzo per sfogare la propria aggressività, ma all'interno di regole ben precise che coordinano questo gioco di squadra. Purtroppo nella nostra epoca quello che prevale è il successo e quindi anche all'interno di uno sport, che dovrebbe educare,  l'importante è vincere e questa priorità evidenzia sempre più episodi di violenza con cause sempre più gravi.

Ci sono però da distinguere due categorie di tifosi: ci sono infatti i "veri tifosi", cioè coloro appassionati a questo sport che sanno però, accettare le vittorie come le sconfitte; ma purtroppo esistono anche quei tifosi che molto probabilmente di calcio non ne sanno niente, ma allo stadio sono sempre presenti pronti a scontrarsi in risse molto violente che, per la maggior parte dei casi, provocano molti feriti e sempre più spesso anche morti. Dopo la strage successa a Catania ad inizio febbraio, si sono innalzate molte polemiche su come garantire più sicurezza agli stadi.

Anzitutto molti dicono che sarebbe giusto chiudere gli stadi, anche solo per dare una lezione in più ai  più fanatici i quali si dovrebbero privare del calcio. Altri però sostengono che basterebbe chiudere lo stadio di Catania e quello di Palermo, senza coinvolgere le altre squadre. Qualcuno afferma addirittura che bisognerebbe sospendere il campionato per indurre alla riflessione e alla mediazione.

Al contrario molti dicono invece che tutto ciò sarebbe un errore.





Anzitutto si farebbe torto agli abbonati, ai quali sarebbe il caso di restituire i soldi dell'abbonamento.

Si sospetta poi, che alla ripresa del gioco,  gli scontri sarebbero ancora più duri, forse per vendetta personale complicando ancor più la situazione assai tragica di uno sport ormai alla rovina.

Buona parte dei cittadini sostiene invece che non serve chiudere i campi, ma servono controlli più rigorosi, come telecamere di controllo e metal-detector, assai più utili di qualche giorno di sospensione del gioco.

Oppure un altro alternativa sarebbe fare le partite "a porte chiuse" cioè l'accesso sarebbe consentito solo agli abbonati. Questa potrebbe essere una soluzione efficiente ma le paure più grandi sono i rischi di disordini fuori dai cancelli degli stadi che provocherebbero comunque disastri.

Nessuna soluzione sembra così sufficiente a controllare questa situazione degenerante. Occorre perciò partire da ben altre fasi: occorre costruire il senso del rispetto, della tolleranza, della partecipazione serena e civile in qualsiasi momento di gioco compreso il calcio e, per far questo, bisogna probabilmente agire nelle scuole quando i possibili tifosi sono ancora bambini influenzabili. Questo significa anzitutto l'educazione intesa come formazione di una persona, del suo carattere e dei suoi atteggiamenti improntati anzitutto al rispetto, alla accettazione altrui, alla volontà di vivere serenamente lo sport.




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