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LAELIUS DE AMICITIA - Marco Tullio Cicerone

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LAELIUS DE AMICITIA


Marco Tullio Cicerone


BIOGRAFIA:


Cicerone nacque ad  Arpino, nei pressi dell'attuale Frosinone, nel 106 a.C da una facoltosa famiglia equestre. Compì eccellenti studi di retorica a Roma frequentando, in vista della sua carriera politica, i maggiori oratori del tempo come Marco Antonio e Licinio Crasso oltre che giusnaturalisti come Marco Muzio Scevola l'Augure e Quinto Muzio Scevola il Pontefice. Si dimostrò inoltre un brillante allievo nell'approfondimento culturale che svolse in campo sia filosofico che letterario, seguendo gli insegnamenti dei maggiori interpreti delle scuole di pensiero greche presenti tra il 90 e l'80 a.C.

Sul finire degli anni 80 a.C esordì come avvocato in difesa di Sesto Roscio, accusato di parricidio, e pubblicò il suo primo scritto di retorica (De Invenzione). Tra il 79 e il 77 si allontanò da Roma ed effettuò un lungo soggiorno di studio in Grecia e in Asia dove frequentò la scuola del filosofo Antioco di Ascalona, del retore Molone di Rodi e dello stoico Posidonio d'Apamea. Al suo ritorno a Roma sposò Terenzia dalla quale unione nacquero due li chiamati Tullia e Marco e intraprese la carriera politica; nel 75 fu questore della Sicilia Occidentale, nel 70 sostenne trionfalmente l' accusa dei Siciliani contro l' ex governatore Verre , accusato di truffa e di empietà, guadagnandosi la fama di oratore principe, nel 69 divenne edile curiale e nel 66 pretore. Il 63 a.C. è un anno molto importante per Cicerone poiché in seguito alla nomina di console, sventò la congiura di Catilina il quale si trovò costretto a fuggire in Etruria mentre a Roma i congiurati responsabili furono condannati a morte. In seguito alla nascita dell'alleanza nota come primo triunvirato stipulata nel 60 a.C tra Cesare, Pompeo e Crasso ai quali negò il proprio appoggio, la carriera politica di Cicerone conobbe un progressivo declino che lo portò piano piano ad un inevitabile isolamento. Nel 58 dovette recarsi in esilio, con l' accusa di aver messo a morte senza un vero e proprio processo davanti al popolo i complici di Catilina. Dopo un anno trascorso in Grecia, nel 57 fu richiamato a Roma per volere di Pompeo e potè riappropriarsi di quanto rimaneva dei suoi possedimenti in seguito ad un saccheggio avvenuto nel periodo successivo alla sua condanna. Quando nel 52 Clodio, acerrimo nemico di Cicerone, rimase ucciso in uno scontro tra bande armate, venne posto sotto accusa di omicidio Milone, diretto rivale di Clodio; Cicerone assunse le sue difese componendo la Pro Milone, una delle sue opere meglio riuscite pur senza ottenere la sua assoluzione. Intanto a Roma iniziarono a nascere le premesse di una guerra civile tra Cesare e Pompeo; fallito il suo tentativo di mediatore si schierò dalla parte di Pompeo il quale sembrava mettere meno a rischio le istituzioni repubblicane. Ma in seguito alla vittoria di Cesare, il quale iniziò a porre le basi per una vera e propria dittatura, dovette ottenere il suo perdono per rientrare in città. Vista mutata la scena politica e dopo la morte della lia nel 45 a.C Cicerone dedicò gli ultimi anni della sua vita agli scritti di retorica e di filosofia. Morto Cesare nelle idi di marzo del 44 a.C tentò di rientrare in politica opponendosi ad Antonio il quale, una volta accordatosi con Ottaviano nel secondo triunvirato, inserì il suo nome nelle liste di prescrizione. Cicerone morì infatti per mano dei suoi sicari nel 43 a.C nei pressi di Vila Formia.







LE OPERE E IL PENSIERO FILOSOFICO


Cicerone tra il 46 e il 44 a.C in seguito alla morte della lia Tullia e alla vittoria di Cesare, trovatosi costretto a tenersi lontano dalla vita politica, si dedicò a cercare all'interno del sapere filosofico una medicina dell'anima che alleviasse le sue sofferenze. In questo ozio forzato egli scrisse di filosofia pur continuando a interessarsi alla vita politica, dimensione fondamentale della vita. Infatti uno dei motivi per cui condannò così aspramente l'epicureismo (da Epicureo, filosofo greco vissuto tra il 341 a.C. e il 271 a.C.) fu proprio la concezione relativa alla ricerca del piacere, che secondo questa corrente filosofica trova maggiore espressione nell'imperturbabilità e nella condanna dell'impegno politico, inevitabile fonte di forti emozioni. I contenuti degli scritti filosofici di Cicerone non sono radicalmente nuovi rispetto a quelli elaborati dalla tradizione filosofica greca; tanto è vero che, in accordo con altri pensatori a lui contemporanei, sostenne come il lavoro svolto dai filosofi nei secoli precedenti avesse già delineato le diverse alternative a cui potersi associare. Trovò quindi di maggiore utilità non tanto porre nuove basi a partire dalle quali elaborare diverse teorie sulla natura del mondo, dell'uomo o su Dio, quanto fornire una solida base etica, ideale e politica alla classe dominante (gli optimates) permettendole di ampliare la propria visione del mondo godendo dei piaceri forniti dal mondo greco sia in riferimento all'arte che alla letteratura, pur senza dimenticare il confronto con un altro modello di vita di cui si fece attivamente promotore grazie alle sue composizioni.

Quasi tutte le opere filosofiche di Cicerone sono strutturate sottoforma di dialogo attraverso cui egli fa esporre e confutare ordinatamente le opinioni delle principali scuole filosofiche; epicurei, stoici,accademici.. Sono proprio gli esponenti della scuola Accademica a sostenere quanto possa essere saggiata e approvata un'opinione formatasi in seguito a un dibattito in cui entrano in gioco tesi opposte. Diversa è l'impostazione di quei testi ispirati al modello platonico dove non c'è più spazio per tesi contrapposte ma occorre invece far emergere un'immagine totalmente positiva degli antichi costumi e della concordia dei ceti, alla base della grandezza di Roma oltre che modello politico anche per il presente.

Alle opere a cui dedicò il suo impegno filosofico appartengono: due dialoghi di filosofia politica ( il De re publica e il De le gibus); uno di argomento gnoseologico (gli Accademica); numerosi scritti di argomento etico generale(il De finibus bonorum et maloru, le Tuscollanae disputationes e il De officiis) o particolare (il Cato de senectute e il Laelius de amicitia); tre di argomento religioso (De natura deorum, De fato, De divinationem); un'esortazione alla filosofia (Hortensius); un testo dedicato alla lia Tullia (Consolatio ad se ipsum) oltre che diversi scritti andati perduti.



COMMENTO RIGUARDO AL TEMA DELL'AMICIZIA PROPOSTO DA CICERONE


Rispetto all'amore, sul quale si sono scritti oceani di parole, l'amicizia ha un ruolo più secondario, meno urlato, ma non per questo di minor importanza. L'amico è chi ti accoglie e ti supporta, chi sa riprenderti quando ti perdi, chi sa richiamarti quando devii, chi non si tira indietro se si trova nelle condizioni di faticare per te. Rappresenta ciò che ci mette a nostro agio ma allo stesso tempo è fonte di liti e discussioni che ci portano a domandarci se valga davvero la pena tentare una pacificazione. Certo, poiché essa dà grandi soddisfazioni ma richiede anche un notevole impegno per conseguire il raggiungimento della cosa in cui è tutta l'essenza dell'amicizia, il massimo accordo delle volontà, delle propensioni, delle opinioni. Vi è infatti come una simbiosi che si sviluppa giorno dopo giorno tra coloro i quali trovano la forza di ascoltare e condividere esperienze con l'altro come si trattasse di avvenimenti vissuti sulla propria pelle. Ma questa simbiosi non è dettata da un'accondiscendenza legata a una tolleranza silenziosa bensì il frutto di un cammino composto da confronti maturi in seguito ai quali vi è la possibilità di giungere ad un'unanime conclusione ottenuta grazie ad una flessibilità comune ad entrambi e strettamente legata a un rapporto di fiducia reciproca. È infatti questo tipo di rapporto che porta due persone ad una vera e propria crescita anche interiore, poiché l'ultima cosa di cui si ha bisogno è l'appoggio di qualcuno che si uniforma passivamente, magari mosso da un eccessivo attaccamento affettivo, alle decisioni, alle considerazioni e alle azioni dell'altro. Tanto è vero che rendono a certuni migliori servizi aspri nemici di quegli amici che han l'aria d'essere dolci: quelli spesso dicono il vero, questi mai.

Questa profonda relazione chiamata amicizia nasce da una conoscenza non indifferente capace di andare oltre le parole pronunciate anche in semplicità; si impara a guardare il mondo con gli occhi dell'altro alla luce delle difficoltà e delle avventure affrontate in precedenza, a condividere le diverse sfumature del presente, ad affrontare passo dopo passo un futuro ancora incerto ma forte del fatto che l'amico accanto a voi non vi lascerà mai soli.  E io ora non parlo dell'amicizia volgare o di quella mediocre, la quale tuttavia pure piace e giova, ma della vera e perfetta, quale fu quella di coloro che son pochi e famosi. Perfetta per la purezza della sua forma derivante da quell' incondizionato affetto che non permette a nessuno di oscurare pensieri, poiché facilmente letti da una mente amica all'interno di un semplice sguardo, e in altro modo non è possibile modificarne l'intensità poiché essa è sempre in grado di cogliere le più piccole sfumature; ma in fondo quale cosa più dolce che avere uno con cui tu possa dire tutto come con te stesso? E che gran frutto verrebbe dalla buona fortuna, se tu non avessi qualcuno che ne godesse, come tu stesso? La cattiva poi, sarebbe addirittura difficile sopportarla senza uno che ne soffrisse anche più di te. Già..un fardello troppo pesante e sempre meno capiente da coricare sulle proprie spalle; all'apparenza una nobile condotta, la via più appropriata per coloro che ripongono fiducia solo ed esclusivamente in se stessi, ma che tuttavia arriva a celare una grande sofferenza avvolta come da una profonda oscurità dalla quale si viene mano a mano inglobati ed inevitabilmente oppressi. Il sole, infatti, par che tolgano al mondo, quelli che tolgono alla vita l'amicizia, della quale nulla di meglio abbiamo avuto dagli dei. Perché allora volersene privare? Si tratta forse di una scelta alimentata da un moto di grande pigrizia? Ma questa fatica, per grande che sia, vale la pena compierla solo per saggiare i benefici che ne deriveranno perchè saranno di gran lunga maggiori rispetto a quelli ottenuti da un qualsiasi successo personale; poiché le cose che, trattandosi di noi, non è del tutto bello fare, è bellissimo farle per gli amici. E molte cose vi sono, in cui gli uomini perbene diminuiscono essi stessi di molto i vantaggi che ne possono trarre, e se li lasciano diminuire, perché ne godano gli amici piuttosto che essi.

Non crediate essere questo un comportamento infido che metta nelle condizioni di doveroso obbligo chiunque abbia goduto di tali riguardi. Chi ama non dona per ricevere e nemmeno per nascondersi dietro una falsa nobiltà d'animo; razza d'uomini veramente odiosa quella di coloro che rinfacciano i servizi resi; mentre questi li deve ricordare colui al quale furono resi, non colui che li fece. Donare non prevede nessuna forma di debito; donare è privarsi di una piccola o grande parte di sé in modo da permettere all'altro di comprendere l'importanza e la valenza che egli stesso rappresenta all'interno del nostro cuore. È condivisione. È saper mettere l'altro al primo posto, fermarsi e riconoscere che in quel momento l'amicizia ha davvero un valore inestimabile.

Alcuni le antepongono la ricchezza, altri la buona salute, altri la potenza, altri gli onori, molti anche i piaceri ( . ) Quelli poi che pongono il bene supremo nella virtù, fanno sì benissimo, però questa virtù stessa genera e mantiene l'amicizia, né l'amicizia senza la virtù in alcun modo può esservi. Fedeltà, onestà, sincerità, franchezza, moralità sono tutti sinonimi di una ricchezza interiore di cui ogni essere umano dovrebbe essere in qualche misura dotato; come una serie di indicazioni poste lungo la stessa strada dell'amicizia volte a non permettere a nessuno di disperdersi lungo la via e accedere in qualche modo ai tutti quei valori che mirano solo allo sgretolamento di un rapporto a cui consegue in molti casi un grande senso di vuoto e di smarrimento.

L'importante è riuscire a tornare sui propri passi poiché la sola fra le cose umane intorno alla cui necessità sono tutti d'accordo è l'amicizia ( . ) e quelli che amano scienze e filosofia, e quelli che si fanno i fatti loro lontani dalla politica, infine quelli che si sono dati interamente ai piacere se vogliono, s'intende, viver per qualche parte nobilmente la pensano tutti allo stesso modo: senza amicizia la vita non è vita.







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