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La Roba



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La Roba


Questo testo, tratto dalle Novelle Rusticane, parla a proposito della ura di Mazzarò, uomo inizialmente contadino, costretto a lavorare capo chino a la terra del barone del luogo. Poco a poco è riuscito ad uscire dalla miseria consentendogli uno stile di vita decoroso, ma non contento, ostinato vuole a tutti i costi impossessarsi della Roba. Alla fine della storia troviamo un Mazzarò arricchito, un signore distinto che dall'alto del suo cavallo controlla il lavoro dei suoi dipendenti. Non è un uomo nuovo, è solamente arricchito, ma di questa ricchezza non ne sperpera nemmeno un soldo se non per acquistare nuova roba, anche a danno di speranzosi contadini che tramite l'acquisto di terra (arida) pensavano ad un futuro migliore. Lui, col suo lavoro e la sua determinazione è riuscito ad evadere da una situazione "imposta" per via ereditaria, tanto che lo stesso barone r i creditori del passato, al suo passaggio si scostano e tolgono il cappello in segno di sottomissione.


Può essere suddiviso in tre sequenze fondamentali.

Nella prima, il racconto è descritto secondo il viandante, il quale camminando per strade e sentieri, con lo sguardo, vede Mazzarò all'orizzonte.

Mazzarò, nella seconda sequenza viene descritto nel suo aspetto e nella sua vita dedita al lavoro al fine di guadagnare sempre più per accaparrarsi terreni Divenne latifondista tanto da "sottomettere" lo stesso barone.

Nell'ultima sequenza, ironia della sorte, Mazzarò ormai vecchi, in punto di morte non sa che farsene dei beni accumulati , non avendo nemmeno un erede e non potrà portarseli nell'aldilà.


La Roba in questione è la terra ed i beni posseduti, ottenuti grazie al duro lavoro e alla fatica. Per Roba s'intende il guadagno, vale a dire che col lavoro si possono ottenere i sudati frutti, non ha lo stesso "valore" se è posseduta per via ereditaria:"la roba non è di chi l'ha, ma di chi la sa fare".



Roba non sono semplici beni materiali facilmente trasferibili di mano in mano tramite denaro, ma i9ncidono a livello emotivo la vita di Mazzarò; ha un valore che va aldilà del concetto finanziario.


Questo racconto ricorda molto una leggenda, di tipo popolate, ma raccontata in tono epico-lirico. E' paragonata con la fiaba "Il gatto con gli stivali".


Tutto il racconto è descritto secondo il punto di vista del lettighiere e del viandante, dal paesaggio ai personaggi.


Nel testo, Mazzarò impersona il concetto di arrampicatore sociale, ossia da semplice contadino dedito a coltivare la terra altrui, diventa proprietario terriero (latifondista). Da nullità diventa signore, sua eccellenza, ponendosi padrone dei suoi vecchi comni.


Nella Roba, già ribadito, si arricchisce pur vivendo lo stesso stile di vita che aveva da contadino, tirchio fino al midollo, non sperpera in frivolezze, ma le investe in terreni. In Libertà e Nedda, il lavoro è fonte di sopravvivenza, non c'è nerssuna ambizione ad arricchirsi, ma cercare di condurre una vita semi-dignitosa. In Rosso Malpelo, l'affetto per il padre supera la sfera materiale. Col suo lavoro vive, potrebbe farsi qualche soldo vendendo gli attrezzi del padre, ma il ricordo è maggiormente necessario.






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