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Le maschere di Foscolo: J.Ortis e D.Chierico

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Le maschere di Foscolo: J.Ortis e D.Chierico


Ugo Foscolo durante la sua carriera artistico/letteraria, ha creato per sé due maschere, una opposta all' altra, che rispecchiassero la sua condizione psicologica a seguito dei fatti storici che più l'  avevano sconvolto. Erano solo alter-ego, esagerazioni create per scelta, esasperazioni esemplari di un determinato stato d' animo, sintomo di evoluzione psicologica che voleva essere mostrata al lettore, o veri e propri presonaggi in cui, l' autore, oltre a rispecchiarsi, aveva deciso di vivere?

Ortis nasce nel 1798, l' anno dopo la delusione napoleonica, raggiunta, nel 1797, con il Trattato di Campoformio, che sanciva la cessione della patria del poeta al nemico storico, l' Austria, da parte di colui in cui tutti credevano, liberatore degli oppressi e portatore degli ideali della rivoluzione francese. Il primo alter-ego si crea dopo uno shock, profondo, ovviamente improvviso, che avrebbe davvero potuto far trasformare Foscolo in un fervente rivoluzionario; frutto di una sorta di incoscia ribellione alla situazione del periodo egli si mette ad errare per l' Italia, l' Europa, combattendo per difendere gli ideali di libertà, ma è anche in rotta dalla polizia nemica che lo reputa un pericoloso rivoluzionario; ecco Jacopo Ortis, giovane uomo in fuga da chi ha il potere, da chi controlla la politica  di quel tempo, e, in un certo senso, anche dall' ordine stesso delle cose, da un mondo che a lui non si addice. E' Foscolo che decide di vivere come Ortis o Ortis che è la descrizione di ciò che Foscolo vorrebbe fare?



Se Ortis fosse in tutto e per tutto Foscolo, e viceversa, perchè non c'è lo stesso tragico epilogo? Perchè Foscolo non si suicida? Solo perchè non concepiva realmente utile quell' atto, che valeva, in fin dei conti, solo come affermazione di libertà personale? O forse il timore di qualcosa che potrà sfatare solo con "Dei Sepolcri"? Magari è solo la presenza, anche in minima parte, della seconda maschera di Foscolo, di quel Chierico razionale, pacato e calcolatore, che non gli fa compiere il folle e insano gesto. Qui il periodo Pre-Romantico, del Passionale, che prende tutto l' arco della prima fase produttiva.

Chierico invece è la creatura che appare nell' introduzione della traduzione del "Viaggio Sentimentale", opera umoristica di L. Sterne, tradotta in italiano da Foscolo, proprio con questo pseudonimo. Didimo è un doppio, il gemello "opposto" ad Ortis, al primo Foscolo, ma oltre a essere tutto ciò, è anche uomo senza radici, senza appartenenze, mezza via tra il sacro e il laico, la cui unica sicurezza è l' essere consacrato alla letteratura. E' il Foscolo disilluso, molti hanno detto, nella fase in cui ormai ogni speranza di libertà, come veniva intesa da Napoleone e da Ortis, è finita, defunta, dopo la definitiva sconfitta del conquistatore francese.

Non c'è più nulla per cui vivere, se non per la poesia, l' arte eternatrice e, sopratutto, consolatrice; è per questo che in essa Foscolo si ritira, impegnandosi nello studio dei medievali Dante e Petrarca, in una terra straniera, molte volte nemica, e lontana da quella che, seppur per breve tempo, egli, poco convintamente, aveva creduto la sua patria. La fiamma vitale, «quello spirto guerrier» (U.Foscolo, "Alla Sera", v 14) che nel primo personaggio ardeva impetuoso, ora non è altro che «calor di fiamma lontana» (U.Foscolo, "Notizia intorno a Didimo Chierico", rr 15-l6). Una scelta volontaria quella di diventare Chierico, di spegnere le proprie passioni con la disillusione?

La disillusione si può raggiungere con due vie, in maniera conscia: attraverso uno studio della realtà, delle sue situazioni, per arrivare poi ad una conclusione logica; o in maniera inconscia: dopo aver subito ripetutamente delusioni, volendo in un certo senso proteggersi, si decide di vivere seguendo ideali più facilmente raggiungibili, non tradibili, con uno scetticismo di fondo, concedendo la propria fiducia solo a ciò che sappiamo non ci potrà mai voltare le spalle.

Per Foscolo questa è la poesia, l' unica cosa che mai lo potrà ferire, l' unica da cui potrà sempre tornare, che sempre lo accoglierà tra le sue braccia, che siano neoclassiche o preromantiche poco importa.

Probabilmente i personaggi non sono Foscolo, ma sono solo determinati da un evoluzione mentale, un processo di disillusione, di presa di coscienza di quello che forse è il modo migliore per difendersi da ciò che ci può ferire, un processo di allontanamento da quelle passioni che ci possono coinvolgere con frenesia in un turbine emozionale, ma che, con altrettanta forza, possono distruggerci.

Foscolo non decide consciamente quale essere dei due, non può farlo, è la storia a condizionare la sua scelta, che è via di mezzo tra la perpetrazione degli ideali, e il tentativo, vano, di non soffrire.




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