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MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE



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MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

"Morte di un commesso viaggiatore" di Arthur Miller, non è solo un'opera letteraria, ma rappresenta anche la critica al sogno americano, la denuncia verso una società sempre più cinica, che non ha considerazione nei confronti della persona ma che considera il successo, la produttività e il denaro le basi fondamentali di ogni uomo. Chi non possiede queste basi, viene automaticamente emarginato.

La storia, ambientata negli anni dell'immediato dopoguerra, racconta di Willy Loman, un commesso viaggiatore di circa sessant'anni, che rappresenta il sognatore americano, ossessionato dal successo, che farebbe qualsiasi cosa per garantire più sicurezza economica alla propria famiglia e per vedere i propri li, Biff e Happy, felici e con un lavoro ben retribuito.

Egli ha viaggiato per trentacinque anni lungo tutto il paese cercando di vendere la merce della comnia per cui lavora, senza mai riuscire a fare carriera. Per questo è un uomo stanco e vorrebbe smettere di viaggiare e lavorare stabilmente a New York, la città in cui vive.

Loman vuole diventare qualcuno e, per riuscirci, accetta tutte le regole che gli impone la società, continuando sempre a sperare, ma non diventerà nessuno.

All'interno dell'opera, l'uomo di successo è impersonato da Ben, il fratello di Willy, personaggio sicuro di sé, spavaldo, conscio del suo valore. Egli è capace di cogliere le opportunità avendo la credenza che per vincere bisogna trattare gli altri da nemici.



Willy ha anche alcuni problemi familiari. Ha due li che, all'età di circa trent'anni, non sono ancora riusciti a trovare un lavoro stabile né a formare una famiglia. Tutte le aspettative che aveva nei loro confronti sono svanite e questo, insieme ad altre ragioni, lo porterà a perdere sempre di più la ragione fino all'estremo gesto. In particolare, uno dei due li, Biff, non riesce a non provare rancore verso il padre per due motivi: il primo è che Willy gli ha sempre fatto credere che avrebbe avuto delle possibilità e delle opportunità nella vita, che lo avrebbero portato ad ottenere un grande successo, mentre lui ritiene di essere solamente una nullità e di non avere speranze di costruirsi una vita migliore; la seconda ragione deriva dal fatto che Biff ha sempre posto il padre su un piedistallo, vedendolo come modello da imitare, ma quando scoprì l'adulterio di Willy rimase sconvolto e capì che tutti i valori e gli ideali che gli erano stati trasmessi in realtà non erano reali. Porre qualcuno su un piedistallo e idealizzarlo, non porta mai ad un lieto fine.

Questo succede a chiunque quando viene tradito da qualcuno che si ritiene molto importante e a cui si è sempre fatto riferimento. Si inizia a pensare che tutto ciò che ci è stato detto fino a quel momento non era altro che una bugia, un'illusione, e si comincia a provare rabbia e risentimento, sentimenti da cui difficilmente si torna indietro. Infatti, Biff si porterà quell'astio fino alla morte del padre, senza mai dire nulla alla madre. Ma questi sono i valori che offre la società: illusione e apparenza, destinate poi a crollare quando l'individuo scopre una realtà diversa. È così che si perde la fiducia negli altri, ma anche in se stessi perché in questo modo ci si sente smarriti, come se si scoprisse un mondo nuovo e si deve ricominciare da capo a capire chi sono gli altri e chi siamo noi in realtà.

Mentire è un'arte difficile e mentire a se stessi lo è ancora di più. Willy Loman in questo è bravissimo, e con lui i suoi li: ma la verità prima o poi deve venir fuori, ci si deve confrontare con la realtà e bisogna trovare il modo per accettarla.

Anche Willy, che ha dedicato tutta la sua vita inseguendo il sogno di emergere dalla mediocrità, basandosi solo su illusioni e progetti irrealizzabili, si è accorto alla fine che tutto quello in cui aveva sempre creduto non esiste e che le cose che contano veramente gli sono sfuggite e non può più tornare indietro a recuperarle. Questo senso del tempo perduto viene messo in evidenza dall'uso del passato e del presente insieme. Willy soffre di allucinazioni e gli capita spesso di vedere frammenti e scene del passato, soprattutto ricorda i tempi in cui i suoi li andavano ancora a scuola e raccontava loro dei suoi viaggi di lavoro e della grande fortuna che avrebbero poi fatto loro una volta diventati grandi e abili negli affari. Si trova anche, in molte scene, il fratello Ben che ha avuto un enorme successo ed è diventato molto ricco. Egli dice sempre una frase: "Quando avevo diciassette anni sono entrato nella giungla, e ne sono uscito a ventun'anni. E, Dio, ero ricco". Questa frase indica che la vita richiede di correre dei rischi. Non voler rischiare qualcosa nella vita può diventare soffocante. Infatti, Loman si circonda solo di ciò che considera sicuro e, alla fine, questo lo porterà ad avere una vita spenta e priva di soddisfazioni.



C'è una sovrapposizione del presente, così pieno di amarezza, ad un passato felice, che rimane tale fino al momento in cui qualcosa si è spezzato, e i valori e le speranze vengono travolti dalla disillusione e dal fallimento. Così succede, come si è già detto, quando Biff scopre l'adulterio del padre, facendo svanire tutte le idee positive che Willy gli aveva trasmesso.

Ai problemi familiari si aggiungono le difficoltà economiche, quando Willy viene licenziato. Si ritrova così fallito sia nel lavoro che nella famiglia.

Quel sistema per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farne parte, che pretendeva una società in cui gli uomini avessero successo e fama, gli si è ritorta contro. Ora è soffocato da quella stessa società che lo vede come individuo improduttivo ed inutile.

Si sente vecchio e guardando in sé non vede nulla che abbia un valore.

Dopo una vita spesa per gli altri, al servizio dei suoi clienti, per la famiglia, per l'azienda, la ricompensa è il cinismo dei suoi datori di lavoro, i suoi li persi, la moglie destinata a vivere nella miseria. Sente le forze abbandonarlo. Sceglie di suicidarsi sacrificando la sua vita per garantire alla moglie e ai li il sussidio dei ventimila dollari dell'assicurazione.

Per la prima volta nella sua volta rischia qualcosa, si mette in gioco, si sacrifica.

Anche nella vita di tutti i giorni, si lotta per ottenere ciò che si vuole e capita di dover fare dei sacrifici e delle rinunce. Ma quando si ottiene quella cosa, la soddisfazione è talmente grande da far sparire la fatica fatta per ottenerla. Anche solo sapere che un certo gesto porterà a qualcosa di buono per qualcuno a cui siamo affezionati ci fa sentire meglio.

Così dev'essere successo a Willy Loman che ha trovato il coraggio di quel gesto sapendo che la sua famiglia sarebbe stata economicamente meglio.

Questa di Miller è un'opera importante nella letteratura, ma lascia anche un'impronta nel lettore a livello personale, come è successo a me, in quanto ho trovato alcuni comportamenti in cui mi ritrovo e ho appreso alcune cose di grande importanza sulle persone.






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