NORD E SUD DEL MONDO
Secondo l'ultimo rapporto dell'ONU il Paese
con più basso indice di sviluppo è la Sierra Leone, confrontando
infatti il livello della qualità della vita attuale in Sierra Leone con
quello della qualità della vita in Italia tra la fine dell'ottocento e
l'inizio del novecento, si può notare che nonostante le innumerevolissime risorse del Paese (diamanti, platino,
ferro, titanio e bauxite ), la Sierra Leone è oggi molto più
povera di quanto lo era l'Italia nel periodo delle grandi emigrazioni, un
periodo di crisi sicuramente drammatica ma non paragonabile a quella che molti
Paesi del terzo mondo stanno attraversando da molti decenni. Il paradosso
dell'attuale situazione mondiale è che più un Paese è
ricco di risorse naturali più cresce la sua dipendenza da esse e, dato
che queste risorse vengono sfruttate dai Paesi del Nord del mondo, a causa di
un'impossibilità tecnologica, gli stati ricchi di risorse si ritrovano a
lavorarle a prezzi bassissimi per potenze straniere che le esporteranno poi nel
proprio Paese lasciandosi alle spalle catastrofici scenari di povertà
dovuti solo ad una scarsa consapevolezza dei consumatori del Nord Quando ad
esempio compriamo delle banane, non ci rendiamo conto che dalle nostre scelte
di consumatori dipendono le condizioni di molti lavoratori. La maggior parte
delle banane che troviamo nei nostri supermercati proviene dall'America Latina,
nei bananeti, trovano lavoro moltissime persone che però lo svolgono
senza nessun diritto e con una a bassissima. In genere, infatti, in un
bananeto, si lavora circa 12 ore con una a giornaliera di meno di due
dollari, questo, naturalmente per poter vendere a prezzi bassissimi in Europa.
Il prezzo molto basso, infatti dovrebbe farci riflettere. Dato che solo una
piccolissima parte di quello che hiamo va ai produttori, un prezzo molto
basso ci dovrebbe far pensare allo sfruttamento del lavoro compiuto dalle
multinazionali. Un'altra cosa della quale non ci rendiamo conto è che
abbiamo il potere di far cessare questi sfruttamenti semplicemente con il
boicottaggio dei prodotti che non esplicano di aver rispettato i diritti dei
lavoratori. Molti consumatori cercano di scaricare le proprie
responsabilità sui lavoratori che sono incapaci di difendere i loro
diritti mentre spetterebbe a loro farlo. Bisogna però ricordarsi che
questa incapacità o meglio impossibilità di difendersi è
dovuta alla scarsa alfabetizzazione di queste persone per le quali è
impossibile frequentare una scuola, un po' perché ci sono ancora dei pregiudizi riguardo
all'istruzione che non sempre viene riconosciuta necessaria, un po' perché ci
sono poche scuole e insegnanti, ma soprattutto perché andando a scuola non si
potrebbe più lavorare e queste persone non saprebbero come mantenersi.
Il problema dell'analfabetismo ha riguardato anche l'Italia nel periodo tra
fine 800 e inizio 900, quando le situazioni di povertà del Sud
costringevano a lavorare anche molti bambini. Ad aiutare però gli
italiani ad alfabetizzarsi sono state alcune tecnologie come la televisione,
che hanno permesso a più di un miliardo di italiani di prendere la
licenza elementare. Si hanno avuti gli stesi risultati modernizzando fabbriche
e industrie e consentendo così agli operai di passare meno tempo al
lavoro e più tempo a scuola. Molte associazioni stanno cercando di fare
la stessa cosa nei paesi sottosviluppati accordandosi con i datori di lavoro e
chiedendogli di poter prelevare gli operai sotto i 18 anni per portarli a
scuola per una o più ore settimanali. Purtroppo ci sono anche molti bambini
coinvolti nelle guerre civili come bambini-soldato e per loro non si vedono
possibili vie per alfabetizzarli. Molti degli abitanti di questi paesi, per
sfuggire a guerre, miseria e povertà cercano di emigrare, soprattutto
clandestinamente, dato che molti non hanno documenti in regola e
possibilità di procurarseli. Il fenomeno migratorio non è nuovo,
ma da secoli intere popolazioni emigrano di stato in stato per sfuggire dal
proprio Paese. L'Italia è sempre stata un Paese di emigranti in tutto il
mondo, ma adesso sta vivendo una nuova realtà: quella dell'immigrazione.
In passato, per sfuggire da disoccupazione e povertà, o magari per
inseguire il mito americano, molti italiani sono emigrati in Stati Uniti e
America Latina, viaggiando in condizioni non sempre ottime e venendo sottoposti
a vari controlli. La stessa cosa succede oggi a migliaia di persone che,
sperando di trovare una vita migliore, arrivano in Italia sulle cosiddette "carette del mare" in condizioni pessime e spesso rischiando
la propria vita. Molte di queste persone non riescono ad arrivare in Italia, ma
anche per quelle che ci riescono, la vita non è certo facile. Gli
immigrati lasciano la propria famiglia, le proprie case e i loro Paesi per
venire a fare i mestieri più umili, pesanti e sottoati quelli anche
se nessuno vuole più fare gli si accusa di rubare. Forse queste accuse
nascono dal fastidio di doversi confrontare tra le mille persone senzatetto che
incontriamo per strada e che ci spingono a riflettere sul nostro stile di vita.
I nostri bambini-troppo, diffidenti, stressati e esagerati che vivono
inseguendo i miti della TV e i bambini che sognano di poter andare a scuola o,
magari di poter un giorno diventare insegnanti. E poi forse ci sembra strano
che non abbiano nessuna smania di possedere perché come sostenuto nel libro Papalagi del capo Tuavii di Tiavea delle isole Samoa, un capo indiano al ritorno nella
sua tribù da un viaggio in europa. "L'uomo
bianco si può riconoscere dal suo tentativo di convinvencerci che siamo infelici e abbaiamo bisogno di
tanto aiuto e compassione perché non possediamo le cose. L'uomo bianco è
povero perché brama tanto le cose. Senza le cose non riuscirebbe a vivere. Ci
sono in Europa uomini che puntano la canna di fuoco alla propria fronte e si
uccidono, perché preferiscono non vivere piuttosto che vivere senza le cose".
Forse però l'indifferenza davanti a queste persone è dovuta anche
ai mass media che ci hanno bombardato a tal punto di notizie di guerra o
povertà che ormai ci sembra quasi normale, insomma, ci stiamo abituando
alle decine di morti giornaliere che un telegiornale annuncia in media ogni
giorno che non ci smuovono più. E se simili notizie non ci interessano
più i mass media le ignorano, ormai il mondo è pieno delle cosiddette "guerre dimenticate" come
quelle del Congo, della Colombia e della Sierra Leone, perché dato che non
fanno più notizia, sono considerate irrilevanti.