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RECENSIONE Antonio Tabucchi, "Sostiene Pereira"

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Antonio Tabucchi, "Sostiene Pereira", Feltrinelli editore, Milano, gennaio1994, 7 euro, 214 ine.



Siamo in un afoso Agosto del 1938 a Lisbona, Pereira è un giornalista sulla cinquantina, vedovo, appesantito dagli anni, pensa spesso al passato e alla tristezza che affiora dai lontani racconti della sua giovinezza. Si trova a riflettere sulla morte nella malinconica redazione della ina culturale del 'Lisboa', un giornale pomeridiano che si dichiara apolitico e indipendente. Attratto da un articolo sulla morte

"Il rapporto che caratterizza in modo più profondo e generale il senso del nostro essere è quello della vita con la morte, perché la limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita"(.8), pubblicato da una rivista culturale cattolica che legge abitualmente, decide di mettersi in contatto l'autore, il giovane Monteiro Rossi, per offrirgli un lavoro come collaboratore per aiutarlo nella stesura di necrologi anticipati dei più grandi scrittori contemporanei. Il ragazzo neolaureato e senza lavoro, accetta, ma i primi necrologi sono impubblicabili, perchè esprimono idee rivoluzionarie, certamente contrarie all'ideologia del regime salazarista che in quel periodo aveva creato un clima di tensione nel paese. La monotonia della vita di Pereira è rotta quando aiuta a nascondere il cugino di Monteiro Rossi, un combattente del fronte repubblicano snolo, giunto in Portogallo per reclutare persone per la guerra civile snola.



Ora Pereira si rende conto che Monteiro Rossi e Marta, la fidanzata del ragazzo da poco conosciuta, hanno a che fare con un gruppo di rivoluzionari, ma continua in ogni modo a mandare soldi al ragazzo, anche se i necrologi sono troppo 'anti - nazionalisti', forse perché in lui vede il lio che non ha mai avuto, anche se non vuole avere funzioni paternalistiche nei suoi confronti.

Su consiglio del suo dottore per migliorare la sua salute, Pereira si reca in una clinica talassoterapica, nella quale incontra il dottor Cardoso, che lo convince dell'idea che in ogni persona esiste un io egemone, dominante su molti altri io, che spesso viene sostituito da un altro, e lo aiuta a spiegarsi quanto sta avvenendo dentro di se: un 'io' che s'interessa della vita politica del proprio paese sta prendendo il sopravvento sugli altri. Queste spiegazioni psicoanalitiche lo confortano ad assecondare il cambiamento, e a scontrarsi con il direttore del Lisboa, convinto nazionalista, che gli rimprovera un racconto giudicato compromettente.

Verso la fine d'agosto Pereira ospita e nasconde a casa propria Monteiro Rossi, che è ricercato dalla polizia politica, e non sapendo dove nascondersi, si rivolge ancora una volta a lui. Dopo qualche giorno accade l'inevitabile: tre presunti poliziotti irrompono in casa di Pereira e, senza che lui possa impedirlo, sebbene cerchi di reagire e di opporsi anche a rischio della vita, uccidono Monteiro Rossi. Preso atto della situazione, Pereira scrive immediatamente un articolo che riuscirà a pubblicare grazie ad uno stratagemma di sua invenzione e con l'aiuto del dottor Cardoso, nel quale denuncia gli abusi del regime dittatoriale e che, diversamente da come aveva sempre fatto, firma, prima di fuggire presumibilmente verso la Francia.

Il romanzo ruota intorno alla ura del dottor Pereira, di cui segue il cambiamento interiore in concordanza con la teoria della confederazione delle anime, che nel testo viene spiegata tramite il dottor Cardoso. All'inizio Pereira è un uomo solo, sofferente, ossessionato dal ricordo della moglie morta qualche anno prima, appassionato di lettura francese ottocentesca, politicamente disimpegnato e poco interessato a ciò che accade nel suo paese nonostante sia un giornalista. Dopo l'incontro con Marta e Monteiro Rossi e 'l'illuminazione' del dottor Cardoso, Pereira gradatamente cambia le sue abitudini, fino a compiere un gesto coraggioso d'assunzione di responsabilità in difesa della propria dignità e dell'innocenza del suo giovane amico che lo porta alla fuga dal Portogallo.

Il romanzo inoltre mostra la situazione storica in cui è ambientata la vicenda: l'assolutismo del regime salazarista che domina il Portogallo, che lascia le persone apparentemente libere, ma, di fatto, le priva della libertà di essere informate e di esprimersi a causa della rigida censura.

Tabucchi affronta spesso il tema della morte in questo libro, molto scorrevole grazie ad un dialogo continuo che non s'interrompe in nessuna situazione. Il narratore è esterno alla vicenda e l'espressione 'sostiene Pereira', ripetuta in modo ossessivo, ci fa capire che è una persona alla quale il protagonista ha riferito la storia, che non conosce niente di ciò che accade lontano da Pereira.

Il romanzo è scritto in modo semplice, con un linguaggio non particolarmente ricercato, anche se sono frequenti le citazioni di testi ottocenteschi e riferimenti a vari autori europei del primo novecento.

Definire questo racconto banale sarebbe sbagliato, poichè la tecnica narrativa utilizzata da Tabucchi è molto originale, il racconto sembra quasi una deposizione fatta da Pereira al narratore. A volte il romanzo può apparire pesante e ripetitivo, ma verso la fine si comprende il motivo di questa scelta, poichè si percepisce il cambiamento totale della personalità del dottor Pereira.





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