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SCHEDA DI LETTURA
LE BACCHETTE DI LULA
Albino Bernardini
ILISSO edizioni
Albino Bernardini nasce
il 18 ottobre del 1917 a Siniscola in provincia di Nuoro. Frequenta le
elementari nel suo paese, e poi va a Chiavari (Genova), dove consegue la
licenza di un corso professionale triennale. Quindi rientra in Sardegna e si
iscrive all'Istituto Magistrale di Nuoro. Ma dopo qualche anno, per ragioni di
famiglia, si ritira e si dedica all'allevamento delle api. Richiamato durante
l'ultimo conflitto, partecipa alle camne di Albania, Grecia e Jugoslavia. Da
tale esperienza nascerà in seguito: 'Disavventure di un povero
soldato', un libro di denuncia contro la stupidità di tutte le
guerre dedicato agli adolescenti. A partire dal 1945 si dedica interamente alla
scuola e nel 1960 lascia la sua terra e si trasferisce nei pressi della
capitale dove ha inizio un nuovo modulo della sua vita. Infatti entra a far
parte del MCE ( Movimento di Cooperazione Educativa ) dove, tra gli altri,
conosce il poeta-scrittore per bambini Gianni Rodari ed al quale rimarrà
legato da sincera amicizia fino alla sua prematura ssa nel 1980. Per
Albino Bernardini il 1968 è un anno veramente fortunato. Infatti viene
pubblicato 'Un anno a Pietralata', il suo primo libro, dal quale
verrà tratto il film 'Diario di un Maestro'. L'anno successivo
viene stampato presso La Nuova Italia "Le Bacchette di Lula", libro che, come
dice lo stesso Gianni Rodari nella prefazione della prima edizione del libro,
andrebbe letto prima dell'altro, anche perché vi è narrata un'esperienza
precedente a quella di Pietralata. Da quel momento in poi non farà altro
che sfornare un libro dietro l'altro, per la maggior parte favole e racconti
per bambini. Ne ricordiamo alcuni: 'Bobby va a scuola', 'La
banda del bolide', 'Tante storie sarde', 'Le avventure di
Grodde', 'II palazzo delle ali' fino all'ultimissimo 'Un
viaggio lungo trent'anni'. Ha ricevuto più di 15.000 lettere dai
bambini di tutta Italia, e oltre a centinaia di scuole in tutte le regioni
della penisola, ha visitato anche scuole all'estero: Stati Uniti, ex Unione
Sovietica, Svizzera, Polonia, ecc. Ha ricevuto decine di premi e riconoscimenti,
tra i quali recentemente la Laurea Honoris Causa in Scienze della Formazione
Primaria presso l'Università di Cagliari. Si ricorda che è il
Presidente della giuria 'Premio Nazionale di Letteratura Infantile
Sardegna' che si tiene ogni due anni ad Olzai (Nuoro) ed assegna premi a
racconti editi e inediti. Discepolo del francese Frenet e dello svizzero Jean
Piaget, è l'inventore della trovata didattico-educativa
costituita dalle 'storie senza finale'; ovvero racconti e
favole che non vengono appositamente conclusi, per dare modo ai piccoli lettori
dì inventarsi un finale tutto loro. Ha collaborato con vari quotidiani
tra i quali l'Unità, il Paese Sera e l'Unione Sarda. Attualmente
è vedovo, sua moglie Vincenza lo ha lasciato sul finire del 1996. Ha tre
li e 7 nipotini che vivono non lontano da Bagni di Tivoli, suo luogo di
residenza a due passi da Roma. E' solito trascorre l'intera estate nella sua
Sardegna, e precisamente a La Caletta di Siniscola.
Il
libro racconta le vicende che il maestro Albino Bernardini visse, nei primi
anni Cinquanta, in una scuola elementare, dove la concezione di scuola era
molto arretrata per quegli anni. Già dal suo arrivo nella "classe-tana",
< . tutto l'arredamento consisteva in dei banchi, una lavagna cadente con la
cornice tarlata e rosicchiata dai topi, un tavolino con una gamba più
corta sotto la quale avevano messo un sasso per ristabilire l'equilibrio ed
infine un piccolo attaccapanni per il maestro, ricavato dal legno di una
vecchia cassetta di sapone. Tutto qui, non uno spillo di più . .> i
ragazzi si presentarono a scuola portando delle bacchette destinate a punirli
se avessero fatto qualcosa di sbagliato. Per loro era una cosa del tutto
normale che rientrava nella tradizione educativa del paese ed anzi si impegnano
a farle perfette spesso anche con l'aiuto dei genitori. Le persone a Lula, infatti,
pensavano che per insegnare ai ragazzi le regole e per non farli diventare
briganti, il maestro doveva picchiarli e castigarli
(servendosi anche di altri ingegnosi sistemi come: mandarli in processione,
alla berlina, per tutto il paese; chiuderli a chiave nella scuola trasformata
in prigione), parlare, spiegare, interrogare, comandare agli
alunni, indisciplinati "banditi in erba" che solo così ascoltano e
imparano. Quando il maestro Bernardini rifiuta le bacchette s'impegna ad agire per dimostrare che l'educazione non ha
bisogno di violenza, ma s'impegna anche in una lotta contro tutto ciò
che le bacchette simboleggiano e comincia un nuovo, almeno
per Lula, metodo di insegnamento basato sulla discussione intorno alle
esperienze di vita dei bambini, sulle domande e su una lezione attiva sia da
parte dei bambini sia da parte dell'insegnante che era capace di ascoltare e
non solo di insegnare e interrogare. Egli porta
questa lotta fuori dalla scuola e la trasporta in piazza tra la gente, quindi
l'impegno scolastico, quello sociale e politico diventano un tutt'uno. La
prima reazione dei bambini fu di spavento e di sorpresa per questo maestro che affermava
che non erano cattivi, per cui le bacchette non servivano e per di più non
li picchiava e voleva anche discutere con loro. Non è che non volessero
discutere e non fossero contenti del fatto che non li avrebbe picchiati, ma
semplicemente per loro era una novità, abituati a stare sempre fermi e
in silenzio. Ma i genitori e la comunità non erano d'accordo con questo
metodo perché, secondo loro, non picchiando i bambini, questi non solo non
studiavano, ma crescevano ribelli. Il maestro Bernardini, per questo,
organizzò grazie all'aiuto di Antoni, un suo amico della sezione
comunista, diverse riunioni in piazza Gazzina, per parlare con i genitori e
chiunque volesse parteciparvi, per spiegare il suo metodo di insegnamento e per
far capire che con le botte non si ottiene niente né e casa né a scuola. Ma due
grossi ostacoli verso l'opera di convincimento erano rappresentati sia dal giovane
prete del paese, don Coseddu, sia dalla autoritaria maestra Ballena. Il primo
che non essendo d'accordo con le idee politiche del maestro, arrivava alle
riunioni creando scompiglio. Arrivando addirittura, durante la prima lezione di
catechismo in classe, a parlare di politica, accalorandosi a tal punto da
dimenticare che si rivolgeva a dei bambini, allora il maestro cercò di
interromperlo ricordandogli che si trovava a scuola, ma il prete
continuò imperterrito. I successivi tentativi del maestro di farlo
desistere scatenarono un'accesa discussione che alla fine degenerò in
rissa, che terminò solo quando i due furono separati da alcune persone
che erano state richiamate dalle urla. La seconda, maestra Ballena, che
insegnava in un altra classe, avendo sempre seguito i vecchi metodi di
insegnamento era poco propensa a mettersi in discussione ed accolse
perciò con diffidenza e ostilità le innovazioni portate da
Bernardini. Quando finalmente i genitori iniziarono a convincersi che picchiare
non era un buon metodo di educazione, fu inviato a seguito di alcuni ricorsi
all' autorità scolastica un ispettore, che lo fece trasferire a Bitti,
un paese vicino, prima della fine dell'anno scolastico. Diversi anni dopo venne
a conoscenza da una vecchia sua alunna, incontrata a Nuoro, che non tutti i suoi
sforzi erano andati perduti e gli
raccontò che il giorno dopo il suo trasferimento, arrivò una
nuova maestra che riprese ad adoperare i vecchi sistemi e allora i genitori
andarono a parlarle dicendole: "Che razza di maestra è lei che non sa
che i bambini non si devono picchiare con la bacchetta!".
PERSONAGGI
PRINCIPALI:
Il maestro Albino Bernardini è un giovane maestro alto e magro con gli occhiali, è un 'piantagrane' perché non accetta, come fanno tutti, di insegnare con le bacchette ed è capace di affrontare la mentalità dominante della comunità adoperandosi per cambiarla ed inoltre si da tanto da fare per dei piccoli "briganti" che tratta con rispetto ed attenzione, rendendoli partecipi della loro educazione.
Gli alunni, bambini impauriti dalla scuola, perdevano la loro spontaneità, la loro fantasia e curiosità che sono il principale stimolo verso la conoscenza, ma con l'arrivo di Albino Bernardini ritrovano la loro confidenza, dialogando liberamente tra di loro e con l'insegnante, al quale raccontavano le loro esperienze, rivolgendogli anche numerose domande, che fino ad allora non avevano mai osato chiedere.
La maestra Ballena, una maestra di una quarantina d'anni, statura media, con i capelli scuri e la tipica ura della maestra autoritaria che ha sempre seguito i metodi di insegnamento della tradizione. Rappresenta quello che per Albino Bernardini non dovrebbe essere un educatore, perché le umiliazioni e le punizioni che infliggeva ai suoi alunni, anziché renderli più docili, producevano il risultato di renderli più diffidenti verso la società e spingendoli ad usare loro stessi la violenza.
I genitori degli alunni inizialmente convinti che le botte fossero l'unico metodo che avrebbe consentito ai ragazzi di imparare e soprattutto di evitare che da grandi potessero divenire dei malviventi, successivamente conviti dalle parole degli insegnanti e dei loro stessi li, in gran parte si schierarono dalla parte del maestro.
Antoni, un giovane alto e magro gentile ed altruista che oltre a frequentare, come Albino Bernardini, la sezione del partito comunista era lui legato da un rapporto di amicizia. Che a lui si era rivolto per il prezioso aiuto che gli aveva dato in più occasioni (gli aveva trovato la pensione, gli dava tutte le informazioni necessarie per comprendere meglio gli abitanti e i costumi e le abitudini del paese).
Don Coseddu, il giovane prete di media statura e magro, fresco di consacrazione, che nella vicenda non avendo capito che il reale interesse di Bernardini era il benessere dei ragazzi e non la proanda politica, lo aveva contrastato con un accanimento del tutto ingiustificato. Diversi anni dopo, tuttavia, il sacerdote incontrò casualmente Bernardini e in quell'occasione si dimostrò cambiato, riconobbe i propri errori e finì col invitare a pranzo il maestro.
Don Panu l'anziano prete, garbato al quale il maestro si rivolge inizialmente cercando aiuto e solidarietà nel suo tentativo di cambiamento dei metodi di insegnamento coercitivi e soprattutto della mentalità arretrata delle persone, ma il sacerdote ormai rassegnato allo stato delle cose aveva consigliato al maestro di adeguarsi alla mentalità corrente.
CONSIDERAZIONI
PERSONALI: ho letto il libro su consiglio di mia nonna, che è di Lula, ed
ha conosciuto personalmente Albino Bernardini, avendolo frequentato anche dopo
la sua partenza da Lula, e poi perché conosco i luoghi dove si svolge la
vicenda e sono anche interessata a capire la realtà e la
mentalità nella quale si trovavano a vivere i miei nonni e come poi si
sia giunti, in parte, a cambiarla. Il libro non ha deluso le mie aspettative, e
quanto mi aveva raccontato precedentemente nonna, ha trovato conferma nella
ine del libro che danno un quadro veritiero delle persone e del clima di
quegli anni.
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