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SE QUESTO È UN UOMO, Primo Levi

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SE QUESTO È UN UOMO


Autore: Primo Levi

Titolo: Se questo è un uomo

Anno di pubblicazione:

Trama: Il libro tratta degli anni passati in capo di concentramento ad Auschwitz da parte di Primo Levi. Lui racconta le sofferenze che a dovuto patire e gli ostacoli che ha dovuto superare fino a quando finalmente vengono liberati.



Analisi dei personaggi:

o   Primo Levi: è un uomo forte che si sa far strada rimanendo nella penombra. Ascolta sempre i consigli degli altri e rimane abbastanza umano anche in campo di concentramento. Come tutti ha la fame regolamentare e ha imparato a non farsi derubare ma anzi di rubare. (pg 31) Ha il ventre gonfio e le membra stecchite, ha il viso tumido al mattino e incavato alla sera. (pg 32) È stato cosi depravato che gli viene la felicità solo alla vista del sole (pg 66). È ottimista e tenta tutto perché pensa che al massimo lo ammazzano perciò tanto vale provare. Allo stesso tempo è molto deciso di non morire ma di cercare fino all'ultimo di rimanere in vita e di avere la propria personalità. Trova sempre una soluzione ad ogni problema. È molto intelligente e cerca di aiutare gli altri il più possibile come gli italiani nell'altro reparto dell'infermeria. (pg 147) Prima di entrare in campo di concentramento era un chimico; questo l'ha aiutato perché nel secondo anno di prigionia è stato messo a lavorare nel laboratorio chimico salvandolo dal freddo e dal lavoro duro. (pg 123)

o   Alberto: è il migliore amico di Primo. Si conoscevano già da prima di entrare ad Auschwitz. È molto intelligente e se la sa cavare da solo. Sa manovrare le persone ma senza diventare cinico.

o   Jean è il Pikolo del Kommando chimico di Levi. Era l'addetto alla pulizia della baracca, alle consegne degli attrezzi, alla lavatura delle gamelle e alla contabilità delle ore di lavoro del Kommando. È poco più di un ragazzo, il più giovane in tutto il Kommando. Sa parlare due lingue: il francese e il tedesco. È molto sveglio tanto che capisce di ascoltare Levi quando gli racconta del canto di Ulisse perché sa che fa bene a Levi cercare di uscire con la testa dal campo di concentramento. In più lo ascolta perché si riconosce dentro il personaggio narrato da Ulisse.

o   I Sommersi: Sono anche noti come "mussulmani". Sono uomini deboli che si sottomettono alle regole, si accontentano della razione data e non cercano di detrarsi da alcuni lavori. Resistono poco in campo perché presto muoiono sfiniti. Non sono persone degne con cui parlare perché non ti potranno mai aiutare.Sono il nerbo del campo, la massa anonima, continuamente rinnovata e sempre identica. Sono già troppo vuoti per soffrire veramente e non temono la morte perché sono troppi stanchi per comprenderla- (pg 8, 82)

o   I Salvati: Non sono comuni Häftling vegetanti nei comuni Kommandos e hi della normale razione. Ognuno si era trovato un posto nel quale riceveva delle preferenze, cercavano di essere prominenti; solo in questo modo era possibile sopravvivere. Un esempio di un salvato è Alfred L. che prima di essere rinchiuso dirigeva una importantissima fabbrica di prodotti chimici. Era un uomo robusto sulla cinquantina. Aveva trovato l'esclusività della pulitura giornaliera della marmitta degli operai polacchi che gli fruttava mezza gamella di zuppa al giorno. Diceva che bisognava rispettarsi come uomini perciò si lavava anche se subito dopo era di nuovo sporco e addirittura si lavava la camicia. Era riuscito ad ottenersi scarpe e vestiti adatti alla sua taglia. Arrivò fino ad avere il posto di esaminatore dei nuovi acquisti nel Kommando Chimico. (pg 84-85)

Luoghi: Campo di internamento a Fossoli (Modena) e il campo di concentramento di Auschwitz

Tempi: Si inizia a dicembre del 1943 fino ad agosto 1945. È durante la seconda guerra mondiale.

Stile: Il libro è pieno di descrizioni; infatti Levi descrive moltissimo il campo di concentramento. Inoltre usa uno stile particolare perché anche se sta parlando di se stesso generalizza con "noi" perché sa che tutti provavano la stessa cosa, raramente nel testo racconta usando "io". Nel libro ci sono pochissimi dialoghi e la maggior parte di essi è alla fine nel diario. I periodi sono di media lunghezza e scritti con un linguaggio semplice.

Punto di vista/ narratore: In questo libro il narratore è interno essendo Levi il narratore. Per me il punto di vista è un misto tra la focalizzazione zero e la focalizzazione interna perché Levi è un personaggio che sta vivendo la storia ma anche sa tutto e giudica gli altri. Perciò credo che ci sia un misto delle due focalizzazioni.

Messaggio: Il messaggio che Levi vuole trasmettere è una riflessione sugli eventi. Vuole far riflettere come i tedeschi abbiano fatto di tutto per annullare prima psicologicamente e poi fisicamente gli ebrei. Facevano in modo che non si sentissero più umani ma che diventassero tutti un unico gruppo non più capace di riflettere e di avere autostima. Levi lo capisce fin da quando entra in campo di concentramento e solo quando narra il canto di Ulisse esce dal gruppo e ritorna per poco un uomo normale. Inoltre vuole far riflettere su come in campo di concentramento tutto fosse concentrato sulla lotta per la sopravvivenza. Nessuno aveva più il rispetto e il riguardo per l'altro e non si facevano problemi a farlo uccidere pur di ricevere qualche cosa in cambio. Lì nessuno aveva amici e nessuno aveva il senso di solidarietà. Tutti pensavano a se stessi; un motto del campo era "a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà tolto" (pg 80). Da questa frase si vede proprio come fossero spietati pur di sopravvivere un giorno in più. Un altro messaggio che Levi vuole trasmettere è che questi terribili eventi non si debbano più ripetere perciò bisogna tramandarli. Infatti è per questo che scrive il libro; per lasciare memoria di quello che gli è successo in campo di concentramento e per studiare il comportamento degli uomini in situazioni estreme non per formulare nuovi capi d'accusa o per vendetta.

Commento: Questo libro mi è piaciuto molto. Io ho letto moltissimi libri sugli ebrei nella seconda guerra mondiale perché mi affascina molto come argomento anche se è molto pesante. Questo libro l'ho trovato diverso da tutti gli altri che ho letto perché in nessuno descriveva così bene le abitudini del campo di concentramento. Mi è piaciuto e non l'ho trovato né troppo lungo né troppo difficile. Sapevo già come sarebbe stata la fine perché la nostra prof delle medie ci aveva spiegato il libro però è stato diverso leggerlo. Credo che sia un libro fondamentale per la cultura di una persona e che prima o poi bisogna leggerlo. Questo libro fa riflettere su come noi ci lamentiamo quando dobbiamo fare piccole cose e invece loro ne sopportavano molte di più senza lamentarsi troppo. Ci fa capire che siamo fortunati e che bisogna pensare che c'è sempre qualcuno che sta facendo più fatica di noi perciò la cosa che stiamo facendo non è così terribile. Inoltre fa riflettere su come gli uomini possano essere così cattivi e violenti. Consiglio questo libro a tutti gli amanti della seconda guerra mondiale e delle storie degli ebrei. Credo sia una bella lettura da fare a metà anno anche se forse non durante le vacanze natalizie perché uno si sente ancora più "cattivo" pensando che lui è in vacanza a sciare quando c'erano quelli che non avevano neanche da mangiare.




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