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SENTO L'AURA MIA ANTICHA, E I DOLCI COLLI

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SENTO L'AURA MIA ANTICHA, E I DOLCI COLLI


Sento l'aura mia anticha, e i dolci colli
veggio apparire, onde 'l bel lume nacque
che tenne gli occhi mei mentr'al ciel piacque
bramosi et lieti, or li tèn tristi et molli.

O caduche speranze, o penser' folli!
Vedove l'erbe et torbide son l'acque
et vòto et freddo 'l nido in ch'ella giacque,
nel qual io vivo, et morto giacer volli,

sperando alfin da le soavi piante
et da begli occhi suoi, che 'l cor m'ànn'arso,
riposo alcun de le fatiche tante.

O' servito a signor crudele et scarso
ch'arsi quanto 'l mio foco ebbi davante,
or vo piangendo il suo cenere sparso.

Questo sonetto appartiene alla raccolta di poesie intitolata Canzoniere. Questo libro è diviso in due parti dalla morte di Laura, donna amata dal poeta, la cui morte crea in Petrarca un tormento interiore e il sonetto preso in analisi fa evidentemente parte della seconda. Ricorrono tutte le caratteristiche della poetica petrarchesca, in particolar modo il rapporto antitetico che intercorre tra contenuto e forma. Se il contenuto è segnato da continue contraddizioni, le ure retoriche (in special modo fonetiche) lo rendono coeso. Già nella prima quartina ci troviamo davanti un enjambement e una struttura chiastica che contrappone il presente e il passato. I dualismi vengono riproposti in modo insistente: bramosi et lieti e tristi e molli (v. 4); io vivo e morto giacer volli (v. 8); arsi e piangendo e foco e cenere (vv. 13 ). Questa continua alternanza tra piani temporali sottolinea la malinconia di Petrarca. Il concetto della caducità delle cose terrene sembra essere, comunque, il tratto distintivo del poeta che, in questo sonetto, lo esplicita nel primo verso della seconda quartina nel parlare proprio di  caduche speranze. Il paesaggio interiore si contrappone a quello di Chiare fresche e dolci acque in modo evidente e il divario tra i due è lo stesso che intercorre tra locus amenus e locus horridus. La logica di Petrarca è inattaccabile, non si può che concordare con il suo dolore: non ci sentiamo in grado di proporre una soluzione perché impossibile cogliere a fondo l'amore per questa donna. Dà l'impressione di essere qualcosa che va oltre la percezione umana e porta a considerare il poeta quasi un alieno. Eppure sempre un alieno in grado di dare voce al proprio mondo interiore, di mettere per scritto il groviglio che sente e riproporlo mediante il susseguirsi di immagini. Sembra che Petrarca cerchi di mettere ordine in questo mondo, ma non può farlo più di tanto per non rischiare di non far arrivare ciò che sente: se è tutto confuso, questa confusione deve apparire. Così, la stessa grammatica, elemento ordinatore, è utilizzata per creare disordine. Quello di Petrarca è un urlo silenzioso di dolore, alla ricerca di una razionalità inesistente in amore. E leggendo i suoi scritti ci chiediamo perché si lamenti così tanto, in un secondo momento se c'è così tanto da lamentarsi, per renderci conto solo alla fine che c'è. Tutto il dolore che quest'uomo prova è giustificato da un amore, come già detto, oltre la percezione umana. Il paesaggio che ci ripropone per spiegare le sue emozioni si racconta da solo: Vedove l'erbe et torbide son l'acque (v. 5). Avrebbe potuto usare l'immagine di un paesaggio distrutto o sso, ma il paesaggio interiore di Petrarca esiste a prescindere dalla morte di Laura, solo che è privato (per fare un paragone con Dante) dell'Amor che move il sole e l'altre stelle. Senza Laura tutto c'è, ma non ha motivo di esistere, come un corpo senza anima. Da notare, infine, l'attacco ad Amore che riprende, come tema, gli Stilnovisti: Amore crudele, Amore quasi sadico. Eppure che vita sarebbe senza? Non è difficile leggerlo in chiave moderna. Ci congeda in questo modo Petrarca, lasciando un senso di dolce-amaro: l'idea di due paesaggi che esistono l'uno per conseguenza dell'altro e che, pur essendo contrapposti, sono legati dal tempo che scorre inesorabile e indifferente.



La capacità espressiva di Petrarca non trova eguali per la chiarezza con cui esprime un insieme di sensazioni contrastanti, facendo avvertire queste dissidenze interiori, ma è la sua grande capacità artistica e l'uso di ure retoriche che ci fanno avvertire la coesistenza di tutto ciò in un solo uomo.






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