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"Scheda-libro de 'Una Storia Semplice'"

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"Scheda-libro de 'Una Storia Semplice'".

Comprensione globale:


I fatti riguardanti lo svolgimento del libro "Una Storia Semplice", dell'autore siciliano Leonardo Sciascia, si svolgono in Sicilia nel mese di Marzo di un anno non specificato. Infatti, l'autore non è esauriente sulle indicazioni geografiche e temporali dell'intreccio, bensì circoscrive alla regione siciliana la storia, che si apre durante la festa paesana dedicata a San Giuseppe, che si svolge, come ci fa sapere il narratore, il 18 Marzo. Lo scrittore, però, è più dettagliato nel nominare il luogo dove è avvenuto l'omicidio, ovvero " in contrada Cotugno, dal bivio per Monterosso, strada a destra".

L'esordio del racconto è anticipato dalla telefonata di Giorgio Roccella al commissariato, che non viene presa seriamente dai poliziotti. Invece, il punto in cui viene interrotto l'ordine iniziale, è quando l'eroe di questo romanzo giallo, cioè il brigadiere Antonio Lagandara, scopre il cadavere del diplomatico Roccella nel suo vecchio casolare.



Nell'incipit di questo libro ci vengono presentati alcuni personaggi, tra i quali colui che acquista più rilievo è sicuramente il brigadiere. Vengono anche introdotti i personaggi del commissario e dei semplici agenti di polizia che o "animano" il commissariato o accomnano il sottufficiale alla casa del Roccella.

È proprio qui, in questo luogo all'apparenza disabitata, che il brigadiere dimostra la sua bravura nella deduzione di piccoli particolari, importanti per la risoluzione del caso. Arrivati alla casa dell'ambasciatore, gli agenti constatano subito che non si era trattato di uno scherzo come aveva ipotizzato il commissario, ma che qualcosa di strano era veramente accaduto. Infatti, entrando i poliziotti trovano accasciato alla scrivania con un "grumo nerastro" di sangue alla tempia, il fautore della telefonata, cioè "il diplomatico, console o ambasciatore" Giorgio Roccella. Agli occhi esperti del brigadiere tutto sembra fuorché un banale suicidio; infatti, se si fosse trattato di suicidio "la mano destra avrebbe dovuto penzolare a filo della pistola", risalente alla Prima Guerra Mondiale, che era stata ritrovata a terra accanto al cadavere. Inoltre, la mano poggiava su un foglio, su cui si poteva leggere la frase "Ho trovato" seguita da un punto, che avrebbe potuto ingannare le menti più superficiali, attribuendola a un uomo sul punto di suicidarsi. Questo ritrovamento, però, non sconvolge il brigadiere Lagandara, che anzi rimane fermamente convinto sulla sua ipotesi di omicidio, collegando quella frase scritta sul foglio di carta alla telefonata della sera prima, in cui la vittima diceva di aver trovato "una cosa". Dopo un breve giro della casa, dove si potevano trovare innumerevoli prove che testimoniavano che un uomo avesse dormito lì la notte prima, il brigadiere trova una porta che conduceva a un polveroso "sottotetto". Interessato, Antonio sale, sperando di trovare nuovi indizi, ma scopre soltanto dei "busti-reliquiari di santi" che lo osservavano torvi alla flebile luce dei fiammiferi, che l'uomo usa non trovando l'interruttore per la luce. Così, deluso, ritorna all'aria aperta con il collega, notando, prima di andarsene, un altro piccolo dettaglio: i catenacci che chiudevano le porte dei magazzini erano nuovi, particolare molto strano specialmente per una casa disabitata da molti anni.

" Ho trovato" è  sicuramente la frase-chiave della prima parte di questo giallo, dove tutte le affermazioni, le ipotesi e le congetture circolano su queste due parole e soprattutto su quel misterioso punto, ingannevole sotto molti punti di vista e che poi si completerà con "ho trovato . la droga".


Analisi del testo:

Il protagonista di "Una Storia Semplice"è il brigadiere Lagandara che si profila come l'eroe del romanzo, ma alla fine, quando scopre il colpevole, non riesce a far trionfare la giustizia, riuscendo soltanto a salvarsi la vita. È proprio la risoluzione di questo, all'apparenza facile, ma complicato caso che il personaggio vuole raggiungere, come "oggetto del desiderio". Iniziando la lettura del libro, non si riesce ad individuare la ura dell'antagonista, cioè l'omicida del Roccella; anche se proseguendo ina dopo ina si comprende facilmente, con il brigadiere, che l'assassino è in verità il commissario. Di aiutanti, invece, non se ne intravedono ancora, ma si possono definire così gli agenti che aiutano Antonio nella perlustrazione della casa del diplomatico.

Un'ellissi, cioè l'omissione di alcuni fatti che perciò non vengono narrati, molto chiara si può individuare fra il primo e il secondo modulo , subito dopo la frase del commissario che si congeda dal brigadiere, dicendo "qualunque cosa accada, domani non mi cercate", seguita immediatamente dopo dalla narrazione della perquisizione del casolare di Roccella.

Il narratore si può definire esterno nascosto, il narratore cioè descrive i fatti in terza persona senza mai intervenire direttamente. Inoltre, si può anche parlare di focalizzazione esterna perché la voce narrante racconta solo ciò che appare al momento e ne sa di meno dei personaggi, protagonisti della storia; questo tipo di focalizzazione, nel romanzo giallo, serve anche per creare suspence e mistero.

L'autore però fa percepire la sua presenza nell'intreccio con studiati interventi ironici, che mettono per adesso in discussione solo l'inefficienza della polizia. Infatti, lo stesso incipit presenta una situazione dove l'impegno etico e morale della polizia viene messo in discussione da Sciascia, scrivendo " gli uffici" del commissariato "erano deserti, più delle altre sere a quell'ora", descrivendo esaurientemente la svogliatezza degli agenti di polizia ad assicurare la giustizia, dando soltanto una falsa immagine di ferrea volontà, lasciando gli spazi illuminati. Però, l'ironia sciasciana e nelle stesse parole del commissario, simbolo della giustizia, che prima scherza sulla telefonata del povero Roccella e che poi segnala al brigadiere che l'indomani sarà irrintracciabile "per festeggiare il San Giuseppe da un mio amico", anche se un agente di polizia, per lo più un ufficiale, dovrebbe essere sempre reperibile in caso di emergenza.

Sciascia ha con le parole del brigadiere, definito il suo stile di scrivere, con la battuta "una capacità di selezione, di scelta, di essenzialità per cui sensato ed acuto finiva con l'essere quel che poi nella rete dello scrivere restava". Però, egli usa vocaboli colti, ricercati e di tono aulico che caratterizzano i suoi scritti. Le parole di carattere più elevato sono varie nella prima parte del romanzo come ad esempio l'utilizzo di termini tecnici medici come "per sincope o per infarto", oppure l'utilizzo di "significati esistenziali e filosofici", che fanno capire al lettore la buona conoscenza del lessico della lingua italiana e delle scienze in generale.


Per la lettura integrale:

I fatti che si possono estrapolare dalle righe di Sciascia  sono, in ordine cronologico,le seguenti:

Ø La telefonata di Giorgia Roccella al commissariato;

Ø L'omicidio del diplomatico da parte del commissario;

Ø La scoperta del cadavere a casa sua in contrada Cotugno;

Ø La perquisizione dell'abitazione della vittima da parte della polizia, della scientifica e dei carabinieri;

Ø Le testimonianze del tassista e del professor Franzò , il caro amico della vittima;

Ø L'omicidio di un capostazione e del manovale della stazione di Monterosso;

Ø L'uomo della Volvo indagato, interrogato e arrestato come fautore del duplice omicidio;

Ø Interrogati lio ed ex-moglie di Giorgio Roccella;

Ø L'ultimo sopralluogo alla masseria del defunto diplomatico;

Ø La scoperta da parte del brigadiere della colpevolezza del commissario;

Ø Il colloquio fra Antonio Lagandara e il professor Franzò;

Ø Il duello fra il commissario e il brigadiere, con la conseguente morte dell'ufficiale di polizia;

Ø Dichiarazione di semplice incidente da parte del questore, del colonnello dei carabinieri e del magistrato, così la giustizia non riesce a trionfare.

Come abbiamo già detto, il personaggio principale è il brigadiere e Scoscia si sofferma maggiormente su lui, raccontandone la storia, sempre però rimanendo estremamente essenziale. Infatti, Antonio, lio di un bracciante elevato al rango di potatore, aveva finito gli studi diplomandosi in economia e commercio dopo la morte del padre. Così, non sapendo che strada intraprendere, decide di arruolarsi nel corpo di polizia, diventando cinque anni dopo sottufficiale, anche se il suo vero e unico sogno è quello di laurearsi in giurisprudenza.

I personaggi secondari che hanno molta importanza  sono il commissario e il caro amico della vittima, il professor Franzò. Il primo è sicuramente il simbolo della corruzione e dell'inefficienza della giustizia: prima scherzando e sottovalutando la serietà della telefonata del Roccella, poi sendo per un giorno e rivelandosi come colpevole dell'omicidio, è a dimostrazione del fatto che questo personaggio è in evidente contrapposizione con la divisa che porta, baluardo per eccellenza dell'onestà, fiducia e correttezza. Invece, il professor Franzò rappresenta la ura dell'uomo semplice che, anche se addolorato per la ssa di un caro amico, decide di mettersi a completa disposizione per la risoluzione del caso, esponendo tutto ciò che sa su Giorgio Roccella.

"Una Storia Semplice" si può definire un giallo di denuncia, anche se Sciascia non prende mai delle posizioni chiare e soprattutto non nomina mai le parole mafia e droga, chiavi dell'intero romanzo, attorno cui ruotano le vicende e gli omicidi. Inoltre, rappresenta una società corrotta che non vuole denunciare o parlare su atti illeciti che avvengono, dimenticandoli e perciò evitando di passare dei seri guai. Un chiaro caso di omertà avviene, senza ombra di dubbio, quando l'uomo della Volvo, che è stato appena rilasciato, riconosce uno degli assassini del capostazione e del manovale a Monterosso, ma non ritorna indietro per non passare dei nuovi guai, non solo con la giustizia ma anche con la malavita della città siciliana. Anche l'insabbiamento della colpevolezza del commissario, troppo scomoda per le forze dell'ordine, è il simbolo della mancanza di volontà di andare a fondo nelle questioni.

In tutti i romanzi di Sciascia la ragione viene sconfitta e alla fine, dove in ogni giallo la giustizia trionfa con la cattura del colpevole, non si ristabilisce l'ordine iniziale. "Una Storia Semplice" si può classificare in perfetto stile sciasciano, presentandone tutte le caratteristiche. Alla fine il brigadiere, che ha risolto il caso, non riceve alcun premio ma riesce a malapena a salvarsi la vita.

L'episodio, che ha secondo me sia un particolare significato sia molta importanza per il romanzo, è quello del duello fra il brigadiere Lagandara e il commissario. Questa scena assume un'atmosfera westeriana, dove i due poliziotti si affrontano in una prova di agilità, maestria e di riflessi essenziali per maneggiare una pistola. Questo passo è importante perché, oltre a dimostrare la bravura e il coraggio di Lagandara, fa capire, con molta suspence e stupore, chi è il vero criminale, il colpevole.


Confronto con il film:

I romanzi di Sciascia sono stati oggetto di vari film, grazie alla loro essenzialità. Anche questo suo ultimo giallo è stato rappresentato con un lungometraggio, dimostrandosi fedelissimo al libro. Uniche differenze sono quelle all'inizio, dell'aggiunta di una scena, dove vengono presentati il professor Franzò e l'uomo della Volvo, sul traghetto che fa spola fra Villa San Giovanni e Messina. Inoltre, il ruolo del professore nella sceneggiatura assume un ruolo più importante, mentre nel libro ha una posizione più marginale. Unico vero stravolgimento è stato nei nomi; quelli originali di Giorgio Roccella e del brigadiere Lagandara sono stati cambiati in Luca e nel brigadiere Lepri.







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