Sonetti
Ugo Foscolo compose dodici
sonetti: i primi otto furono pubblicati a Pisa nel 1802, gli altri quattro a
Milano nel 1803. L'autore stesso poi ne curò un'edizione definitiva nel
1816. La differenza tra i due gruppi di sonetti non consiste soltanto nell'anno
o nel luogo di composizione o in altri motivi occasionali, bensì
nell'ispirazione e nelle tematiche che, pur sempre proprie della poesia foscoliana, assumono nei quattro sonetti posteriori una
dimensione meno autobiografica e più filosoficamente universale. I primi
dodici sonetti si rifanno, infatti, a modelli letterari classici o tratti dai
poeti contemporanei italiani e stranieri e riprendono i temi del destino
avverso, dell'amore appassionato, dei forti propositi accomnati dallo
sconforto, dall'avvilimento e dalla tentazione del suicidio; temi questi che
costituiscono l'essenza delle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Negli altri
quattro sonetti, considerati i "maggiori" dalla critica, ritroviamo la
pessimistica visione del mondo foscoliana, l'amore di
patria, il senso amaro dell'esilio, la negazione di una vita ultraterrena, ma
nello stesso tempo un'accettazione più matura del proprio destino che si
fa destino di tutti gli uomini, nella convinzione che la morte rappresenti un
porto sicuro dopo gli affanni della vita e che i sepolcri possano mantenere
vivi nel ricordo gli affetti. Alla Musa è una considerazione sul destino
umano che corre implacabile verso la riva muta della morte; il valore della
poesia è ben espresso nel sonetto A Zacinto,
dedicato alla terra natia, l'isola nel mar Ionio che Foscolo,
costretto all'esilio, non avrà mai più modo di rivedere e a cui
dedica i suoi versi; l'anelito a far riposare le ossa in patria e ad avere il
conforto del pianto dei vivi, unica cosa che dura oltre la morte, è il
filo conduttore invece del sonetto In morte del fratello Giovanni, dedicato al
fratello morto suicida nel 1801; Alla sera esprime infine il senso profondo
della morte, poeticamente rappresentata dalla sera, come rifugio sicuro dopo il
travaglio della vita.Dal punto di vista stilistico Foscolo riprende il sonetto petrarchesco,
ma lo modifica nei connotati metrici e strutturali: mentre, infatti, in Petrarca solitamente nelle quartine viene espresso il
concetto e nelle successive terzine le conseguenze, Foscolo
costruisce un pensiero unico che ha un solo stacco nei versi finali e fa largo
uso dell' "enjambement", ovvero lega concettualmente
un verso con l'altro. Si serve inoltre di suoni simili, ripresi da parole
diverse per dare ai componimenti una musicalità che crea suggestioni
impreviste, e adopera un linguaggio raffinato e classicheggiante che aggiunge
un senso di meditazione profonda, sofferta e filosofica alla sua ispirazione
poetica.