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TEMA SU GERTUDE, LA MONACA DI MONZA

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TEMA SU GERTUDE, LA MONACA DI MONZA



Nel 9° modulo dei promessi sposi troviamo una delle ure più eminenti del romanzo oltre ai nostri protagonisti Renzo e Lucia: Gertrude, la monaca di Monza . ma andiamo per ordine .

Abbiamo lasciato i nostri personaggi in fuga dal paese, destinazione Monza, dove le donne dovevano fermarsi per raggiungere il convento, mentre Renzo proseguiva fino Milano.

Così Agnese e Lucia giunte al convento incontrano Gertrude , un incontro, questo, destinato a servirci come analisi di questo "frutto dell'ingegno di Manzoni":

dal vv. 121 al vv. 150 (modulo 9), la misteriosa donna appare nell'aspetto che a prima vista faceva un'impressione di bellezza <sbattuta, sfiorita, direi quasi scomposta>, due occhi neri neri si fissavano talora in viso alle persone con un'investigazione superba, talora si chinavano in fretta come per cercare nascondiglio.

Le labbra spiccavano in quel pallore: i loro moti erano <subitanei, vivi, pieni d'espressione e mistero>.



Quella bellezza <sbattuta, sfiorita, e direi quasi scomposta> rafurava già un'anima combattuta e logorata dal peccato e gli stessi colori che si stagliavano e distinguevano la ura (bianco per la benda di lino, la fronte e il pallore del viso; nero per il velo, gli occhi e i capelli; il rosso sbiadito delle labbra) rinviano a contrasti violenti, a un chiaroscuro interiore e a un'esigenza sciupata di vitalità e amore.

La contrazione dolorosa della fronte rivela turbamento, contraddizione, e infatti gli occhi ora cercano affetto e pietà, ora invece esprimono un odio inveterato e oppresso. La narrazione del conflitto interiore di Gertrude, sempre sul punto di rifiutare la monacazione e sempre incapace di mettere in atto la sua decisione, costituisce un raffinato esempio di dramma psicologico.

I complessi interiori di Gertrude derivano infatti dalla sua dolorosa adolescenza e la rigida educazione impartitagli. Gertrude, già prima della nascita, era destinata al mondo della Chiesa e pre lei non ci saranno mai vie d' uscita.

Quelle rare volte che un'occasione le si presentava davanti, pronta per farle rifiutare la monacazione . lei si bloccava, un po' per i suoi ripensamenti, un po' per l'autorità del padre, un po' per l'onore della famiglia. Ella vive come una colpa la sua stessa ripugnanza al chiostro, l'unica maniera per espiare consisterà di conseguenza nel chiudersi volontariamente nel monastero.

Ma non c'è via d'uscita, i discorsi del padre, ma ancor di più lo sguardo dominante che il "principe" (così lei chiamava suo padre)  posava su di lei la facevano cedere a dire ancora un altro, sempre più doloroso, sì.

Un altro episodio in cui la psicologia della nostra monaca viene messa a dura prova è l'uccisione della conversa, a seguito della sua storia con Egidio . partiamo dal principio .

Gertrude comincia una storia segreta con Egidio. Un giorno durante una lite con Gertrude, una conversa dichiara di sapere "il suo segreto" e che a tempo debito parlerà.

È chiaro ora che la tranquillità dei due amanti è ora su un filo di rasoio , così decidono di uccidere la testimone in questione. Come realmente sia andata l'uccisione, e chi abbia aiutato i due, non si sa, perché le edizione della "ventisettana" e della "quarantana" riportano il fatto in maniera discordante; solo un punto è comune alle due narrazioni: il sentimento di Gertrude: piena di panico e ripensamenti, talmente pentita di quella ingiusta morte che per tutta la durata della vita continuerà a vedere il fantasma della conversa uccisa e a sentirne la voce <nell'intimo dell'orecchio mentale, sussurro fantastico di quella stessa voce>. Come avrebbe voluto Gertrude che la povera conversa sia ancora lì davanti . quanto meno ne parlava, tanto più ci pensava! Le si fissava lì il pensiero, e mai si smuoveva.

Il carattere di "Gertrude, la monaca di Monza" è senza dubbio inquieto, turbato, misterioso, realistico ma con un pizzico di inventiva, ma è pur vero che chiunque avesse ricevuto un'educazione così, ed avesse avuto un'adolescenza come quella del nostro personaggio, sarebbe padrona indolente e incapace di tale carattere.




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