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Televisione, pubblicità e democrazia
Quando la
pubblicità iniziava nella televisione italiana correva l'anno 1957. Le
scenette di Carosello erano sicuramente le più amate dal pubblico. Si
interruppe bruscamente perché interferiva troppo sugli ascolti. Sembra
incredibile solo raccontarlo. Ed è ancora più incredibile
pensare che invece oggi alcune aziende sono disposte ad investire milioni di
euro in uno spot pubblicitario durante un programma di largo ascolto o un film
tra i più famosi . Una domanda sorge spontanea . Perché? Tra tutti i mezzi
di comunicazione di massa la televisione ha un posto d'eccellenza. E' diventata
un oggetto di utilizzo comune in tutte le case ed ha utenti in ascolto a tutte
le ore del giorno e della notte e per ogni fascia d'età. Ecco spiegato
perché alcune aziende commerciali indirizzano i loro spot mirando
particolarmente ad alcune fasce orarie e/o alcune reti televisive piuttosto che
altre. E' anche vero però che l'interesse è reciproco: le reti
televisive infatti, aumentano gli incassi che verranno poi reinvestiti in
programmi di largo consumo. Da uno specchietto fornitomi dal "venerdì di
repubblica" ho potuto inoltre constatare, mettendo a confronto le reti
più seguite in Italia e suddividendole in reti pubbliche e reti private,
quanto, alcune televisioni possono incassare mandando degli spot in programmi
con un gran numero di ascoltatori. In base invece ad altri documenti in mio
possesso che sono rispettivamente brani di un'intervista a Baudrillard e di Poper si può notare che il primo asserisce
che il 50% dei programmi nazionale sono importati dall'estero e precisamente
dall'america che esporta films e musica. Popper invece raccontava l'incontro
col proprietario di una rete televisiva che cercava di convincerlo della
bontà e democrazia dei suoi intenti nel dare al pubblico ciò che
esso chiedeva. Certo colpisce molto essere messi di fronte di alcune
verità quali per esempio il dovere assumere dei modelle televisivi che
non ci appartengono forse per il
semplice motivo che non abbiamo noi stessi modelli di riferimento ed è
più facile propinarci una pappa pronta di altri che investire su noi
stessi e sulle nostre capacità. Poi direi la possibilità di
scelta che non è data da una televisione che diversifica la propria scelta
in base ai gusti, cultura, fasce d'età, ma che su una rosa di pochi
programmi si inginocchia al Dio denaro prendendo come oro colato i dati
auditel. Per farla breve non interessa affatto a chi fa televisione di vendere
un prodotto di buona fattura, con qualche contenuto e interesse ma solo
scegliere quale fra i programmi che si decide di mandare in onda fa più
ascolti e su quello guadagnare il più possibile tartassandoci con
pubblicità. Non esisterà mai in connubio fra democrazia e pubblicità.
Dove coesistono interessi di milioni di euro le scelte "democratiche le fanno
le aziende commerciali sponsorizzando questo o quel programma questo o quel
films .Per fare un esempio e per far capire il grosso interesse economico che
gira attorno al fenomeno della pubblicità, citerò alcuni dati: al
cementano show, in onda in prima serata su rai uno,uno spot è venuto a
costare circa 93 mila euro; striscia la notizia, in onda su canale cinque sullo
stesso periodo,è costato circa 74 mila euro. Se teniamo conto dei totali
della scheda in analisi possiamo dire che le reti mediaste incassano circa un
miliardo di euro in più delle reti Rai. Dobbiamo anche tener conto che
Il sistema dell' auditel che tende a controllare l'interesse degli ascoltatori di un programma piuttosto che un altro gioca un ruolo importantissimo, pilotando gli interessi delle aziende nei programmi di più alto audience. Come siamo democratici noi! Abbiamo tante possibilità di scelta . .abbiamo tanti Grandi Fratelli, tante formose Sorelle, Il SanRemo delle canzonette, le varie Miss Italia e dintorni che ci fanno dimenticare il terzo mondo, le guerre, le ingiustizie e tutti i problemi quotidiani. Basta un telecomando ormai!sarà questa la nostra democrazia? Abbiamo possibilità di scelta? Forse no . ma è così bello stringere in mano un telecomando e credere di scegliere.
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