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The Verve: Urban Hymns



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The Verve: Urban Hymns

Urban Hymns esce alla fine del settembre 1997 ed è il terzo e ultimo album dei The Verve con il quale hanno raggiunto l'apice del successo e paradossalmente anche la loro estinzione come gruppo.

Questo cd a mio avviso è veramente bello e vario perchè riesce a passare da traccie psichedeliche come 'Neon Wilderness' e 'Catching The Butterfly' a veri e propri inni Brit Pop come 'Lucky man' (nella quale è presente una notevole influenza degli Oasis) e il capolavoro 'Bitter Sweet Symphony'. Il disco inizia proprio con questa canzone che ha permesso a Ashcroft e comnia di rimanere per sempre nella storia del loro genere e di balzare immediatamente in cima a tutte le classifiche mondiali. Dopo questo grande pezzo arriva la dolce e romanticissima ballata 'Sonnet' altra canzone fantastica e soprattutto rilassante. La traccia n. 3 è 'The Rolling People' brano rocckeggiante che mette in risalto la bravura nel suonare di tutto il gruppo. Dopo una traccia molto girntosa come lo era la n. 3 è il turno di una molto malinconica intitolata 'The Drugs Don't Work' che parla dei problemi di droga dei Verve.

Con il brano 5 si apre la parte psichedelica del cd grazie alla bella 'Catching The Butterfly' che permette a tutti noi di farsi la domanda: 'Ma davvero i Verve hanno smesso con la droga?!' per conoscere la risposta basta ascoltare il pezzo seguente ovvero 'Neon Wilderness' traccia dall'atmosfera iniziale molto floydiana e capirete. Dopo queste due traccie la psichedelia finisce e si ritorna al brit pop con la bella 'Space And Time' e 'Weeping Willow' che comunque fanno da apertura alla bellissima ed emozionante 'Lucky Man' traccia che esprime al meglio l'essenza musicale della band anche se risente come detto in precedenza un po' di influenza Oasis, ma in Inghilterra in quel periodo le cose andavano così. Il disco prosegue con l'ottima ballata dal gran testo 'One Day' e con 'This Time' forse il pezzo di minor valore del disco e finisce con la tristezza di 'Velvet Morning' e con la sfrontataggine degna di un gran gruppo brit pop e la voglia di spaccare tutto di 'Come On'.



In sostanza possiamo dire che questo disco è molto valido sicuramente uno dei migliori del genere, poi la sua caratteristica principale è quella di spaziare senza problemi tra brit pop e psichedelia. Insomma un album che non ti annoia mai e certamente una degna fine di un gruppo che per vari problemi tra cui droga, troppa pressione e litigi interni ha dovuto smettere di regalarci perle di grande musica.







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