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Una legge per i bimbi in provetta

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Titolo:

Una legge per i bimbi in provetta

Destinazione Editoriale: Giornalino scolastico.



Mamme e nonne in cinta, uteri prestati o affittati, ovuli congelati: sono le ultime notizia di cronaca. Le moderne   tecniche   della genetica offrono possibilità sempre nuove per avere un bimbo forzando la natura, ma fino a dove è lecito spingersi? È una questione delicata, che coinvolge tutte le coscienze.

In Italia non esiste ancora una legge che controlli il far west procreativo. Sul piano etico è chiaro che l'unica legge accettabile dovrebbe essere una legge che vieti la fecondazione artificiale, sia omologa che eterologa; ma è altrettanto chiaro che è dovere morale operare per limitare al massimo gli effetti perversi del far west procreativo.



Si parla di un argomento scottante ultimamente, minacciato da un referendum, che offre opportunità di maternità a tante madri, ma anche un grande spreco di vita e il crearsi di situazioni assurde.

È normale per una donna volere diventare madre e avere una famiglia ed è una cosa stupenda che la scienza oggi sia arrivata a tanto, ma la disperazione di una donna per la sua infertilità la porta a compiere di tutto.

Bastano pochi esempi a farci capire quanto sia utile porre dei paletti e cercare almeno di non andare contro natura. Infatti, si parla sempre più spesso di donne in cinta a sessantenni, di ovuli di due donne fusi insieme, di li che non hanno la minima idea di chi sia il loro padre biologico, di li che possono arrivare ad avere fino a 6 genitori (2 genetici, 2 sociali, 2 legali) venendo così privati dell'identità dei propri genitori.

Inoltre, ci dobbiamo ritenere degli assassini, poiché in Italia si calcolano intorno a 200.000 gli embrioni umani congelati sotto azoto liquido in attesa di destinazione (ma è sicuramente una sottostima) e con le attuali tecniche di fecondazione artificiale avviene una perdita d'embrioni umani che va oltre il 90%.

La fecondazione artificiale non rappresenta una cura per la sterilità e non può essere considerata, dunque, un 'diritto'. Il desiderio legittimo di un lio non può diventare un diritto al lio ad ogni costo.

Mi sembra facile a questo punto capire quanto sia utile porre al più presto dei limiti a questo spreco di vite e tutelare i diritti di genitori, embrioni e li.

Il lio rappresenta un dono, una persona da accogliere, non un diritto, né un prodotto.
La persona è sempre fine e mai mezzo. Non è accettabile che anche un solo embrione muoia per far nascere altri embrioni. È urgente porsi la domanda: 'L'embrione è una persona o un oggetto?'.

L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal momento dal suo concepimento. La distruzione volontaria di un embrione perciò è un aborto procurato.

Il disegno di legge approvato dalla Camera mette importanti paletti che permetteranno di salvare un gran numero di vite umane, attualmente esposte a morte sicura. Eccone i principali:

Viene riconosciuto il concepito come soggetto titolare del diritto alla tutela (art. 1)
- Viene vietata la fecondazione eterologa (con seme o ovuli di donatori esterni alla coppia)
- Viene vietata la produzione soprannumeraria di embrioni, il loro congelamento, la sperimentazione, la loro soppressione e clonazione.

Ad oggi la legge è ferma al Senato e nel frattempo decine di migliaia di giovanissime vite umane trovano la morte e vengono manipolate nella propria identità genetica ed integrità fisica nei centri di fecondazione artificiale.

Capisco che per i politici non sia facile trattare quest'argomento,  ma stanno usando questo problema come un metodo per rafforzare il potere delle varie componenti politiche. Ognuno ha preso la sua posizione, ma non riuscendo a trovare un accordo si chiede il referendum che almeno potrà essere "un'opportunità per rendere il popolo italiano più consapevole dei reali problemi e valori in gioco"(dal discorso alla Cei di Ruini), ma sarà un'opportunità per i vari partiti di esporre i loro ideali e confermare il proprio potere. La politica italiana mette davanti il potere alla decisione di vita o di morte di migliaia di embrioni.

Su cose che riguardano la vita e la morte non si può decidere per disciplina di partito.





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