latino |
Una volta Licaone, crudele e temerario re d'Arcadia, ingannava Giove, padre degli Dei e degli uomini. Egli tuttavia aveva conosciuto l'animo audace e crudele del re e mosso da una grave ira punì gravemente l'audacia del re: mutò infatti Licaone in un animale rapace. Da quel tempo Licaone rapiva crudelmente animali innocenti.
A Giove, poiché era in collera con i restanti uomini temerari, piacque distruggere tutti gli uomini con una pioggia eccezionale.
E in breve tempo un'eccezionale pioggia da tutto il cielo fu mandata.
Tutti i fiumi riversavano le loro forze per vie e campi e quartieri. Tutti gli arbusti, tutti gli uomini, tutti gli animali, erano rapiti da questa forza eccezionale. Un mare ingente copriva i tetti delle case e i monti. Le alte torri erano nascoste sotto il mare.
In breve non si poté vedere più la terra: tutto era mare e le spiagge mancavano al mare. Dove poco fa il gracile cervo aveva mangiato le erbe, lì la foca poneva il suo pesante corpo. Il rapace lupo ( . ).
Il delfino nuotava nelle foreste. Le forze impetuose del mare trasportavano i forti leoni. Ormai al forte cinghiale la forza non era utile, al cervo fuggiasco il piede veloce non era utile. Perfino gli uccelli, dopo che invano furono andati in cerca della terra volando cadevano stanchi in mare.
Qui l'uomo invano scalava la collinetta: non sfuggì alla forza impetuosa delle onde.
Là un altro navigava per mari, che poco prima erano stati campi: né in verità una nave veloce non era utile a colui che fuggiva: l'uomo, bisognoso di cibi dopo poco tempo morì. Altri si erano arrampicati sugli alberi ma furono lacerati dagli animali dei mari. Sotto il mare, le Nereidi, che sono le lie di Nereo, dio del mare, guardavano le rovine di opere celebri.
Così Giove distrusse quasi tutti i mortali. Soltanto due mortali sfuggirono all'ira crudele di Giove: Deucalione, uomo pio e innocente, e Pirra, la sua fedele e pia moglie.
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