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Commento al carme 11 di Catullo: il congedo



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Commento al carme 11 di Catullo: il congedo


ANALISI METRICA: Catullo scrive questo carme in strofe saffiche minori per una probabile antitesi col carme 51, l'unico altro scritto da lui in strofe saffiche, in cui più che in ogni altra poesia si vede il sentimento vivo e ardente dei primi tempi della relazione. Da notare che i vv. 19-22 sono ipermetri, poiché l'ultima sillaba della parola omnium si elide con la prima sillaba di ilia,e l'ultima di prati con la prima di ultimi.


COMMENTO: questo carme è sicuramente uno degli ultimi dedicati a Lesbia, poiché sono citate le camne di Cesare in Gallia, in Britannia e sul Reno, conclusesi nell'autunno del 55 a.C.

Nella poesia Lesbia è presentata, in termini crudi, avvinghiata a una schiera di amanti. Probabilmente il quadro può essere stato esagerato da Catullo che, abbandonato da Lesbia, vede con occhi diversi il comportamento della sua donna, che già conosceva ma sperava che non avrebbe impedito il suo amore.

Ad ogni modo, differenza dei carmi 58 e 37, qui il tono è molto più distaccato, e il fatto che si serva di interlocutori per il messaggio sottolinea la lontananza che c'è ormai tra Catullo e Lesbia.

Il messaggio per Lesbia occupa le ultime due strofe, quella sulla depravazione di Lesbia, e quella sulla similitudine del fiore.

Le prime quattro strofe invece sono dedicate all'amicizia di Furio e Aurelio, comni di Catullo sempre pronti ad aiutarlo.

La funzione di queste quattro strofe è piuttosto difficile da analizzare: la loro solennità, in antitesi con la brevità del messaggio, serve ad evidenziare l'importanza di affidare il messaggio ad amici fidati, nonché il bisogno di Catullo di evadere da una realtà diventata insopportabile.



Inoltre Catullo amplia artificiosamente l'elogio ai due amici per creare un effetto di sorpresa e contrasto, per cui solo alla quarta strofe ci si rende conto del vero significato della poesia.

URE RETORICHE: la ripetizione di sive, collocata all'inizio del verso, è una struttura tipica della poesia solenne, e contribuisce ad elevare lo stile; anche l'utilizzo di ut nel senso di ubi, e gradietur, evidenti arcaismi, svolge la stessa funzione.

Anche la presenza di termini di influenza omerica ed ellenistica, come Eoa al v.3, l'epiteto omerico del mare longe resonante e caelitum, è indicatore di elevamento di stile. Da osservare anche la marcata allitterazione delle dentali al v.4, che riproduce il suono delle onde che battono sugli scogli, la litote non bona dicta al v.16, l'antitesi di nullum all'inizio del v.19 con omnium alla fine del verso, e la delicatissima similitudine tra l'amore di Catullo e il fiore che cade toccato dall'aratro, che si contrappone all'immagine depravata di Lesbia.






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