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GAIO VALERIO CATULLO

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GAIO VALERIO CATULLO

Scarse e incerte sono le notizie su Catullo; i suoi carmi restano la fonte principale per la conoscenza della sua vita, almeno per ricostruirne e comprenderne, personalità e stati d'animo. Catullo proveniva dalla Gallia Cisalpina (ovvero, dall'Italia settentrionale) e apparteneva ad una famiglia agiata. Si trasferì a Roma per gli studi; entrò a far parte dei 'neóteroi' o 'poetae novi' ed entrò in contatto anche con personaggi di notevole prestigio, come Cornelio Nepote. Catullo non partecipò mai attivamente alla vita politica. Il tema principale della sua poesia è Lesbia, la donna che il poeta amò con ogni parte del suo corpo e della sua anima, conosciuta forse a Verona: il suo vero nome era Clodia, sorella del tribuno della plebe Clodio Pulcro. La storia fra il poeta e Lesbia è molto travagliata: Clodia era una donna elegante, raffinata, colta, ma anche libera nei suoi atteggiamenti e nel suo comportamento; nelle poesie di Catullo abbiamo diversi accenni allo stato d'animo provato per lei, a volte di affetto e amore, a volte di ira per i tradimenti di lei. Tutto, fino all'addio finale. Catullo era a Roma, quando ebbe la notizia della morte del fratello; tornò a Verona dai suoi e vi stette per alcuni mesi, ma le notizie da Roma gli confermavano i tradimenti di Lesbia. Il poeta fece così ritorno nella capitale, sia perché non riusciva a star lontano dalla vita romana, sia per l'ormai insostenibile gelosia. Deciso, infine, ad allontanarsi definitivamente da Roma il poeta accomnò il pretore Caio Memmio in Bitinia. Laggiù, in Asia, il giovane Catullo entrò in contatto con l'ambiente intellettuale dei paesi d'Oriente; fu dopo che Catullo compose i suoi poemi più raffinati. Catullo tornò dal suo viaggio e si recò nella villa di Sirmione, dove trascorse gli ultimi due anni della sua vita.

Il 'Liber' catulliano consta di 116 'carmi' (per un totale di circa 2300 versi), raggruppati in 3 sezioni in base al metro ed allo stile. Abbiamo, così:



I. (cc. 1-60) sono brevi carmi polimetri che C. chiama 'nugae', 'versi leggeri': ovvero, espressioni di una poesia intesa come 'lusus', scritta per 'gioco', per passatempo e divertimento. I metri più usati sono l'endecasillabo falecio (il più frequente), il trimetro giambico puro, il coliambo, la strofa saffica minore, il priapeo, il tetrametro giambico catalettico, l'asclepiadeo maggiore, il trimetro giambico archilocheo;

II. (cc. 61-68) sono definiti 'carmina docta'. Si tratta di elegie, epilli ed epitalami.

III. (cc. 69-l16) sono carmi brevi e di presa immediata, o 'epigrammata' (epigrammi, elegie).I temi sono in pratica gli stessi del I gruppo, ma resi con metro diverso: il distico elegiaco.

Il 'liber' è dedicato a Cornelio Nipote. L'opera è una raccolta postuma, nella quale accanto ai carmi del 'libellus' trovò definitiva sistemazione il corpus, non integrale, della produzione poetica catulliana.


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