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Giovenale (50/60 .d.C. 130/140 d.C.)

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Giovenale (50/60 .d.C. 130/140 d.C.)


Vita

Giovenale nacque tra il 50 e il 60 .d.C. e morì tra il 130 e il 140 .d.C. Dalle testimonianze di Marziale si pensa che Giovenale sia stato di condizione modesta, addirittura è possibile sia stato un cliens (a cui fa riferimento nelle sue opere). A Roma esercitò l'attività di avvocato e di declamatore e forse anche maestro di scuola. Sulla sua difficoltà di vivere egli scrisse 16 satire in esametri raccolte in 5 libri.


Opera

Nella I satira Giovenale espone il proprio programma: fare una rassegna dei vizi degli uomini e all'obiezione che la satira potrebbe risuscitare risentimenti, egli dice che parlerà male solo dei morti. La II satira è contro gli omosessuali e critica il loro comportamento pubblico. Nella III satira Giovenale affronta la pericolosità della vita in una città come Roma mentre nella IV satira vengono ridicolizzati comicamente Domiziano e i senatori mentre si accingono a cuocere un gigantesco pesce in una padella, senza tagliarlo. La V satira mette in risalto la triste condizione del cliens, offeso dal ricco e tronfio patrono mentre la VI satira è contro le donne ed è costituita da ritratti pesantemente negativi. Nella VII satira si parla della condizione indigente dei letterati. Nell'VIII satira si svolge un confronto fra la nobiltà di nascita e moralità del comportamento. Nella IX satira si riprende il tema dell'omosessualità con un dialogo fra il poeta e l'omosessuale Névolo mentre nella X satira si affronta la questione dell'ambizione e della fama di potere. Argomento dell'XI satira sono le cene sontuose e la golosità dei patrizi romani mentre nella XII satira si parla di amicizia disinteressata. Nella XIII satira sono messi sotto accusa gli imbroglioni e i frodatori mentre nella XIV satira si parla della decadenza dell'istruzione e della responsabilità dei genitori di educare i li. Il tema della XV satira è l'antropofagia, praticata in Egitto mentre nella XVI satira, incompleta, si discute dei privilegi dei soldati rispetto ai civili in campo processuale.




Temi e stile della satira di Giovenale

Giovenale rinnova fortemente i caratteri delle satire, che composte in esametri, si rifanno ai modelli di Lucilio e Orazio. Da Lucilio egli prende la vis polemica, ma come Orazio, senza potersi permettere bersagli precisi e con vincoli di libertà molto forti.

Giovenale, al contrario di Orazio che si esprime con la bonarietà del colloquio e parla con sorridente ironia, è rabbioso e le sue satire sono invettive contro i vizi della società. Egli non segue alcuna filosofia in quanto vuole solo condannare la società.

Rispetto ai modelli mancano nell'opera di Giovenale i riferimenti autobiografici, i dialoghi vivaci, i mimi, gli excursus narrativi, gli apologhi.

Nelle satire di Giovenale i personaggi hanno forza autonoma. Così la satira di Giovenale si accosta agli epigrammi di Marziale, che sono una ricca galleria di personaggi, con la differenza che Marziale ride dei tipi e dei vizi della società che descrive mentre Giovenale manifesta solo sdegno ed una rabbia insopprimibile.

Nelle satire Giovenale denuncia la condizione dei letterati della sua società, attanagliati dalle difficoltà economiche e umiliati dal successo delle "star" dello spettacolo.

Giovenale vede nel presente solo il male e la degradazione sempre più pesante della società che ha perso i sani principi e valori della società arcaica e contadina,quali la parsimonia, la fides e l'onestà morale.

Giovenale individua la causa della decadenza nel denaro e nell'afflusso di stranieri. Nella prospettiva del cliens romano che vede in pericolo i propri piccoli privilegi, gli stranieri, soprattutto i  Greci, rappresentano il "diverso", che ha alterato senza rimedio il tessuto sano della società.

Il poeta critica anche i nobili, corrotti e rammolliti dai vizi più turpi sono capaci solo di vantarsi dei loro antenati.

Alle donne contemporanee, che vivono in assoluta libertà da regole e da principi etici, vengono contrapposte le spose e madri dell'antichità, custodi del focolare domestico, fedeli, pudiche e incorruttibili.

Lo stile di Giovenale è ciò che lo allontana dal genere letterario della satira. Infatti manca del tutto la varietas, la forma dialogica, l'uso del sermo cotidianus è limitato, l'ironia e la comicità sono quasi assenti. Assomiglia molto di più ad una tragedia ed è usato un registro alto.





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