Lucilio: frammenti
Lucilio
è da reputarsi l'iniziatore delle satire latine. Provinciale ma italico,
nato a Suessa Aurunca a confine tra
Lazio e Campania nella prima metà del II secolo AC, la sua famiglia
apparteneva ad un ceto medio alto: ebbe subito la possibilità di
sposarsi, vivere a Roma e far parte del circolo degli Scipioni. Proprio grazie
a questo si farà portavoce, nelle
sue satire, degli ideali morali, sociali, civili da loro promulgati. Nei tre frammenti, il 480, il 15 e il 1230,
tratti da Saturae sono evidenti alcune delle tematiche principali
dell'autore: la presa di posizione sulle "finzioni" in cui l'uomo è
allontanato dalla verità (virum); la corruzione del tempo presente
(ipocrisia); la critica politica ancora riferita alla falsità. Nel primo
passo Lucilio esprime il suo dissenso nei confronti dell'utilizzo irrazionale
di alcune ure immaginarie da parte di Omero: più specificatamente fa
riferimento al fatto che nell'Odissea sia rafurato Polifemo, un ciclope alto
duecento piedi, che aveva con se un bastone alto più di un albero di una
nave. "Multa homines portenta in Homeri
versibus ficta monstra putant, quorum in primis Polyphemus . ". Il passo 15,
invece, l'autore critica un fenomeno del momento, la tendenza a utilizzare
terminologie greche, ritenute più raffinate da parte dei romani, in
funzione di quelle latine, come un atteggiamento di ipocrisia irrispettoso nei
confronti della lingua classica. " . porro clinopodas lychnos que ut diximus semnos ante pedes lecti atque
lucernas . ". L'ultimo frammento in analisi, il numero 1230,
polemizza sulla falsità degli uomini di spicco della società
romana che solevano esibirsi nel foro con orazioni enfatizzate dalla loro
vanità. " . uni se atque eidem studio omnes dedere et arti, verba dareut
caute possint . ". La corruzione (egoismo) di tali discorsi può essere
riassunta nel verso finale, in cui Lucilio scrive che sembrava che tutti
fossero nemici di tutti: "ut si hostes sint omnibus omnes".