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Origine del nome, Storia dei druidi, Notizie storiche dai romani, I druidi in Gran Bretagna e Irlanda

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Origine del nome

Le possibili origini etimologiche della parola druido sono molte e si dubita abbastanza che la parola possa essere antecedente alle Lingue Indo-Europee. L'opinione più comune è che la parola derivi dalla parola celtica con significato 'rovere' (doire in gaelico irlandese), una parola le cui origini significano 'saggezza'. druidi nella società

la loro influenza era sia sociale che religiosa. I druidi non erano solo l'equivalente dei nostri sacerdoti; spesso erano anche filosofi, scienziati, maestri, giudici e consiglieri del re. I druidi collegavano i celti con i loro numerosi dei, erano responsabili del calendario lunare e guardiani del 'sacro ordine naturale'. Con l'arrivo del Cristianesimo in ogni regione, questi compiti furono assunti dal vescovo e dall'abate, che non erano mai la stessa persona e talvolta si trovavano in competizione.

Storia dei druidi

Le nostre conoscenze storiche sui druidi sono molto limitate. Le tradizioni druidiche erano costituite da un gran numero di versi imparati a memoria, e risulta che lo studio del corpus di tale tradizione potesse richiedere decine d'anni. Può darsi che sia esistita una 'scuola di druidi' ad Anglesey (Ynys Môn) vicino ai laghi magici; ma cosa vi si insegnasse (poesia, astronomia, o persino la lingua greca) è oggetto di mere congetture. Della letteratura orale druidica di canzoni sacro, formule per preghiere e incantesimi, regole per la divinazione e per la magia, non è sopravvissuto nulla, neppure in forma tradotta; non esiste neppure una leggenda che sia stata tramandata in una forma che potremmo chiamare druidica pura, ovvero senza modifiche e reinterpretazioni cristiane.



Parte della pratica religiosa tradizionale rurale può tuttavia ancora essere riconosciuta sotto la superficie della successiva interpretazione cristiana, e sopravvive in feste come Halloween, le bambole di granoturco e altri rituali legati al raccolto; nei miti di Puck o del woodwose (una sorta di Sasquatch), nelle credenze circa le piante gli animali 'fortunati' e 'sfortunati', e così via. Tuttavia, è sempre difficile identificare esattamente l'epoca e il contesto culturale a cui si devono far risalire tradizioni come queste, trasmesse oralmente.

Notizie storiche dai romani

Nel De Bello Gallico di Giulio Cesare si trova il più antico e completo resoconto circa i druidi. Cesare nota che gli uomini di rango in Gallia appartenevano alla classe dei druidi o a quella dei nobili, e che queste due categorie erano separate. I druidi costituivano una classe sacerdotale istruita, ed erano i guardani delle antiche leggi non scritte; avevano il potere di giudicare e di scomunicare dalla società. Non si trattava di una casta ereditaria; erano invece esonerati dal lavoro nei campi e dal amento delle tasse. Il corso di studio per un novizio era molto lungo. Tutto veniva insegnato oralmente, sebbene, a quanto riporta Cesare, i Galli avessere una lingua scritta (basata sui caratteri greci) usata per le questioni quotidiane. In effetti non esiste traccia di scritti druidici. 'Il punto essenziale della loro dottrina', scrive Cesare, 'è che l'anima non muore, e che dopo la morte passa da un corpo all'altro' (vedi metempsicosi). Questo portò molti scrittori antichi a trarre la conclusione (peraltro improbabile) che i druidi siano stati influenzati dagli insegnamenti del filosofo greco Pitagora. Cesare nota anche che i druidi credevano in uno spirito guardiano della tribù, che Cesare stesso traduce con dispater, termine in generale riconducibile a padre Ade.

Scrittori come Diodoro Siculo e Strabone, che conoscevano i druidi in modo più indiretto rispetto a Cesare, pensavano che la classe sacerdotale celtica includesse i druidi, i bardi e i vati (indovini).

Pomponio Mela è il primo autore a informarci che l'educazione dei druidi era segreta e si teneva in grotte e foreste. Sappiamo che alcune zone delle foreste erano sacre e che i romani e i cristiani, per combattere la religione druidica, usavano tagliarne gli alberi e bruciarli. Ai druidi si attribuiscono a volte anche pratiche legate ai sacrifici umani, sebbene questa informazione possa ricondursi alla proanda romana. È invece accertato che i Galli facevano sacrifici umani, di solito a spese dei criminali.

La Bretagna era un quartier generale del druidismo, ma una volta all'anno un'assemblea generale dell'ordine si teneva nei territori di Carnutes in Gallia.

Cicerone parla di indovini fra i Galli, noti come druidi; egli aveva personalmente conosciuto un certo Divitiacus. Diodoro ci informa che affinché un sacrificio fosse efficace si richiedeva la presenza di un druido come intermediario fra uomini e dei. Prima di una battaglia, i druidi spesso si interponevano fra i due eserciti e cercavano di convincere i contendenti a rinunciare allo scontro.

I druidi erano considerati essenzialmente non-romani: un editto di Augusto vietò ai cittadini romani di praticare riti druidici. In Strabone troviamo che sotto la dominazione romana i druidi erano ancora arbitri su questioni pubbliche e private, ma che non erano più autorizzati a giudicare casi di omicidio. Sotto il regno di Tiberio, i druidi furono soppressi con un decreto del Senato, ma questo editto dovette essere in seguito rinnovato da Claudio. Nei resoconti di Plinio, l'attività dei druidi è limitata alla pratica della medicina e della magia. Si dice anche che i druidi veneravano il vischio, e che boschetti di quercie erano il loro rifugio preferito. Quando trovavano il vischio, un sacerdote vestito di bianco lo tagliava con un coltello dorato, e due tori bianchi venivano sacrificati nel luogo del ritrovamento.

Descrivendo l'attacco dei romani di Suetonius Paulinus all'isola di Mona (Anglesey or Ynys Mon in gaelico), Tacito dice che i legionari furono terrorizzati dall'apparizione di una banda di druidi che, sollevando le mani al cielo, tuonarono terribili maledizioni sulla testa degli invasori. Il coraggio dei romani, tuttavia, ebbe la meglio sulla paura; i britanni furono messi in fuga; e i sacri boschi di Mona furono abbattuti.

Dopo il primo secolo, i druidi sparirono dal continente, e i testi dell'epoca fanno riferimenti a questa casta solo in rare occasioni. Ausonio, per esempio, apostrofa il retorico Attius Patera dichiarandolo con disprezzo 'discendente di druidi'.

I druidi in Gran Bretagna e Irlanda

La storia di Vortigern, riportata da Nennio, contiene uno dei pochissimi riferimenti ai druidi in Bretagna dopo la conquista romana: dopo essere stato scomunicato da Germano, il sovrano britannico chiede l'aiuto dei druidi. Nella letteratura irlandese, tuttavia, i druidi sono menzionati di frequente, e il loro ruolo sembra corrispondere a quello che avevano in Gallia (la parola irlandese moderna per 'magia'', draíocht, deriva dall'irlandese antico druídecht). In Irlanda c'erano anche altre ure in parte assimilabili ai druidi, i bardi e i poeti; fin all'antichità infatti i poeti avevano usurpato molti dei compiti dei druidi e alla fine li soppiantarono con l'avvento del Cristianesimo.

I più importanti documenti irlandesi sono manoscritti del dodicesimo secolo, ma alcuni dei testi riportati risalgono all'ottavo secolo. In queste storie i druidi sono spesso consiglieri dei re e predicono il futuro (Bec mac Dé, per esempio, predisse la morte di Diarmaid mac Cearbhaill con maggiore precisione di tre santi cristiani), mentre non sembrano avere particolari funzioni religiose. Non sembrano neppure appartenere ad alcuna forma di corporazione o associazione, né essere esonerati dal servizio militare.

Nel Ciclo dell'Ulster, Cathbad, capo dei druido alla corte di Conchobar mac Nessa, re dell'Ulster, era accomnato da moltissimi giovani discepoli (100 secondo le versioni più antiche). Cathbad è presente alla nascita della famosa eroina Deirdre, e profetizza la sorte della donna, ma viene ignorato da Conchobar. In questa storia epica, intitolata Táin bó Cuailnge, segue questa descrizione della banda dei druidi di Cathbad: l'incaricato solleva gli occhi al cielo e osserva le nuvole e risponde al gruppo attorno a lui. Tutti alzano gli occhi al cielo, osservano le nuvole, e gettano incantesimi contro gli elementi, facendoli combattere fra di loro; e nuvole di fuoco vengono portate verso l'accampamento degli uomini d'Irlanda. Nella stessa storia si dice anche che nessuno alla corte di Conchobar aveva il diritto di parlare prima dei druidi.

Prima di partire per la grande spedizione contro l'Ulster, in Táin Bó Cuailnge, Medb, regina di Connacht, consulta i propri druidi sull'esito della guerra. Rimandano la marcia di due settimane, attendendo buoni auspici. I druidi hanno anche poteri magici: quando l'eroe Cúchulainn torna dalla terra delle fate dopo aver a lungo errato dietro la fata Fand (che egli non riesce a dimenticare), finalmente riceve una pozione dai druidi, che cancella ogni ricordo delle sue avventure recenti e cancella anche la gelosia dal cuore di sua moglie Emer.

Ancora più notevole è la storia di Étain. Questa signora, moglie di Eochaid Airem, High King of Ireland ('alto re d'Irlanda'), in una vita precedente è stata l'amata del dio Midir, che la brama ancora e la rapisce. Il re si rivolge al suo druido Dalgn, che impiega un anno per ritrovare il dio e la donna, usando quattro rami di tasso con un'iscrizione di caratteri dell'alfabeto ogham.

In altri testi i druidi si dimostrano capaci di portare gli uomini alla pazzia. Mug Ruith, leggendario druido di Munster, indossava una pelle di toro e un complesso copricapo di piume di uccello, e aveva la capacità di volare e scatenare tempeste.





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