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FONTAMARA

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FONTAMARA


L'autore

Ignazio Silone(pseudonimo di Secondo Tranquilli) nacque a Pescina,L'Aquila, nel 1900 ed è tra i fondatori del partito comunista nel 1921; costretto dal fascismo alla clandestinità,continua la lotta dal suo rifugio in Svizzera. E' autore di Fontamara(1930),Pane e vino(1937) e il seme sotto la neve(1940) pubblicati all'estero durante la dittatura; una manciata di more(1952),il segreto di Luca(1957),pubblicati in Italia. Muore a Ginevra nel 1978.

L'opera

Fontamara è un testo che si incentra sulle condizioni di vita della povera gente dell'Italia del Sud durante il ventennio fascista ; in esso,accanto alla descrizione della dura vita contadina, c'è una aperta denuncia ai soprusi commessi dalle "autorità",in particolare dai fascisti. Il racconto è ambientato a Fontamara,un immaginario paese  di montagna situato nella Marsica, terra d'origine di Silone. Qui la povertà è cresciuta dopo in prosciugamento del lago del Fucino e la miseria è tanta.Esistono solo due condizioni di vita: i cosiddetti "cafoni" (i contadini, i braccianti costretti a lavorare a giornata) e quella di piccoli proprietari terrieri. E sono proprio due vecchi coniugi fontamaresi che attraverso la traduzione in italiano dell'autore, narrano ,alternandosi, la strana vicenda avvenuta un'estate quando si instaura il podestà nel Comune.

Silone partecipa in modo chiaro dalla parte delle classi popolari,egli condanna il fascismo e le violenze che i prepotenti attuano con i piu' deboli i quali sono abituati alla sopportazione silenziosa e alla rassegnazione. I più potenti hanno interesse a tenere il popolo nell'ignoranza e nell'arretratezza perchè in questo modo possono approfittarne per i loro interessi.



Alcuni fra gli episodi più significativi sono ad esempio quello della deviazione del ruscello che da sempre portava acqua ai campi di Fontamara e che ora viene portato a irrigare i poderi di un ricco proprietario.Dopo la ribellione da parte prima delle donne e poi da tutta Fontamara viene stabilito che l'acqua verrà distribuita per i tre quarti all'Impresario e per i tre quarti ai contadini che,naturalmente ignari dell'imbroglio,credono di aver avuto la meglio e si ritrovano, invece, più miseri di prima.

In questo quadro così desolato non appare neanche una speranza se non quella di emigrare. Così accade a Berardo Viola che, trovandosi nella situazione di doversi sposare con Elvira e di non poter mantenere una famiglia, si vede costretto ad andare a Roma in cerca di lavoro come bracciante. In realtà c'è una lunga procedura burocratica per presentarsi all'ufficio di collocamento e anche qui i potenti ne approfittano. Passano così molti giorni e durante una retata della polizia viene catturato e si dichiara come il maggiore fautore di stampa clandestina antifascista e viene giustiziato. La notizia giunge a Fontamara e il sacrificio di berardo, benvoluto da tutti, spinge i Fontamaresi a fondare per un ideale di giustizia, un giornale, il giornale dei cafoni, intitolato, proprio come segno di impotenza " Che fare?".

La triste storia di Fontamara si conclude con il totale sterminio della popolazione da parte dei fascisti.







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