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GIUSEPPE PARINI - LE ODI, IL GIORNO

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GIUSEPPE PARINI

Alla metà del Settecento il centro più attivo della cultura lombarda è costituito dalla vecchia Accademia dei Trasformati, che proponeva una letteratura strettamente legata ai modelli del classicismo rinascimentale e al diretto insegnamento degli autori antichi, aprendosi ai temi della vita contemporanea. Giuseppe Parini (Bosisio 1729-Milano 1799) si formò proprio in quest'ambito, ma poi aderì alla nuova Accademia dei Pugni, dove si pubblicava 'il Caffè'. La battaglia degli intellettuali dell'Accademia dei Pugni consisteva nel mirare ad una modificazione dei rapporti tra le classi, a una più dinamica circolazione della ricchezza, all'eliminazione dei parassitismi, dei falsi valori e delle istituzioni decrepite.


La cultura del Parini, che per la sua stessa posizione sociale è lontanissimo dal cosmopolitismo degli illuministi, si basa su una fedeltà alla tradizione classica greca e latina e all'uso che di essa aveva fatto la letteratura del Cinquecento. A differenza dell'esteriore classicismo arcadico, quello del Parini è un classicismo integrale, aperto all'analisi della realtà e che fedele all'insegnamento di Orazio intreccia strettamente la cura per la forma e l'equilibrio espressivo ad una animosa tensione morale.



Parini si pone come poeta civile, impegnato a diffondere una moderata razionalità in tutta la vita sociale, a rimuovere i pregiudizi e le prepotenze che deformano i reali rapporti fra gli uomini e a far sviluppare le conoscenze pratiche capaci di renderli più felici (appare invece molto lontano dalle prospettive teoriche e critiche degli illuministi più radicali).

Parini si trova nella condizione di un povero sacerdote che si trova a confrontare continuamente la propria cultura con il peso delle gerarchie sociali. Tutto ciò causa un insieme di frustrazioni e di aspirazioni che rendono molto ambiguo il suo giudizio sulla nobiltà e gli danno una amara coscienza dei dislivelli sociali, a cui egli oppone una spontanea esigenza di eguaglianza naturale degli uomini.

Parini, che non vuole un annientamento della nobiltà ma semplicemente un cambio di rotta di certi nobili, che utilizzano solo per la superbia la loro posizione sociale, contrappone ai nobili contemporanei gli antichi modelli classici di severità, laboriosità ed autentico eroismo. Per Parini, alle classi umili resta il compito del lavoro manuale, mentre la guida dello Stato spetta alla nobiltà a patto che sappia darsi una nuova educazione. Comunque col passare degli anni Parini vede un miglioramento della nobiltà, forse perché da essa si sente accettato e riconosciuto.

Uno scontro che Parini ha con gli illuministi lombardi riguarda l'economia. Infatti lui era propugnatore delle teorie fisiocratiche, che vedevano nell'agricoltura l'origine della ricchezza delle nazioni e della moralità pubblica, in quanto fonte di una vita semplice, sana e felice a contatto con la natura; di questa concezione era piena la letteratura latina. Invece egli contestava l'estendersi incontrollato dei commerci, che potevano incrementare il lusso e quindi la corruzione dei costumi, provocando la decadenza della civiltà.

Sommando tutte le convinzioni di Parini si può concludere che egli a buon diritto merita d'essere ascritto alla cultura riformatrice lombarda, ma che bisogna stare attenti a non confonderlo con le tendenze più radicali e innovatrici dell'Illuminismo. Egli si colloca nell'area più moderata dello schieramento progressivo, vicino alla posizione dell'Accademia dei Trasformati; se Parini era in disaccordo con gli illuministi, anche questi lo sentivano lontano da loro, troppo moderato, troppo letterato e tradizionalista nei gusti e nelle idee.


LE ODI- La sua poetica tende ad unire l'utile e il bello, come afferma nella strofa di chiusura dell'Ode 'La salubrità dell'aria'.

Parini compose in momenti diversi le Odi, che furono in un primo tempo pubblicate separatamente in manoscritti o in piccoli opuscoli a stampa. Le odi furono un punto di riferimento per la poesia italiana, che poi furono riprese da Foscolo, Manzoni e Leopardi. Utilizza versi brevi, con una rappresentazione netta dei personaggi, a differenza della rappresentazione ironica del Giorno.


IL GIORNO- 'Il Giorno' è l'opera più importante di Parini, che però fu lasciata incompiuta dall'autore. Durante la sua vita pubblicò soltanto, anonimi, i due poemetti 'Il Mattino' e 'Il Mezzogiorno'. Inizialmente pensava di farli seguire da un terzo poemetto dal titolo 'La Sera', ma poi progettò di comporre un unico poema in endecasillabi sciolti, intitolato 'Il Giorno', e articolato in quattro parti: Il Mattino, il Meriggio,il Vespro e la Notte.

L'obiettivo di tutto 'il Giorno' è costituita dalla vita 'alla moda' di un nobile 'giovin signore'; Parini però evita l'aggressione diretta e preferisce ricorrere all'ironia, fingendo di essere un 'Precettor d'amabil Rito', che intende indicare al giovane aristocratico il modo migliore per organizzare la propria giornata. Il finto insegnamento si risolve quindi in una descrizione particolareggiata dei momenti e delle occupazioni quotidiane dello stesso signore e della nobiltà contemporanea. Il suo intento ironico è rivelato dal tono quasi eroico e sublime: si tratta di un acutissimo sistema di rappresentazione indiretta, nel quale la realtà aristocratica viene avvolta in giri sintattici e sontuose urazioni mitologiche.

Il Giorno appare così come un battagliero libello pieno di risentimento morale, contro la degenerazione della nobiltà contemporanea; ma nasconde anche un risentimento in quanto Parini si sente escluso, dietro tutto c'è una sorta di nostalgica partecipazione.

Il Mattino delinea le occupazioni che seguono il risveglio del nobile ozioso. Tutto si concentra in una monotona ripetizione; si ha la rappresentazione di un mattino impossibile, nel quale il protagonista non tira fuori nemmeno una parola, e appare come un'inerte marionetta.

Nel Mezzogiorno Parini tende a passare dalla posizione di precettore a quella di cantore, spostando l'attenzione ad un ambiente più vasto, popolato dalle diverse presenze che popolano la mensa del Giovin signore. Qui abbiamo anche la famosa digressione della 'vergine cuccia'.

Nella Notte lo stile di Parini si allontana sempre di più da quella complessità sintattica e da quella precisione troppo minuta e ricercata che caratterizzano il suo precedente lavoro. Tutto è descritto in modo meno artificioso. Il poeta segue il signore e la dama a un grande ricevimento, ma ormai ha del tutto abbandonato la sua funzione di precettore e si accontenta di fermarsi nelle anticamere, dove i servi lo informano a proposito delle nuove virtù di cui il signore dà prova nella notte. Alcuni tra i personaggi che popolano i saloni si mettono in luce per le loro sciocche manie: si presenta così una 'galleria degli imbecilli' culminante in quello che ha l'hobby di disfare pazientemente sontuosi arazzi, riducendo in fili minutissimi i loro disegni. Nella Notte Parini sa dare un ritratto negativo del dissolversi del mondo nobiliare, ridotto ormai a un balletto di inquietanti fantasmi.

Parini durante il suo poema inserisce digressioni, le favole, che sono brevi racconti di carattere mitologico, che servono a illustrare le origini di certi costumi sociali. Fra queste spicca la favola di Amore e Imene


CONCLUSIONI- Il Giorno rientra nel genere della poesia didascalica.

Se l'atteggiamento del poeta verso il mondo nobiliare è di condanna, sia pur sotto il velo dell'ironia, è tuttavia ravvisabile in esso una sottile ambiguità. Parini indugia sui vezzi della classe aristocratica, ma mentre ciò dovrebbe dare un senso di futilità, invece fa trasparire una sorta di compiacimento sensuale del poeta che sembra affascinato dall'eleganza di quel mondo. Tuttavia questa ambiguità rende affascinante l'opera, che altrimenti parrebbe arida ed eccessivamente arcigna nella sua critica. Anche a livello formale si apre dunque l'ambiguità tra edonismo e moralismo. Ma non è affatto detto che questa ambiguità costituisca un difetto dell'opera, perché vale a rendere più ricco e mosso l'impianto espressivo, come rende più mobili i piani e le prospettive della visione del reale.




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