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IL SERGENTE NELLA NEVE - AUTORE, TITOLO, EDITORE, PERIODO STORICO, AMBIENTE, CONTENUTO, AMBIENTE SOCIALE, ANALISI DEI PERSONAGGI, TEMATICHE, VISIONE D



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IL SERGENTE NELLA NEVE


AUTORE, TITOLO, EDITORE

Mario Rigóni Stern é nato nel 1921 ad Asiago (Vicenza). E' uno scrittore memorialista che ha scritto più di un libro sui suoi ricordi della seconda guerra mondiale e sul tragico destino dei soldati italiani tra cui "Il sergente nella neve" (1953), "Il bosco degli urogalli" (1962), "Quota. Albania"(1971) e "Ritorno sul Don" (1973). In seguito ha cambiato completamente genere passando dalmemoria - I processi di memorizzazione dall'acquisizione al richiamo - Studi comparati" class="text">la memorialistica di guerra all'adesione alla natura come ritorno alle proprie radici e come vita autentica. Ma anche con questi ha avuto soddisfazioni, per esempio con "Storia di Tönle" (1978) con il quale ha vinto i premi Bagutta e Campiello e "Le stagioni di Giacomo" (1996), per il quale gli é stato assegnato il premio Grinzane Cavour.

Il libro prende il titolo dalla situazione dell'autore, che si ritrova a dover camminare per un tempo che sembra interminabile per le distese gelide ed innevate della Russia.



L'editore é Einaudi.


PERIODO STORICO

Il periodo storico é quello delle tragiche giornate della ritirata di Russia tra la fine del 1942e l'inizio del 1943. Ormai la guerra si avviava alla conclusione e per le truppe italiane e tedesche la situazione era tutt'altro che favorevole; infatti l'armata russa stava avanzando per riconquistare i territori perduti e gli alpini che li difendevano, ormai sbandati e senza più ordini precisi non potevano fare altro che resistere in attesa di nuove direttive. Quando ormai gli ordini arrivano le truppe italiane versavano in cattive condizioni, tutti erano stanchi della guerra e del freddo e volevano fare ritorno a casa. E l'ordine era infatti quello di ritirarsi dato che ormai erano attaccati da tutti i fronti: da Nord, Sud ed Est già da tempo, ed ora alcune truppe russe cercavano di attaccarli anche da Ovest. Così i soldati lentamente si ritirarono, ma pochi riuscirono a tornare a casa, decimati dai nemici e dal clima.


AMBIENTE

L'ambiente che ha maggior importanza nel libro sono le distese innevate russe, luogo in cui gli alpini si ritrovano per la maggior parte del tempo. Questo é un luogo triste per due ragioni: per le sofferenze provate nella ritirata per il gelo e la fatica e per i soldati morti che sono rimasti lì.

Un altro luogo importante sono i villaggi russi con le isbe, visti dai soldati come un luogo di riposo e di momentanea fine delle loro fatiche, dove possono dormire e rifocillarsi. Questi ambienti sono dunque in contrasto con l'ambiente circostante.

Le case dei soldati sono ambienti che vengono solamente menzionati nel libro, quando gli alpini raccontano di ciò che hanno lasciato in Italia. Le case quindi da luoghi materiali diventano un traguardo, un premio ed un sogno per tutti i soldati in quanto sono luoghi in cui poter vivere in pace dopo un così lungo periodo di guerra.

L'ultimo ambiente sono le trincee, luogo nel quale i soldati combattevano per mantenere il caposaldo e dalle quali hanno inferto e subito molte vittime.




CONTENUTO

Nella prima parte del racconto non accadono avvenimenti salienti per molto tempo, ma si racconta la vita quotidiana degli alpini, che parlano tra loro, si divertono e raccontano della loro vita nel loro paese; ma che devono anche contrastare le offensive russe di giorno e di notte. Poi un giorno, dopo un'ennesima attacco dei russi, il tenente Rigoni viene convocato dal tenente Moscioni che gli lascia il comando della sua divisione, non potendo egli adempiere a questo compito a causa della sua malattia. Dopo questo episodio Rigoni rischia di perdere la vita due volte; la prima a causa di una bomba che esplode poco lontano da lui, la seconda a causa di una pallottola che però arriva sul suo fucile. Quindi finalmente arriva l'ordine: tutti gli alpini devono ripiegare. Allora si ordina di prendere solo le cose indispensabili e di alleggerire lo zaino quanto più possibile in quanto il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso. Anche molte armi vengono abbandonate perché troppo ingombranti e difficili da trasportare. Quindi durante la notte buia ad una ad una le divisioni si ritirano silenziosamente dal caposaldo senza che i Russi se ne accorgano. Dopo un lungo tragitto reso difficile da una tormenta di neve, oltre che dalla pesantezza degli zaini e dalla stanchezza, finalmente gli alpini si imbattono in un villaggio, dove possono riposare e dove Rigoni trova suo cugino, con il quale scambia qualche parola per sapere com'é la situazione in Italia. Rigoni viene ospitato in un'isba da una famiglia russa dove si trovano anche tre imboscati italiani. Dopo essere ripartiti gli alpini si imbattono in un altro villaggio che sta andando a fuoco, e qui rubano le provviste dai magazzini. Al villaggio successivo li aspetta un po' di riposo in una stalla dove accendono un fuoco e possono dormire. Ma poi la marcia ricomincia e con essa il freddo e la stanchezza, e gli alpini devono portare a turno, oltre alle loro armi ed ai loro zaini, anche i pesanti cannoni che stavano portando in caso di necessità. Sono ricorrenti le scene in cui alcuni alpini si defilano dal gruppo per alleggerire il loro zaino. I soldati sono costretti a dormire nella neve durante la notte. E più si prosegue più il gruppo si assottiglia, o perché alcuni vengono uccisi dal freddo e dai russi o perché scappano. Il giorno seguente gli alpini occupano un villaggio dove possono fermarsi per la notte. C'é però il problema dello spazio: il villaggio non può ospitare tutti i soldati e così ci si deve adattare e stringersi nelle isbe, dove cucinano e mangiano alcune galline. Dopo la piacevole cena però la tranquillità viene spezzata da un attacco dei partigiani che non causa vittime. Anche il giorno dopo i soldati devono combattere, ma stavolta contro i russi. Poco prima della battaglia lo scrittore ritrova un amico che faceva anch'egli parte degli alpini, Rino. Ma alla fine dello scontro c'é poco da rallegrarsi, dopo aver visto le vittime che giacciono a terra. Le uniche buone notizie per Rigoni sono aver trovato alcune provviste nelle isbe ed aver liberato alcuni prigionieri italiani. Dopo un paio di giorni di marcia estenuante gli alpini raggiungono un altro villaggio occupato dai russi e ricevono l'ordine di conquistarlo per lasciare libero il passaggio ad altre truppe, e ciò accade senza problemi. Poi arriva il 26 gennaio 1943, giorno cruciale in cui gli alpini arrivano a Nikolajewka, luogo oltre il quale ci sono treni che dovrebbero riportarli a casa. Ma lì ci sono i Russi che li aspettano e così i soldati devono tornare a combattere. I feriti sono molti, e dopo averne soccorso alcuni Rigoni si dirige verso il paese con la sua divisione. Entra in un'isba e qui mette la pesante per sparare contro i Russi. Ma poco dopo deve scappare e si rifugia in un'altra isba, dove ci sono altri soldati Russi, che al contrario di ogni previsione non attaccano Rigoni ma bensì lo ospitano e gli offrono da mangiare. Dopo essersi rifocillato Rigoni raggiunge i suoi uomini solo per imbattersi in una ventina di soldati nemici, ma riesce ugualmente a scamparla e a salvare un alpino che era stato ferito gravemente e si trovava in una postazione pericolosa. Infine il sergente cade addormentato e si risveglia quando la battaglia é ormai finita, e non può fare altro che constatare le gravi perdite subite. La marcia procede per altri tre giorni, poi finalmente le sofferenze finiscono e Rigoni arriva nel luogo dove vi erano i camion che lo avrebbero riportato a casa. Qui finisce la storia della sacca, ma non la guerra per lo scrittore, che ha davanti ancora molti mesi di battaglie.




AMBIENTE SOCIALE

L'ambiente sociale non é ben descritto nel libro, ma ognuno viene presentato come un semplice uomo e come un semplice soldato, senza tenere conto dei gradi. In effetti nessuno si trova in una situazione privilegiata rispetto agli altri, ma ognuno é nella medesima situazione, e nella difficoltà i soldati cercano sempre di darsi una mano l'un l'altro. Sembra infatti che tutti gli alpini si conoscano ormai bene e che siano tutti amici. Ma si può comunque notare che ormai, dopo un così lungo periodo passato lontano da casa a difendere un presidio al freddo e perennemente in pericolo, i soldati siano diventati degli sbandati stroncati dalla fatica e dalle intemperie. E la stanchezza viene accentuata durante la ritirata quando si vede che tutti gli uomini sono allo stremo delle forze.


ANALISI DEI PERSONAGGI

Il sergente Rigoni é il protagonista ed il narratore della storia, in quanto i fatti raccontati sono stati vissuti da lui in prima persona. Dal suo punto di vista possiamo conoscere le opinioni di una persona che ha vissuto la guerra, sia gli aspetti buoni che quelli cattivi.

Cenci é un tenente molto amico di Rigoni che più di una volta gli ha dato una mano in battaglia, ma proprio a Nikolajewka perde la vita ad un passo dalla salvezza.

Il caporalmaggiore Moreschi é il responsabile della pesante, ma nel libro si ricorda soprattutto perché portava il buonumore tra i soldati con la sua frase "Possibile una capra di sette quintali?"

Tourn é un alpino piemontese della squadra di Rigoni, ed é il più allegro di tutti anche se ha paura. Bodei é un alpino bresciano. Sono grandi amici e combattono sempre a fianco l'uno dell'altro, ma nessuno dei due riesce a tornare a casa.

Lombardi é un alpino che Rigoni ha conosciuto i primi giorni in Russia. E' alto, taciturno e cupo ed é un esempio per la sua determinazione. Muore mentre combatte in trincea.

Il caporale Pintossi é piccolo ma largo di spalle e con un po' di pancia. Sorride sempre ed ha due occhi piccoli ed acuti. E' sempre trasandato ma calmo e flemmatico. Muore durante un attacco dei Russi.

Giuanin é un alpino che chiede sempre a Rigoni:"Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?" Anch'egli muore a causa di una raffica di mitra mentre porta le munizioni proprio a Rigoni. E' l'esempio di un uomo che pensa al futuro ma che a causa della guerra non ne ha avuto uno.

Moscioni é il tenente che é al comando prima di Rigoni, ma a causa della sua malattia deve lasciare il posto allo scrittore.

Ci sono poi molte altre persone che vengono menzionate nel corso del libro, ma hanno perlopiù un ruolo marginale e servono soltanto a far capire i vari atteggiamenti dei soldati di fronte alla guerra o quanto quest'ultima sia ingiusta poiché ha privato della vita persone innocenti.




TEMATICHE

- Tema della guerra: é il tema portante del libro, e viene vista sotto tutti i suoi aspetti, ma quello che risalta di più é che la guerra, come dice lo stesso Rigoni Stern, rende meno che umani in quanto sia porta a vivere in condizioni disperate (il resoconto della ritirata descrive scene veramente penose) sia perché porta gli uomini ad odiare ed uccidere i propri simili. Alla fine del libro lo scrittore vede la bestialità della guerra anche nel proprio aspetto, quando si rasa e vede il suo volto abbruttito.

- Tema della morte: é strettamente legato al tema della guerra, che priva gli uomini della vita e di persone care ed amici. Questo tema si vede soprattutto nella seconda parte del libro, quando i soldati russi decimano le truppe degli alpini a Nikolajewka.

- Tema dell'incertezza sul futuro: é ben espresso dalla frase dell'alpino Giuanin (ghe rivarem a baita?). Ogni soldato pensava al futuro e a quello che lo aspettava al suo ritorno a casa, ma nessuno sapeva cosa sarebbe successo veramente ed infatti solo pochi riuscirono a fare ritorno in Italia.

- Tema della solidarietà tra esseri umani: si vede chiaramente nella situazione alla fine del libro, quando Rigoni entra con il fucile in mano in un'isba nella quale c'erano dei soldati nemici, che però non lo attaccano, ma bensì lo rifocillano e lo fanno riposare. E' segno che anche in guerra gli uomini non perdono del tutto la loro umanità ma conservano ancora dei valori.


VISIONE DEL MONDO

Non ci sono molte chiavi di lettura per questo libro, dato che é un diario di guerra; quindi io ne ho trovato solo due.

La prima é quella letteraria-storica, cioè la narrazione in sé più le annotazioni storiche, che però sono molto poche. La vicenda della ritirata degli alpini é però molto interessante, realistica e ben raccontata da Rigoni Stern, che ha riportato molto scorrevolmente i suoi ricordi.

La seconda chiave di lettura é quella umana. Lo scrittore ha saputo inserire nella narrazione eventi che fanno riflettere sul comportamento degli uomini e sulla guerra. In particolare Rigoni Stern contrappone il suo mondo, quello dei soldati che dovevano combattere per sopravvivere, a quello della gente comune che partecipava meno attivamente alla guerra, ma che proprio per questo sembra avere un comportamento più umano. Infatti i soldati, ormai abituati a veder morire la gente, erano diventati più freddi e calcolatori, mentre la gente comune offriva ospitalità ai soldati di entrambe le parti perché ritenevano che ognuno, di qualunque schieramento fosse, meritasse di essere aiutato in quanto uomo.


ANALISI DELLO STILE

Il libro non é altro che un diario di guerra, "condotto senza la minima retorica o enfasi", é quindi una raccolta delle memorie dell'autore su ciò che ha vissuto in prima persona. Il libro riporta quindi i fatti in modo allo stesso tempo oggettivo e soggettivo; oggettivo perché i fatti raccontati sono realmente accaduti, soggettivo perché all'interno della narrazione lo scrittore aggiunge elementi e ricordi personali, che però non stravolgono i fatti. Lo scrittore cioè utilizza abilmente i suoi ricordi per farci capire le sensazioni che lui stesso ha provato. Questo libro quindi é un tipico testo di memorialistica di guerra.


INTERESSE DEL LIBRO

E' stato interessante notare il comportamento dei soldati e dei loro nemici in condizioni tanto avverse. Mi ha stupito soprattutto il veloce cambiamento d'umore degli alpini, che all'aperto e sotto la tormenta non avevano forze e sembravano moribondi, mentre al caldo in un'isba cambiavano completamente, ritrovavano le forze, la voglia di vivere e la speranza. Sono state interessanti le scene in cui Rigoni Stern si é ritrovato a sapere della morte di conoscenti ed amici e le ha affrontate con dolore e freddezza allo stesso tempo, mostrando una grande umanità ma anche rassegnazione di fronte ad una cosa che ormai rientrava nell'ordinario. Inoltre mi é piaciuta la semplicità con cui lo scrittore ha descritto ogni avvenimento.






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