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LE OPERE "UMANISTICHE" - PETRARCA E IL MONDO CLASSICO, LE RACCOLTE EPISTOLARI, IL CANZONIERE, PETRARCA ED IL VOLGARE



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LE OPERE "UMANISTICHE"


PETRARCA E IL MONDO CLASSICO:

Vi è una ragguardevole differenza tra l'adorazione per il mondo classico di Petrarca e quella di Dante: quest'ultimo, non sentendo il distacco tra il mondo a lui contemporaneo e quello antico, tende ad assimilarne temi e ure (es.: Virgilio come "maestro del bello scrivere"), mentre Petrarca, conscio di questa rottura, sente il bisogno di coglierlo nella sua autentica fisionomia.

Nasce da qui l'attività filologica di Petrarca: nei suoi viaggi in Europa ed Italia, spinto da una viva curiosità, ricerca testi d'autori latini oramai dimenticati, li confronta per emendarli dagl'errori dei copisti e li arricchisce di chiarimenti storici. Arriva così a scoperte di rilievo come quella delle epistole ad Attico di Cicerone, che gli diedero l'impulso a riordinare le proprie sul modello ciceroniano. Infine, grazie alla fitta rete di conoscenze in Europa, mise in circolo il suo lavoro.




le raccolte epistolari :

Pertrarca impiegò tutta la vita a raccogliere, ordinare e rielaborare le sue lettere in prosa latina, da cui risultano 24 libri di Familiari e 17 di senili. A parte si collocano le sine nomine, cioè senza nome, così chiamate poiché, per prudenza, il destinatario è anonimo. ½ sono infine le varie, rintracciate da amici e collaboratori. Tutte, in ogni caso, si presentano già nella stesura originaria come componimenti letterari finemente elaborati. Prima della pubblicazione, esse furono ulteriormente rifinite e private d'ogni evidente riferimento a cose, persone o luoghi; ne consegue che le epistole petrarchesche non sono documenti immediati di vita vissuta, ma la trasurazione letteraria della realtà, mediante la quale, egli costruisce sul modello dei classici il proprio ritratto, fissando un'immagine esemplare del letterato: esso è un uomo dotto, composto dalla fede per la cultura disinteressata, il fastidio per il pratico e quotidiano, il sogno di un'esistenza appartata, interamente dedicata alla lettura e alla meditazione, ma anche, per contro, la consapevolezza della sua funzione morale, che deve fornire un modello cui ispirarsi.

Altre opere in cui si concreta l'ideale classico sono :

L'Africa, poema epico incompiuto in esametri latini sulla seconda guerra punica; con esso Petrarca intendeva continuare idealmente la letteratura latina, ponendosi a fianco dei grandi scrittori da lui venerati. La materia è ricavata dalle storie di Livio, ma moduli narrativi e stilistici, episodi e caratteri sono ispirati all'Eneide. Nel comporre l'opera, il poeta è mosso dal proposito di esaltare la gloria romana, ed in particolare le gesta di Scipione l'Africano. Tuttavia, accanto agli intenti epici troviamo spunti pessimistici, d'ispirazione cristiana, sulla fugacità della gloria e la miseria della condizione umana, rintracciabili nell'episodio di Magone morente (il più famoso del poeta).

De virus illustribus, opera "storica" in cui sono raccolte biografie di illustri personaggi romani (Cesare, Scipione, Catone ecc.). Contemporanea all'Africa, è anch'essa animata dall'intento di celebrare la grandezza di Roma, sulle orme di Livio ed altri storici latini ed in essa è altresì ravvisabile la meditazione pessimistica rintracciata nell'Africa.



Altra opera storica è Rerum memorandum libri, raccolta d'aneddoti raggruppati in categorie, al fine di illustrare vari tipi di virtù, formalmente di sapore medievale e moralistico.


IL CANZONIERE:


PETRARCA ED IL VOLGARE:

Abbiamo già visto che Petrarca predilesse sempre il latino al volgare nei suoi componimenti, poiché molto più dignitoso; sono solo due i testi volgari che egli compose, e che egli definì come "bazzecole": il Canzoniere ed i Trionfi, opera incompiuta. Tuttavia, la cura con cui perfezionò questi versi ci porta ad un'apparente contraddizione: egli riteneva la letteratura latina ad un livello di perfezione irraggiungibile e unicamente da imitare; in questo modo il volgare offriva carta bianca a chi volesse raggiungerne l'eccellenza poetica. Per questo motivo egli si sforzò di dimostrare come fosse possibile fare poesia d'alto livello anche in volgare.

Spingendo lo sguardo al passato possiamo inoltre confrontare l'atteggiamento di Petrarca a quello di Dante: quest'ultimo difese sempre la dignità del volgare, che utilizzò addirittura per il "poema sacro" che doveva abbracciare "cielo e terra", ma nonostante Petrarca sembri fare un passo indietro, tornando a glorificare il latino, bisogna notare che non si tratta più di un latino medievale ma una lingua che mira a riprodurre l'idioma letterario antico nella sua purezza, e lo stesso volgare è più raffinato e regolarizzato su modelli latini.


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