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L'ECONOMIA ITALIANA DAL DOPOGUERRA ALL'UNIONE EUROPEA

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L'ECONOMIA ITALIANA DAL DOPOGUERRA ALL'UNIONE EUROPEA.


I primi cinque anni di pace che l'Europa gode dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono anni di ricostruzione degli enormi beni distrutti dagli eventi bellici: i bombardamenti aerei avevano raso al suolo intere città: abitazioni, monumenti e reti di comunicazione erano stati polverizzati, e anche la produzione aveva subito un brutto colpo.

I settori industriali più danneggiati erano il meccanico e il siderurgico.

Inoltre per tutte le imprese vi sono molte difficoltà dovute soprattutto alla disarticolazione della rete ferroviaria e di quella stradale e dalla carenza di materie prime e combustibile.



AI termine del conflitto, quindi, la disoccupazione e l'inflazione si presentano come principali problemi economici insieme alle devastazioni subite.


Nel 1947 il governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi, divenuto anche ministro del bilancio, attua una cura drastica, basata sulla restrizione del credito e sulla svalutazione della moneta. Conta così di ottenere il rientro di capitali dell'estero, la riduzione delle importazioni, l'aumento delle esportazioni e il calo dei prezzi. La forte stretta creditizia determina però un brusco aumento della disoccupazione, che nel 1948 giunge a toccare quasi il 20% delle forze di lavoro.


Dal 1948 fino ai primi anni Sessanta, sotto la guida della DC, l'Italia impostò la ripresa economica favorita dagli aiuti concessi dagli Stati Uniti nell'ambito del Piano Marshall: l'afflusso di capitali e di merci dagli Stati Uniti creò le condizioni per la ricostruzione dell'economia nazionale, avvenuta nell'ambito dell'inserimento dell'Italia nel blocco dei paesi occidentali contrapposto a quello dei paesi comunisti: nel 1949 l'Italia entrò nell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO).


Negli anni cinquanta l'Italia cambia volto e si trasforma da paese prevalentemente agricolo in paese industriale grazie a uno sviluppo economico intenso, che si fa impetuoso verso la fine del decennio. Tutto questo è dovuto soprattutto alla sovrabbondanza di manodopera, alla crescente cultura industriale e agli aiuti finanziari americani previsti dal piano Marshall.


In questi anni dunque, il prodotto nazionale lordo cresce, il reddito pro capite giunge quasi a raddoppiare e mentre la crescita della produzione industriale sfiora il 10% annuo, l'agricoltura deve accontentarsi del 3%.

All'inizio del decennio l'agricoltura era ancora il settore con il maggior numero di addetti; alla fine del decennio l'industria è in testa seguita dal terziario.


L'industria che si sviluppò maggiormente fu quella automobilistica:

Tra il 1952 e il 1958 la produzione di autoveicoli passa da 113 mila a 369 mila unità, mentre quella di veicoli industriali da 24 mila a 34 mila. Le autovetture passano da 11 a 28 ogni mille abitanti. Tra il '59 e il '64 il 40% degli stanzia menti per opere pubbliche riguardano i trasporti, ma con una netta prevalenza per le strade.


L'Italia tradizionalmente non aveva buone strade. Nel 1910 c'erano circa 148.000 chilometri di strade e nel 1926 erano salite ad appena 150.000. Nel 1926 viene creata l'Aass (Azienda autonoma strade statali), soprattutto con il compito di migliorare la viabilità statale, e con l'obiettivo di pavimentare almeno 6.000 chilometri di strade statali in cinque anni. Nel 1950 si contavano 20.220 chilometri di strade statali, 42.652 di provinciali, 99.748 di comunali e 520 di autostrade.

Questo livello di prosperità senza precedenti permise inoltre un certo benessere anche fra i ceti popolari.


L'Italia però, per sviluppare con successo la propria economia, aveva bisogno di una forte crescita delle esportazioni, per far fronte alle indispensabili importazioni essendo povera di materie prime.


Nel 1952 aderì alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), primo organismo della futura Unione Europea; nel 1954 ratificò un accordo con la Iugoslavia che regolava la questione di Trieste; nel 1955 l'Italia venne ammessa alle Nazioni Unite e nel 1957, insieme ad altri dieci paesi, entrò a far parte dell'Unione monetaria europea.


Fiat 500

Azienda leader in Italia nella produzione di automobili, la FIAT ha diversificato nel tempo le sue attività: oggi è una holding multinazionale impegnata in numerosi settori. La produzione di utilitarie, già avviata nel periodo tra le due guerre, si è poi consolidata su larga scala con l'adozione di nuove tecnologie e di una moderna organizzazione del lavoro. Erede della 500 Topolino, la Nuova 500 (nella foto) uscì nell'estate del 1957 conquistandosi il primo posto nei gusti degli italiani. Le sue doti di semplicità nella meccanica, dimensioni ridotte, estetica simpatica, basso consumo e prezzo contenutissimo la resero per molti anni popolarissima presso un pubblico molto eterogeneo. Visto il successo del passato, recentemente la FIAT l'ha rieditata in una nuova versione.







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