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LUIGI PIRANDELLO - La vita, Le opere

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LUIGI    PIRANDELLO




La vita

Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 nei dintorni di Girgenti (oggi Agrigento), nella villa. detta 'Il Caos', da Stefano Pirandello, ex garibaldino, e da Caterina Ricci Gramitto. Nel 1880 la famiglia si trasferisce a Palermo, dove Luigi terminerà gli studi classici, nel 1886 si iscrive, nella stessa città, alla Facoltà di Lettere; ma l'anno dopo si reca a Roma presso uno zio per frequentare l'università romana. La Libreria Internazionale L. Pedone Lauriel di Palermo pubblica la sua prima raccolta di versi, Mal giocondo (1889).Nello stesso anno, a causa di un contrasto con un professore di latino, abbandona l'università e si trasferisce a Bonn. Il l 21 marzo 1891 si laurea presso l'università di Bonn discutendo, in tedesco, una tesi dal titolo 'Suoni e sviluppi di suono della parlata di Girgenti'. Tornato in Italia, nel 1893 si stabilisce a Roma, dove ha i primi contatti con il mondo culturale romano: su consiglio di Luigi Capuana scrive il primo romanzo, L'esclusa (pubblicato nel 1901 su 'La Tribuna'). Nel 1894 sposa la lia di un socio del padre, Maria Antonietta Portulano, dalla quale avrà tre li: Stefano (1895), romanziere e commediografo, Lietta (1897) e Fausto (1899), pittore. Scrive il romanzo Il tumo (1895) e, con un gruppo di amici, fonda il giornale letterario 'Ariel' sul quale pubblica il primo dramma, L'epilogo (rappresentato poi nel 1910 con il titolo La morsa). E' il 1903 quando la miniera di zolfo, nella quale erano stati investiti i capitali del padre e la dote della moglie, viene distrutta da una frana: la moglie ne riporta un grave shock e, costretta all'immobilità per una paresi alle gambe, manifesta i primi segni di paranoia. Assistendo la moglie scrive Il fu Mattia Pascal (pubblicato nel 1904 su 'La Nuova Antologia'): grazie al successo dei romanzo entra a far parte della casa editrice dei Fratelli Treves. Nel 1908 pubblica il saggio L'umorismo e diviene titolare della cattedra di Lingua Italiana all'Istituto Superiore di Magistero di Roma. Inizia a collaborare con 'Il Corriere della Sera' (collaborazione che proseguirà fino alla morte) e scrive il romanzo I vecchi e i giovani. Nel 1915 la vita famigliare è scossa dalla partenza per la guerra dei lio Stefano (rimarrà prigioniero per tre anni), dalla morte della madre e dall'aggravarsi della malattia della moglie, che diviene esageratamente gelosa nei suoi confronti. Nel 1916 scrive ancora per il teatro, su suggerimento dell'amico Nino Martòglio: da una novella trae la commedia Pensaci, Giacomino! che viene rappresentata al Teatro Nazionale di Roma da Angelo Musco; dello stesso anno è la prima di Liolà, commedia in dialetto agrigentino. E un periodo teatralmente fecondo: Così è (se vi pare) (1917), Il berretto a sonagli, Il giuoco delle parti (1918). E' poi costretto a far intemare la moglie in una casa di cura, è il 1919.Nel 1920 vengono rappresentate Tutto per bene, Come prima, meglio di prima (primo grande successo), La signora Morli, una e due, e passa alla casa editrice Bemporad.  La 'commedia da fare' Sei personaggi in cerca d'autore cade il 10 maggio 1921 al Valle di Roma, per trionfare poi il 27 settembre al Manzoni di Milano. Un successo è anche la prima di Enrico IV nel 1922 a Milano. L'anno successivo compie il primo viaggio all'estero per motivi artistici: alla Comédie des Champs Elysées va in scena Sei personaggi in cerca d'autore con la regia di Pitoeff ed è l'inizio di un trionfale tour europeo che proseguirà poi a New York, dove verranno rappresentate tre commedie alla presenza dell'autore. Rientrato in Italia, termina il romanzo Uno, nessuno e centomila (pubblicato su 'La Fiera Letteraria', 1925-26) e diventa direttore artistico dei 'Teatro d'Arte di Roma', fondato da alcuni giovani scrittori e dal lio Stefano. La comnia del teatro, nella quale viene scritturata Marta Abba, rappresenterà in Italia e all'estero molti suoi lavori. Nel settembre 1924, tre mesi dopo il delitto Matteotti, si iscrive al Partito Nazionale Fascista. Insieme a Paolo Giordani scrive un progetto di 'Teatro di Stato'. Mentre è a Berlino nel 1928 scrive Questa sera si recita a soggetto, nel 1929 viene nominato Accademico d'Italia (definirà l'Accademia una 'parata di scheletri'), e decide di affidare la pubblicazione delle sue opere all'editore Mondadori. Nel 1930 è a Hollywood per le riprese cinematografiche di Come tu mi vuoi con Greta Garbo. li 10 dicembre 1934 è a Stoccolma per ricevere il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1935 è in America dove incontra Albert Einstein. Durante le riprese cinematografiche de Il fu Mattia Pascal, che vengono effettuate a Roma, si ammala di polmonite e muore nella sua casa di via Antonio Bosio la mattina dei 10 dicembre 1936, lasciando incompiuto I giganti della montagna. Nelle sue ultime volontà aveva lasciato disposizioni per il funerale: 'Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accomni, né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. E così fu fatto. Nel venticinquesimo anniversario della morte le sue ceneri vennero tumulate nella villa de 'Il Caos' (1961).




Le opere

Pirandello è probabilmente l'autore che meglio rappresenta il periodo che va dalla crisi successiva all'unità d'Italia all'avvento del fascismo. Pochi come lui ebbero coscienza dello scacco subito dagli ideali del Risorgimento e dei complessi cambiamenti in atto nella società italiana. Sul piano letterario il suo punto di partenza fu, come per gran parte degli autori nati nella seconda metà dell'Ottocento, il naturalismo. Fin dal primo momento però l'oggetto privilegiato, o pressoché esclusivo, delle rappresentazioni pirandelliane non furono le classi popolari bensì la condizione della piccola borghesia. Da questa prospettiva lo scrittore seppe sviluppare una corrosiva critica di costume, cogliendo in profondità la crisi delle strutture tradizionali della famiglia patriarcale. Poiché però anch'egli apparteneva alla piccola borghesia, finì per assolutizzarne i dubbi e le sofferenze, che rappresentò come il segno di una condizione eterna di tutti gli esseri umani. D'altro canto fu proprio la direzione esistenziale e metafisica assunta dalla sua ricerca a portarlo molto vicino alle posizioni di alcuni dei più grandi scrittori europei di questo secolo. Paragonato, volta a volta, a Kafka o a Camus, a Sartre o ai drammaturghi del teatro dell'assurdo, non a caso Pirandello è stato uno dei pochissimi scrittori italiani del Novecento capaci di raggiungere una fama mondiale: ancora oggi i suoi drammi sono, dopo quelli di Shakespeare, i più rappresentati in tutto il mondo.

Al centro della concezione pirandelliana sta il contrasto tra ciò che gli uomini credono di vedere, anche in buona fede, e la sostanza delle cose. La critica delle illusioni va di pari passo con una drastica sfiducia nella possibilità di conoscere la realtà. Per poter vivere, tutti dobbiamo formarci delle rappresentazioni compiute del mondo e degli altri; queste rappresentazioni, tuttavia, saranno sempre del tutto inadeguate all'inattingibile verità della vita, percepita come un flusso continuo e inarrestabile. La vita procede senza soste e senza una direzione: per Pirandello, il mondo è dominato dal caso e privo di senso. Se le parole non possono mai stare alla pari con la complessità del reale, sarà compito della letteratura mostrare quest'inadeguatezza, usando paradossalmente proprio quelle parole di cui essa denuncia la fragilità. L'arte diventa così coscienza critica, contro le mistificazioni e i falsi miti costruiti dagli scrittori del decadentismo, a cominciare da D'Annunzio. Lo scrittore sarà condannato al dubbio sistematico, ma questa condanna, oltre che un preciso dovere morale, è anche la sua forza.

L'esordio poetico di Pirandello, la raccolta di poesie Mal giocondo evidenzia una visione amara della vita. L'esclusa, il primo romanzo, innesta su un impianto narrativo naturalistico i primi esempi del 'paradosso' pirandelliano. E' un primo esempio dell'analisi di quel mondo piccolo-borghese conformista e schiavo delle opinioni altrui che sarà protagonista di tante novelle. Stesso ambiente, ma ure più umoristicamente accentuate ne Il turno. Di originalissima concezione e nuovo anche nella formula è Il fu Mattia Pascal, il romanzo di una irrealizzata possibilità di riscatto da una vita grigia per un uomo 'nato' due volte. Di altro respiro è invece 1 vecchi e i giovani, 'il romanzo della Sicilia dopo il 1870, amarissimo e popoloso romanzo ov'è racchiuso il dramma della mia generazione'.Il romanzo Suo marito è un esempio di satira sociale, mentre Si gira è un'impietosa analisi della società tecnologica che 'aliena' l'uomo, dove il protagonista diventa una cosa: 'una mano che gira una manovella'.il debutto teatrale avviene il 9 dicembre 1910 con La morsa e Lumìe di Sicilia (tratta da una novella). Appartengono a questo primo periodo Se non così (trasformato poi in La ragione degli altri), Pensaci, Giacomino!, Liolà. Ne Il piacere dell'onestà c'è ancora il paradosso, ma già anticipa il conflitto tra realtà e apparenza. La seconda fase della produzione teatrale prende il via nel 1917 con Così è (se vi pare): non dramma ma 'parabola', dove l'autore esprime l'impossibilità di scoprire la verità assoluta. L'eroe de Il giuoco delle parti è Leone Gala, colui che ha scoperto un rimedio per salvarsi dal gioco della vita: 'guardar vivere gli altri, e anche noi stessi, da fuori'.Tutto per bene è invece il prototipo di quei drammi dove il personaggio è isolato, solo alle prese con i casi della vita: così è per Martino Lori, che scopre di aver recitato per anni, inconsapevolmente, il ruolo del marito tradito ma condiscendente, e che deve perciò ricostruirsi una maschera, una ragione di vivere. E sola sarà anche la protagonista de La signora Morli, una e due. Il periodo della grande maturità teatrale si apre nel 192 1: il 'romanzo da fare' Sei personaggi in cerca d'autore diventa invece una 'commedia da fare', dando più immediatezza, sulle tavole di un palcoscenico, al contrasto tra persona e personaggio, tra l'aver forma e essere forma. La commedia sviluppa quindi più livelli: la squallida storia della disgregazione morale di una famiglia borghese, l'incomunicabilità, l'impossibilità per i personaggi di essere rappresentati dagli attori, l'etemità della vita del personaggio. Ciascuno a suo modo (1924), sul rapporto tra realtà e rappresentazione, e Questa sera si recita a soggetto (1930), polemica sullo strapotere del regista, formano, insieme ai Sei personaggi, la cosiddetta trilogia del 'teatro nel teatro'; Enrico IV è la tragedia dell'uomo isolato, costretto a rifugiarsí nel 'piacere della storia' poiché ha perduto, per troppi anni, la propria forma. Del 1922 è Vestire gli ignudi, dove il rimedio alla solitudine e alle sconfitte consiste nel 'vestirsi', anche di un ruolo non nostro, anche di un'illusione. Ne La vita che ti diedi il dolore di una madre non può essere placato da affetti sostitutivi. Dal 1922 comincia la raccolta generale delle novelle, sotto il titolo Novelle per un anno (dovevano essere 365): di ambientazione siciliana (specchio di una realtà immutabile) e romana (simbolo dell'alienazione piccolo-borghese) sono la vera ispirazione pirandelliana. Prima dell'estrema produzione teatrale si colloca l'ultimo romanzo Uno, nessuno e centomila: 'avrebbe dovuto essere il proemio della mia produzione teatrale e ne sarà invece, quasi un riepilogo'. E' la storia di una lucida follia nata dalla scoperta di essere uno, nessuno e centomila, secondo il ruolo che gli altri ci danno: lucida follia che approderà ad un'immedesimazione panica nella natura. Al centro dell'ultima produzione (1926-36) insieme alla Favola del lio cambiato ci sono i miti: della Famiglia (La nuova colonia), della Fede (Lazzaro) e dell'Arte (I giganti della montagna).Quest'ultimo lavoro, sulla sconfitta dell'arte, rimase incompiuto.



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