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L'UMANESIMO

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L'UMANESIMO


L'Umanesimo fu una corrente di pensiero e di azione che ebbe come scopo quello di mettere in rilievo il valore e la dignità dell'uomo, ponendolo al centro di tutto l'universo.

Il Rinascimento ne fu la sua logica conseguenza, imponendo un rifiorire della civiltà, delle arti e della cultura, che fecero della Toscana ed in particolar modo della città di Firenze, il traino per la rinascita di tutto il mondo civile allora conosciuto.


Caratteristiche principali di questo movimento sono la riscoperta, da parte degli intellettuali, dei testi classici latini e greci e il conseguente superamento degli ideali medievali, quali erano, ad esempio, quelli di un impero universale o di una religiosità troppo legata a riti e norme che poco rispecchiavano l'essenza vera del cristianesimo.

La caratteristica precipua dell'Umanesimo è comunque l'affermazione dell'autonomia della ragione e volontà dell'uomo, che è artefice ed arbitro di se stesso. Questa autonomia non è data a priori ma bisogna accedervi. In quest'ottica, l'educazione assume un ruolo importante, confermata dall'apertura nel XV secolo di nuove scuole e dalla pubblicazione di molti trattati sull'argomento.



Nel XV secolo, infatti, si ha una rivalutazione dell'uomo basata sull'impronta data dai classici e che tiene conto della totalità sia dell'individuo, sia della società e che quindi non tralascia il problema religioso. Due, in particolare, erano le linee su cui verteva il dibattito: da un lato la polemica contro la corruzione del clero, dall'altro la formulazione di una nuova religiosità fondata sull'esperienza interiore


Su queste posizioni troviamo, a fine '400, molti umanisti italiani, quali Coluccio Salutati, Leonardo Bruni, Lorenzo Valla e Poggio Bracciolini. Soprattutto nell'opera di quest'ultimo, molto spesso predomina una polemica antiecclesiastica.


In linea con l'operato di tali umanisti, si svilupparono, in tutto il 400, delle correnti di rinnovamento spirituale come, ad esempio, la devotio moderna. La sua importanza è data dal fatto che, alcuni principi propri del movimento, come la diretta lettura dei testi sacri e l'indifferenza verso il formalismo del culto, anticipano alcune di quelle che saranno le basi della Riforma Protestante. Il tentativo di riforma portato avanti dagli umanisti, che prelude alla riforma protestante, è indicato con il termine di renovatio, nome che esprime la volontà di ritornare ad un cristianesimo puro e autentico, non più appesantito dai dogmi e dalle credenze medievali.


La corrente umanista investì molti campi del sapere. In particolare, la letteratura umanista si basa sul concetto di emulazione  e si sviluppa quasi interamente partendo dalle tematiche e dal linguaggio dei grandi scrittori antichi.


Lo scopo dell'educazione è di preparare a qualsiasi professione, esercibile nella vita pubblica, e di essere capace di insegnare a discorrere. Per questo, gli umanisti danno notevole importanza all'apprendimento delle lingue classiche che permettono di impadronirsi degli strumenti per esprimere il proprio pensiero, e quindi per ben pensare. Gli autori preferiti sono Quintiliano e Plutarco.

Nascono, tuttavia, dei problemi circa i rapporti tra il latino classico e la lingua volgare usata nel XV secolo, la difficile combinazione tra ideali greco - romani e quelli cristiani, il problema sull'efficacia effettiva dello studio della classicità per preparare i giovani a vivere in una società diversa da quella antica.


L'educazione umanistica nasce prima in Italia nel XV secolo, per poi estendersi nel secolo successivo a tutta l'Europa.

In Italia, le città più attive nell'ambito pedagogico sono Firenze, Roma e Venezia. I temi fondamentali discussi sono: l'importanza da attribuire all'educazione umanistica, i programmi ed i fattori che la realizzano, il problema del luogo più idoneo per svolgerli.

L'amore per la cultura portò gli intellettuali dell'epoca a formare le prime biblioteche laiche che fiorirono, soprattutto a Firenze, sul modello di quella costituita nel XIV secolo da Petrarca, e che conferirono ai libri una presenza ben più consistente nella vita cittadina.

Il costituirsi di tali biblioteche è la conseguenza di un profondo lavoro di ricerca e analisi di testi antichi perduti o dimenticati, iniziato nei secoli precedenti. Questo lavoro, basato sull'attività filologica, era volto a riportare ad una forma il più possibile vicina all'originale testi antichi in modo da poter comprendere a pieno il messaggio di vita che essi originariamente erano destinati ad impartire.


In epoca umanistico - rinascimentale, la filologia si è conurata come amore peculiare per i testi classici e come impegno per recuperarli dalle contaminazioni subite nel medioevo. Il lavoro di recupero, che non era agevole, si basava sull'emendatio, cioè sulla correzione degli errori evidenti, spesso effettuata attraverso il confronto tra manoscritti diversi.

Il termine filologia, di origine greca, composto da φίλος, (amico) e da λόγος, (parola, discorso) indicava in principio l'amore per la parola e in genere per le lettere.


In contrapposizione alle tendenze medievali, la scuola è laica, è luogo di vita comune che coinvolge sia maestro che allievi nella quale sussisteva un clima di collaborazione, di ricerca, e lavoro comune.

La scuola più famosa fu quella di Vittorino da Feltre che ha avuto il pregio di far avere un'istruzione adeguata sia a poveri che a ricchi. Nella sua scuola, detta zoiosa (dimora di gioia e divertimento), Vittorino da Feltre ospitò solo i ragazzi più capaci ed ingegnosi.

L'ideale educativo dell'Umanesimo è la formazione dell'uomo in ogni suo aspetto che si afferma con il suo pensiero e la sua volontà nella società.

Lo studio dei classici, nella loro genuinità originale, e delle arti liberali del trivio e del quadrivio (grammatica, retorica, storia, poesia, filologia, filosofia, eloquenza) permette l'attuazione di questi ideali. Le discipline liberali sono gli studi degni di un uomo libero, per mezzo dei quali si raggiunge virtù e sapienza.


Nei paesi d'oltralpe la fioritura di opere dedicate al problema educativo si verifica prevalentemente nel XVI secolo.

Il Rinascimento europeo, quale risultato della diffusione di un fenomeno inizialmente italiano, nasce già maturo ed ignora il travaglio rivoluzionario da cui trae impulso e caratterizzazione il primo Umanesimo italiano.

In questo momento sta iniziando un periodo di sviluppo economico e politico in Francia e in Inghilterra dove si formano progressivamente le condizioni indispensabili per garantire all'azione educativa quell'impegno civile che viene perso di vista in Italia.


Il più grande filologo del XV secolo è Lorenzo Valla (1405-l457), Con cui lo studio della parola raggiunge la sua più alta coscienza teorica divenendo una vera e propria scienza basata su storia, retorica, diritto, morale e religione. 

Nel 1435, l'avversione per la chiesa e le sue istituzioni e la sua esperienza di filologo - umanista convergono per realizzare una delle opere più conosciute del Valla, De falso credita et ementita constantini donatione (la falsità della donazione di Costantino), l'opera che con estremo rigore filologico e senso storico dimostrò la falsità dell'editto su cui si basava il potere temporale della Chiesa. Secondo la tradizione infatti tale potere traeva origine e legittimità da un documento in cui l'imperatore Costantino avrebbe ceduto al papa Silvestro I il possesso, giuridico ed amministrativo, del futuro Stato Pontificio.

Con i componimenti del Valla, ha inizio quella corrente filologica basata sull'analisi critica e sulla ricostruzione dei testi biblici, che sarà strumento essenziale della Riforma protestante  e che rappresenterà il centro della speculazione filosofica degli umanisti d'oltralpe.


In questo quadro di grande sviluppo culturale, il problema religioso, come si è detto, non era rimasto estraneo agli umanisti, i quali anzi ne avevano affrontati vari aspetti. Con l'atteggiamento critico nei riguardi della religione scolastica, infatti, gli intellettuali europei e soprattutto italiani cercarono, anche se indirettamente, di intraprendere un movimento di riforma interno alla Chiesa.


Tra gli intellettuali di spicco troviamo Erasmo da Rotterdam, per il quale la classicità ha il carattere sacro di un modello perfettamente realizzato: non ci può essere progresso che non sia al tempo stesso restaurazione dell'esemplare classico. Erasmo ritiene che solo l'educazione umanistica sia in grado di promuovere la formazione di una civiltà aristocraticamente universale.

Di fronte all'ideale educativo statico e formalistico di Erasmo, il Rinascimento europeo produce l'ideale dinamico e realistico che traccia il primo abbozzo di un'educazione moderna basata sull'osservazione della realtà più che sulla natura dei libri, sul lavoro, sull'armonico sviluppo delle facoltà conoscitive e pratiche.





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