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"La Chimera" di Sebastiano Vassalli



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"La Chimera" di Sebastiano Vassalli


Riassunto



Nella Novara del 1660 sotto il dominio Snolo, viene abbandonata una bambina di nome Antonia che cresce assieme a delle monache come esposta. Queste ragazze venivano adottate da chiunque ne facesse richiesta; contemporaneamente alla crescita di Antonia viene descritta la Novara di quel tempo scelta come roccaforte dal governatore per contrastare i nemici della Sna. Inoltre lo scrittore si sofferma sulla decadenza dal punto di vista morale della città causata principalmente dal momento difficile che stava attraversando la chiesa. Corruzione, preti e monache che non rispettavano i fondamenti principali della loro fede, indulgenze. Tutto questo ebbe termine con l'arrivo del nuovo vescovo Bescapè che portò un radicale cambiamento in tutta la città; Atonia ad età avanzata confronto le altre ragazze viene adottata da una coppia di contadini in cerca di una lia, così la storia si decentra dalla città di Novara e si sposta su un piccolo paesino Zardino ricco di leggende popolari e circondato completamente dalle risaie. Qui la bambina incontra un quistone di nome don Michele, quest'ultimo anche se svolge tutte le funzioni di un parroco non è un vero prete infatti fa il medico, distilla vino, si diverte con i compaesani rappresenta un altro tipo di religiosità contraria a quella che si stava riformando a Novara.

Passata la curiosità per la nuova compaesana la vita nel paesino della bassa scorre come tutti gli altri anni fra i campi con al lavoro i risaroli, persone che lavorano ai limiti della sopravvivenza e Atonia che col passare del tempo comincia a conoscere le persone del paese e a distinguere quelle buone da quelle cattive.



Come è successo a Novara anche a Zardino arriva un nuovo emissario della chiesa Don Teresio che caccia don Michele e lo sostituisce come parroco, quest'ultimo si presenta alla gente come la persona che li ricondurrà sulla strada del paradiso, ma lo fa a suo modo chiedendo sempre soldi ai cloni e rivoluzionando lo stile di vita di tutto il paesino, dove aumenta sempre di più il malumore. Nel 1603 anche Novara fa la conoscenza delle false reliquie portate a sua insaputa dal monsignore Cavagna ex Novarese che verrà arrestato successivamente dalle guardie romane del Papa. Mentre infuriava lo scandalo reliquie, per Atonia si comincia a delineare il suo destino da presunta strega; infatti insegna a parlare a un ritardato di nome Biagio nipote delle gemelle Borghesini che andranno per il paese insinuando che la ragazza è una stria con il compito di far entrare il diavolo nel corpo del nipote. L'ereticità di Antonia si mostra anche nell'estate nel 1609 quando viene dipinta su un'edicola fatta costruire da un colono scampato ad una disgrazia, la ragazza viene ritratta a sua insaputa nelle vesti della Madonna del divino soccorso, dal pittore di edicole Bertolino d'OltrePò colpito dalla bellezza della giovane fanciulla mentre portava al pascolo delle oche. Un anno dopo a Zardino arriva un gruppo di lanzi, soldati tedeschi che mettono in scompiglio il paese minacciando la vita dei paesani che non avevano intenzione di soddisfare le loro voglie; così festeggiano un intero giorno imbrattando l'intera chiesa e offendendo il prete ostile. Ne fa le spese Antonia tornata da una raccolta di funghi, alla sera quando ormai i soldati ubriachi se ne stanno per andare vedono la ragazza e uno di loro la fa ballare sulla piazza in mezzo agli sguardi increduli della gente.

L'ultimo inverno della vita di Antonia trascorse tra i pettegolezzi di tutto il paese per quello che aveva fatto così comincia a girare la voce che lei è una strega e le vengono reputate tutte le disgrazie che sono successe in quel periodo o che succederanno dopo. Poi una schiera di uomini va a lamentarsi con don Michele dei fatti diabolici che succedono in paese per colpa della strega Antonia, quindi il parroco decide di partire per denunciare il fatto  al Santo Uffizio di Novara. A dirigere il processo è l'inquisitore Manini che fa il suo dovere ascoltando tutti i testimoni, ma qualsiasi cosa avessero confessato la sua decisione l'aveva già presa, giudicando Antonia colpevole. Dietro alla decisione spuntano dei giochi di potere e la rivalità con il vescovo Bescapè, che in quel periodo aveva tolto molto potere giudiziario al Santo uffizio, così, mettendo al rogo una strega, la vecchia struttura del Santo tribunale sarebbe stata rispettata di nuovo come in passato. Antonia viene incolpata dai testimoni di andare agli incontri con il diavolo sul colle dell'albera, di aver riso durante la cerimonia del vescovo, di aver ballato con gli emissari del diavolo e di essere stata dipinta senza alcun ritegno nelle vesti della Madonna; queste confessioni la fanno rinchiudere immediatamente in carcere dove sopporta ogni tipo di abuso e tortura da parete dei guardiani. I testimoni a favore di Antonia vengono interrogati per ultimi, cercano in tutti i modi di scagionarla dicendo che lei andava a trovare il suo moroso e non certo ad accoppiarsi con il diavolo, infatti durante l'estate Antonia ha conosciuto un camminante che dopo tante promesse di matrimonio l'ha abbandonata, ma la storia non interessò alla giuria che ormai aveva preso la sua decisione giudicandola colpevole.

Nello stesso periodo il vescovo Bescapè preso da una crisi spirituale e personale non si interessa del caso anzi fugge dalla sua diocesi e torna a finire i suoi ultimi anni di vita nel paese natale. Così per l'appunto nell'Aprile del 1610 Antonia viene giudicata colpevole di eresia e poche mesi dopo avviene la sua punizione, cioè il rogo; arriva per l'evento il famoso boia da Milano Mastro Bernardo che brucia Antonia là, dove secondo alcuni paesani si recava ai sabba per vedere il diavolo, sul colle dell'albera.




Descrizione personaggio principale


Antonia


Cresciuta da un gruppo di monache come esposta sente subito sulla propria pelle le difficoltà che le riserva la vita, infatti essendo molto bella sia in viso sia in corpo è preda di ogni tipo di pettegolezzo da parte della gente e di abuso quando si ritrova chiusa in prigione. Pelle scura, capelli neri e un neo sul labbro, un piccolo punto nero che però la farà sembrare una strega visto e considerato che nel 600 i nei su una ragazza volevano dire che aveva avuto rapporti carnali con il diavolo perché molto probabilmente i medici non riuscivano a spiegare perché questa piccola porzione di pelle fosse insensibile anche alle punture con un ago.

Ha un carattere molto forte lo mostra bene in prigione quando subisce ogni tipo di abuso sessuale e di tortura anche all'ultimo processo riesce a difendersi a denti stretti anche se stremata dai fatti della notte precedente e dai morsi dei ratti. Antonia più dal neo è stata "fregata" se si può dire dalla sua bellezza, che la fa incappare in circostanze sfortunate ad esempio con il nipote delle gemelle che si era innamorato di lei, oppure durante la visita dei lanzi dove è stata obbligata a ballare in piazza. Anche la storia dell'edicola è causa del suo bel viso infatti il pittore è rimasto estasiato alla visione di quella ragazza che pascolava le oche e senza saperlo ritraendola, ha marchiato con il fuoco la sua giovane vita. 


Spazio


Vassalli fa convivere molto bene lo spazio ambiguo con quello reale anche se li tiene ben distinti fra di loro infatti:

Novara è prettamente reale, viene descritta come il centro di potere da cui man mano che ci si allontana cresce la libertà e cala la legge.

Lo scrittore non ne fa risaltare i pregi ma i difetti se si possono chiamare così, i fatti si svolgono fra corruzione, stupri, abusi di potere, monache e preti che se la spassano alla notte. E con l'arrivo del vescovo anche se tutto questo finisce rimane sempre ad avvolgere la città un senso di disagio forse causato non solo dalla chiesa ma anche dal potere snolo.

Zardino è un misto di realtà e ambiguità, la prima si nota molto bene nella descrizione accurata che ne fa Vassalli che confronta il paesino di un tempo con gli stessi luoghi ma al giorno nostro, è ambigua in certi suoi particolari come i due colli dove si svilupparono ogni sorta di leggenda popolare. Zardino viene rappresentata sempre più offuscamente man mano che ci allontaniamo dal centro, praticamente è una piccola Novara anche lei, che più ci spostiamo più le leggende popolari infervorano e la legge non viene rispettata ne sono un esempio le risaie nei dintorni del paese.








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