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Lettura e conoscenza nell'Italia postunitaria - Il verismo e le culture regionali



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Lettura e conoscenza nell'Italia postunitaria


Nel clima culturale  e politico successivo all'Unità nazionale, l'esigenza di accendere gli animi a forti e nobili passioni é stata via via sostituita dal desiderio di esplorare una realtà nazionale che, era ancora quasi del tutto sconosciuta. Strati sociali di recente alfabetizzazione - soprattutto alcune fasce della piccola e media borghesia settentrionale - cominciavano a premere per esprimere la loro voce, per entrare attivamente a far parte della vita politica e culturale del nuovo Stato unitario. Si assiste così alla formazione di un nuovo pubblico e all'affermarsi, dell'industria culturale.

Comincia ora a prevalere l'interesse per il vero, ossia, in un'epoca come quella positivistica, per ciò che é reale, tangibile, empiricamente osservabile. E il vero può essere ordinario, banale, sgradevole e persino raccapricciante. Questi ultimi due aspetti avevano caratterizzato anche la produzione degli autori scapigliati, i quali però erano stati mossi non tanto da una istanza conoscitiva del reale, quanto piuttosto da motivazioni insieme ribellistiche ed estetizzanti.

Nella letteratura postunitaria la questione che attraversa come un filo rosso gran parte della produzione narrativa e alcune aree di quella poetica é dunque la questione del realismo.

Impresa ardua e anche inutile é tentare di definire con precisione una categoria così mutevole e sfuggente come il realismo.

La tendenza all'allargamento verso 'il basso' sia delle tematiche sia delle forme stilistiche comporta una serie di conseguenze sul piano dell'elaborazione letteraria; si incrina la gerarchia degli stili.

Lo stile 'umile' può anche servire a rappresentare _soprattutto come dimostra Verga nei Malavoglia - vicende tragiche. Il romanzo,genere letterario che più di ogni altro si presta a rafurare la multiformità del reale, assume in quest'epoca un rilievo nuovo della letteratura italiana.

Tra i principali esponenti ricordiamo De Marchi e Fogazzaro.





Il verismo e le culture regionali


La generale tendenza realistica, manifestatasi soprattutto attraverso il genere del romanzo, si trova a fare i conti con l'eredità di una pluriscolare frammentazione politica. L'istanza realistica e conoscitiva é unitaria solo dal punto di vista politico ma non da quello di vista sociale, culturale e linguistico.

Questo é uno dei motivi per cui si assiste a una notevole diffusione di una letteratura di tipo regionalistico, in misura molto più rilevante di quanto non avvenga per esempio in Francia, stato nazionale assai più omogeneo e fortemente incentrato sulla capitale Parigi.

Il principale esponente di questa tendenza é Giovanni Verga; al suo fianco vanno collocati l'amico e confidente Luigi Capuana, Federico De Roberto. Questi autori tutti e tre siciliani, stabilirono un sodalizio intellettuale che permette di stabilire fra le loro  parecchi tratti comuni.

I veristi italiani subirono l'influenza delle politiche naturalistiche francesi, ma ne attuarono le pretese scientiste.

Il più interessante aspetto della poetica verista é la messa  appunto del canone dell'impersonalità, secondo il quale il narratore autore deve esimersi da qualsiasi commento sugli eventi e sui personaggi, i quali devono agire e parlare come se nessuno li guidasse o ne determinasse i comportamenti. 'La mano dell'artista', ha scritto Verga, 'rimarrà assolutamente invisibile e il romanzo avrà l'impronta dell'avvenimento reale, e l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sé'. Questo postulato porta con sé una serie di questioni linguistiche, stilistiche e compositive assai complesse (il 'discorso indiretto libero' ).






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