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Nel primo capitolo dei Promessi Sposi viene tratteggiato il carattere di Don Abbondio, il suo sistema di vita. Qual è, secondo te, il giudizio



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Nel primo modulo dei Promessi Sposi viene tratteggiato il carattere di Don Abbondio, il suo sistema di vita. Qual è, secondo te, il giudizio del Manzoni sul comportamento di questo personaggio? Pensi, inoltre, che possa essere un personaggio comico?


Don Abbondio è il primissimo personaggio che si incontra leggendo i promessi Sposi. Il Manzoni lo introduce descrivendo le sue azioni senza precisare le caratteristiche fisiche.

Il carattere di Don Abbondio si può dividere in tre aspetti principali che influenzano enormemente il suo sistema di vita: è abitudinario, codardo ed egoista.

La prima caratteristica è quella che balza subito agli occhi, infatti la passeggiata di Don Abbondio ne è una prova inconfutabile. Il Manzoni ci rivela che tutti i giorni il curato intraprende quella stradina e che compie sempre le stesse azioni: chiudere il breviario tenendovi per segno l'indice della mano destra, buttare con un piede contro il muro i ciottoli e girare oziosamente gli occhi. Inoltre, questa sua caratteristica, viene confermata con il parallelo con la natura immobile e incontaminata che circonda quel ramo del lago di Como. Lo stesso concetto è ancora ribadito nell'ottavo modulo, in cui, descrivendo la camera in cui solitamente legge Don Abbondio, ci fa notare l'uso ripetuto dell'aggettivo "vecchio" che il curato è molto affezionato ai suoi oggetti.

Un'altra caratteristica del curato è la codardia. Infatti, presentandolo, l'autore afferma che l'uomo si è reso conto di essere solo "un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in comnia di tanti vasi di ferro". Non è nato con un cuor di leone e per preservare la sua tranquillità ha deciso di scansare tutti gli ostacoli dalla sua strada, proprio come fa con i ciottoli lungo il sentiero. Ha deciso di intraprendere la carriera ecclesiastica, non spinto da una vocazione, ma dai privilegi e dalla protezione che, senza il minimo sforzo, gli offre il clero. Testimoniano questo suo bisogno di sentirsi al sicuro le sopracciglia appositamente tenute lunghe per nascondere gli occhi, lo specchio dell'anima.



Infine il profondo egoismo ed egocentrismo di Don Abbondio sono la sua terza caratteristica. Infatti cerca di non essere giudice in nessuna disputa, ma quando è costretto a dare il proprio parere, assume le parti del più potente, curandosi di far capire all'altro che avrebbe preso le sue difese se solo si fosse dimostrato più forte. Inoltre l'egoismo lo ha reso avare fino a portarlo a fare lo strozzino, come si vede nel caso dei debiti contratti da Tonio.

Queste caratteristiche si intrecciano nella vita del vecchio rendendolo attratti un personaggio comico. Ad esempio durante il colloquio con Renzo la mattina del sospirato matrimonio. Qui il curato attraversa tre diverse fasi: dapprima divaga irritando il ragazzone con misteriose frasi in latino; poi, sconfitto dalla paura del coltellaccio del giovane gli confessa l'intrigo; infine, approfittando della sua incredulità, cerca di mortificarlo facendo l'offeso. In un'altra occasione spunta la comicità del personaggio: nel modulo ottavo durante il tentato matrimonio a sorpresa. Il modo in cui il curato agisce buttando il tappetino della sua scrivania sulla testa di Lucia, non volendo che pronunciasse le fatidiche parole, rendono la scena grottesca, resa ancor più comica dai movimenti degli altri personaggi.

Dal modo in cui narra tali episodi si capisce che il Manzoni attribuisce a questo suo personaggio grande comicità. Quando appare Don Abbondio la voce del narratore si fa ironica, ma a tratti anche affettuosa. Infatti, in fondo, il Manzoni compatisce e comprende questo povero curato costretto a vivere in tempi non adatti al suo carisma.






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