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Paura alla scala - Dino Buzzati



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TITOLO: Paura alla scala

AUTORE: Dino Buzzati

ANNO DI PUBBLICAZIONE:

n° INE:

n° CAPITOLI:

INTRODUZIONE: si

TEMPO DELLA STORIA: passato

TIPO DI NARRATORE: esterno

STILE: racconto di suspense

LESSICO:

MESSAGGIO: Le voci e i pettegolezzi, se ingranditi, portano a incomprensioni e al caos. Le persone che si credono poste su un gradino superiore rispetto agli uomini comuni, in questi casi, perdono la loro dignità diventando più patetici dei plebei. 

TRAMA: Era la sera della prima rappresentazione alla Scala di Milano della "Strage degli Innocenti" di Pierre Grossgemuth. Il maestro Claudio Cottes era un dei pochi che aveva ricevuto gratis due biglietti per il teatro, uno per se, l'altro per il lio, ma Arduino aveva già assistito alle prove. Per la sera della prima, alcune voci dicevano che ci sarebbe stato un attacco dei Morzi, un gruppo deciso a instaurare la "nuova giustizia". Durante il pomeriggio un uomo telefonò con fare misterioso a Cottes chiedendo del lio e mentre si stava recando alla Scala un giovane lo interrogò su Arduino ancora più stranamente. Però il maestro non si preoccupò più di tanto. Nessuno, comunque, fece caso alle dicerie e tutta la Milano per bene si riversò nell'atrio del teatro. Cottes guardava la folla interessato, fino a che si accorse che un palco era stato occupato da tre strani uomini. Chiese al suo vicino chi fossero e venne a sapere che era lo "stato generale" dei Morzi. Durante il primo intervallo un uomo gli disse di riferire al lio di essere più attento e cauto. Cottes rimase sbigottito, ma quando tornò sul palco la ventata di mondanità che lo investì lo distolse dai suoi pensieri. Al termine della rappresentazione la crème della società si spostò nel ridotto dove era posto il ricevimento. Dopo tanta allegria e critiche sullo spettacolo, trapelò la notizia che i Morzi stavano per arrivare. Cadde la preoccupazione, ognuno cercava di informarsi, ma c'erano solo voci che si ingrandivano via via che passavano di bocca in bocca. Alcuni uomini stavano alle finestre, altri formavano piccoli gruppetti che discutevano sul modo in cui avrebbero condotto l'attacco e sulle conseguenze. Preoccupato Cottes decise di telefonare ad Arduino. Rassicurato dell'incolumità del lio, tornò al ricevimento e vide che le signore si erano ridotte la capigliatura e avevano riposto i gioielli più vistosi nelle borsette. Un gruppo di uomini si era riunito nel Museo deciso a schierarsi con i Morzi. Ad un tratto Cottes decise di tornare a casa e noncurante delle raccomandazione dei presenti si avviò. A metà della piazza cadde e tutti alla Scala pensarono che fosse stato ucciso da un colpo di pistola. Ma il maestro si rialzò e la vita nella grande città riprese a scorrere come sempre.









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