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SCHEDA - Canto notturno di un pastore errante dell' Asia - Leopardi

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SCHEDA


Canto notturno di un pastore errante dell' Asia - Leopardi


Riflettere sulla funzione delle varie forme interrogative presenti nel testo.


Lo stile spezzato di questo canto, la quantità elevata di enjambements presenti in esso e le tante domande che si pone il Leopardi, caratterizzano quest'ultimo dei canti pisano-recanatesi.

Le domande sono concentrate soprattutto nella prima strofa dove il pastore interroga la luna,ma in modo filosofico. In verità dietro al pastore c'è il Leopardi stesso, come succede anche nel "dialogo della Natura e di un islandese". Il poeta, infatti, non parla in prima persona, fa parlare un primitivo, ma non un primitivo felice (come gli "antichi"), piuttosto un primitivo filosofico. E qui si può notare subito che non c'è più il pessimismo storico ma si è passati alla fase del pessimismo cosmico perché il Leopardi arriva alla conclusione che le cause dei mali dell'uomo non sono più la ragione e il progresso, bensì la Natura, una natura "matrigna". Dopo questa breve parentesi si può dire che la funzione dei quesiti presenti nel canto è quella di far riflettere sul significato della vita, una vita dura e faticosa con un "gravissimo fascio sulle spalle", come dice il poeta nella seconda strofa. Proprio nella seconda strofa sono contenute infatti le risposte agli interrogativi iniziali. Infatti in essa esordisce con la metafora "Vecchierel bianco" con cui rievoca anche un verso del Canzoniere del Petrarca. La metafora allude all'esistenza umana in cui l'uomo lotta, fatica, s'affanna per poi giungere inevitabilmente alla morte.




Raccogli tutte le espressioni riferite a:

Luna

Pastore

Gregge

Silenziosa;

Sorgi ;

Vai contemdo;

Ti posi;

a;

Vaga di mirar;

Vergine;

Intatta;

Solinga;

Eterna peregrina;

Pensosa;

Mille cose sai tu;

Muta;

Candida.

Sorge insul primo albore;

Move la greggia;

Vede greggi, fontane ed erbe;

Stanco si riposa;

Vagar mio.

beata;

d'affanno/quasi libera vai;

Tedio non provi;

Siedi all'ombra;

Queta e contenta;

Goda;

Fortunata.




















Definire le caratteristiche dei tre personaggi del canto e individuare le analogie e le differenze che li riguardano.


I tre personaggi del canto (la luna, il pastore e il gregge) hanno fra di loro delle differenze nette. La luna, infatti, è la rappresentazione della Natura, mentre la ura del pastore coincide con la persona del Leopardi che esprime il suo rancore verso la Natura matrigna. La ura del gregge, invece, ha un ruolo fondamentale nella quarta strofa e serve a rievocare il motivo della noia (parola chiave nel testo: "tedio") e cioè del nulla esistenziale, dell'assenza di scopo. Infatti secondo il Leopardi la vita è solamente un pendolo fra il dolore e la noia. Il pastore invidia il gregge perché non prova noia ed è quindi fortunata. E anche in questa strofa, quindi, ci sono ancora considerazioni sulla condizione esistenziale dell'uomo.


Quale immagine della natura è presente nel canto? Procedere ad un confronto con la natura del "dialogo della natura e di un islandese".


L'immagine della Natura presente in questo canto è la stessa che si nota, fra l'altro, nelle operette morali, e quindi anche nel "dialogo della natura e di un islandese". È cioè immaginata come una ura fredda, colossale, minacciosa, insomma che spaventa. Entrambi i componimenti sono basati su un dialogo tra la natura e l'uomo. E mentre nel dialogo dell'islandese è rafurata proprio come la "natura", in questo caso essa è impersonificata dalla luna, una luna "muta" come dice il Leopardi e che infatti non dà risposte agli interrogativi del poeta. Anche se nel dialogo dell'islandese la natura risponde, non dà risposte esaurienti e fa invece riemergere la concezione meccanicistica del Foscolo e che è stata quindi ripresa dal Leopardi. Infatti il Leopardi pensa che l'universo è tutto un ciclo e che è fatto così e basta. Nel canto del pastore errante questa concezione si nota alla fine della terza strofa: "se la vita è sventura perché da noi si dura? . " mentre nel dialogo dell'islandese è contenuta esplicitamente nell'ultima riposta che la natura dà all'islandese.


Come viene caratterizzato il "tempo" in questo canto? È il tempo della rimembranza degli altri idilli?


Questo è un canto che non si basa assolutamente sulla memoria, ovvero sulla rimembranza, a differenza degli altri idilli in cui sono descritti il paesaggio recanatese e i ricordi del poeta. Qui il paesaggio è astratto, metafisico e questo canto vuol essere una riflessione sulla vita. Il deserto, questo luogo silenzioso e infinito, pare il luogo ideale per fare una riflessione. L'infinito che si intende in questo canto non è quello dell'omonimo idillio, è creato dalla ragione, non dall'immaginazione (vedi :" . e il naufragar m'è dolce.."). Ed infatti si nota dalle parole chiave "sempiterni calli" e "deserto immenso".





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