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SECONDO MONTALE (Firenze 1926-1948)

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SECONDO MONTALE   (Firenze 1926-l948)

Montale, nel 1927 ottiene un impiego presso l'Editore Bemporad di Firenze, conosce Drusilla Tanzi che sposerà solo nel 1962.Nel 1929 Montale lascia Genova e va a Firenze.


Storia (1929-l939): il decennio più oscuro del Fascismo in Italia, il Regime è subalterno a Hitler, la persecuzione razziale ha inizio, le migliori menti del paese si impegnano nella celebrazione della razza Ariana. Alcuni di questi celebratori diventeranno poi organici al PCI e alla DC.

Il Duce proclama l'Impero. Comincia l'autarchia. Si sente oramai chiaro l'avvicinarsi della tragica fine del regime.

Montale a Firenze frequenta il caffè degli intellettuali fiorentini, le giubbe rosse e gli ambienti dei giovani ermetici, collabora a Solaria. I suoi commenti sul fascismo sono pubblici e taglienti, disprezza l'arroganza e la stupidità del regime si sente insultato come Italiano dalla sua volgarità: al caffè Le giubbe rosse esprime liberamente la sua insofferenza che era resa quasi maniacale dalla sensazione di impotenza. L'amico Guarnieri gli rimprovera la opposizione, che egli ritiene settaria, al regime fascista e la reazione di Montale è violenta: riferisce Guarnieri che Montale alza la voce e le mani gli tremano. Nel 1934 il prefetto di Firenze convoca Montale e gli comunica la cessazione dall'incarico di direttore del Vieusseux con decorrenza immediata e senza liquidazione. Per vivere si dedica al lavoro di traduttore: il temutissimo allontanamento dal Vieusseux lo libera dall'incubo di perdere il posto e alla fine lo protegge dalle provocazioni dei fascisti Fiorentini. Drusilla Tanzi (Mosca) risolve in quel periodo i suoi problemi di esistenza quotidiana.



Montale, nel 1939 pubblica Le occasioni con Einaudi e l'anno successivo l'opera viene ristampata in una seconda edizione accresciuta di quattro liriche.

L'eco della tragedia in corso percorre le ine delle Occasioni. Il distacco/denuncia di Montale è però espresso più pesantemente dall'atmosfera che nel suo complesso la raccolta impone all'animo del lettore, ricordi troncati, abbandoni, distacchi, lontananze e silenzi, oscurità fisica e ideale.

Tutta la vicenda dei rapporti tra Montale e il fascismo è una tesa rappresentazione del dramma di una intelligenza libera che vuole poter rifiutare senza dover necessariamente combattere o assumere profili eroici. La rivendicazione del diritto di non essere eroi e la rabbia dell'impotenza.

Emblema di questo periodo è "Non recidere, forbice'

Non recidere, forbice, quel volto .

Montale sopravvive dopo la perdita del posto al Vieusseux traducendo (Shakespeare, Yeats, Eliot, Melville), e si forma in questo modo la sua cultura Europea: rara caratteristica nell'Italia della autarchia (anche culturale) e impermeabile ai messaggi di altre lingue, in genere pochissimo conosciute anche dalla borghesia più sofisticata di allora. La sensibilità Europea aumenta la sua alienazione e la sua insofferenza, in un Paese che era allora ancora più provinciale di quanto non sia rimasto oggi.

Storia (1939-l945): La seconda guerra mondiale, la sconfitta, la modulazione parziale, la guerra civile, gli elementi di resistenza, l'entusiasmo della ricostruzione, il CLN, il pericolo comunista. Gli italiani imparano il costo della tragedia, ogni velo cade sulla stupida allucinazione trionfalistica del regime e il sacrificio, per la causa sbagliata, di decine di migliaia di eroi sconosciuti nelle steppe Russe e nei deserti africani viene ancora offeso da una gestione politica abbietta e furba. La fine della guerra segna l'inizio di una rinascita che sarà sempre marcata dalla ambiguità dell'armistizio: economica, industriale, ma non di valori culturali e nazionale. Le elezioni del 1948 e l'inizio del regime democristiano. L'era di Degasperi. Le grandi lotte sindacali e l'inizio del miracolo economico italiano. Con la ricostruzione si mettono le basi del regime successivo e della partitocrazia consociativa che avrebbe poi governato l'Italia fino agli anni '90.

Montale vive il periodo della Seconda Guerra Mondiale a Firenze dove resta anche dopo la liberazione. Assiste scettico e speranzoso allo stesso tempo alla caduta e alla umiliazione dei vecchi padroni.

Nel 1943 esce in Svizzera il volumetto Finisterre che verrà poi incluso nella Bufera e altro: Nel 1946 esce la sua Intervista immaginaria con il titolo di Intenzioni, nella quale Montale dichiara il suo 'manifesto' poetico.

Nelle liriche de La Bufera e altro (quelle scritte tra il '40 ed il '44), ci si attenderebbe una eco immediata e precisa della emergenza di allora, della guerra e delle tragedie che sconvolgevano l'Italia, ma a parte cenni enigmatici e quasi crittografie questo riscontro non si trova. Montale spiega in uno scritto del '46 che :'Si presentano nella vita di chi ha vissuto abbastanza a lungo situazioni gravi, casi veramente di emergenza, nei quali tutto sembra rovinare e la vita pare legata a un filo molto sottilel'uomo posto di fronte al nulla o all'eterno si aggrappa alla vita infinitamente più cara quanto più è prossima a sfuggire'. Ecco la ragione della quasi esclusiva presenza nelle liriche scritte dal '40 al '44 di elementi privati e riflessioni interiori. Quasi a compensare l'assurdo e incomprensibile dolore del mondo, il massacro e la bestialità con dolcezza malinconica, con la sofferenza personale o la nostalgia per una ura femminile ineffabile e fuggitiva.

Nel 1948 lascia Firenze e va a Milano al Corriere della Sera con un incarico di redattore della terza ina.





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