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IL MESSAGGIO IMPERIALE (1), DAVANTI ALLA LEGGE (2), DALLA GALLERIA (3), LETTERA AL PADRE (3), RIASSUNTI DEI RACCONTI

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IL MESSAGGIO IMPERIALE (1)



L'imperatore, così si dice, ha inviato a te, al singolo, all'umilissimo alla minuscola ombra sperduta nel più remoto cantuccio di fronte al sole imperiale, proprio a te l'imperatore ha mandato un messaggio dal suo letto di morte. Egli ha fatto inginocchiare il messaggero presso il letto e ha sussurrato a lui il messaggio; tanto glene importava di ciò, che se l'è fatto ripetere ancora all'orecchio. Con un cenno del capo egli ha confermato l'esattezza di ciò che aveva detto. E davanti a tutti quelli che volevano assistere alla sua morte, tutte le ingombranti pareti furono abbattute e sulle scale che si ergono in altezza e in larghezza stanno in cerchio i grandi del regno, davanti a tutti questi ha congedato il messaggero. Il messaggero si è subito incamminato; un robusto, un instancabile uomo; stendendo a volte un braccio a volte l'altro, si fa strada attraverso la moltitudine; se trova resistenza, indica sul petto, dove c'è il simbolo del sole; egli avanza molto facilmente come nessun altro. Se si aprisse la libera camna, come vorrebbe volare e presto udiresti il meraviglioso bussare dei suoi pugni alla tua porta.



Ma invece di questo, quasi inutilmente si stanca; sempre si dibatte attraverso gli appartamenti del palazzo interno; non li supererà mai; e se riuscisse in questo, nulla sarebbe raggiunto; per scendere le scale dovrebbe lottare; e se riuscisse in questo, nulla sarebbe raggiunto; i cortili sarebbero da attraversare; e ancora il cortile del secondo palazzo attorno; e ancora scale e cortili; e ancora un palazzo; e così via per millenni; e se sbucasse infine dal portone esterno, ma mai, mai potrebbe accadere, troverebbe solo la capitale davanti a lui, il centro del mondo completamente ricoperta dai suoi rifiuti. Nessuno esce da qui e tanto meno con il messaggio di una morte. Ma tu siedi alla tua finestra e lo sogni, quando viene la sera.


DAVANTI ALLA LEGGE (2)   



Davanti alla legge sta un guardiano del portone. Da questo guardiano viene un camnolo e prega per l'entrata nella legge. Ma il guardiano dice, che ora non può lasciarlo entrare.

L'uomo riflette e poi chiede se egli dunque potrà entrare più tardi.

" E' possibile," dice il guardiano, " ma ora no." Siccome il portone per la legge sta aperto come sempre e il guardiano si tira in disparte, l'uomo si china per vedere all'interno attraverso il portone. Quando il guardiano lo nota, ride e dice: "Se ne hai tanta voglia, prova ad entrare nonostante il mio divieto. Ricorda però: io sono potente. E io sono solo l'ultimo guardiano. Di sala in sala stanno però guardiani uno più forte dell'altro. Già non riesco sostenere la vista del terzo. "Il camnolo non si era aspettato tali difficoltà; la legge dovrebbe essere accessibile a tutti e sempre, pensa, ma quando ora guarda più attentamente nella sua pelliccia, il suo grosso naso a punta, la lunga, sottile, nera barba di foggia tartara, decide che sarebbe meglio aspettare fino a che non abbia ottenuto il permesso per l'ingresso. Il guardiano gli dà uno sgabello e lo lascia sedere accanto al portone. La siede giorni ed anni. Fa molti tentativi per essere lasciato entrare, e stanca il guardiano con le sue preghiere. Il guardiano procede spesso a piccoli interrogatori con lui, gli chiede della sua patria e di molte altre cose, ma sono domande senza interesse, le fanno i gran signori, e alla fine gli dice sempre ancora che non lo può ancora lasciare entrare. L'uomo, che si era provvisto di molte cose per il suo viaggio, si serve di tutto, anche delle cose più preziose, per corrompere il guardiano. Questo prende ogni cosa, ma dice: "Io li prendo solo perché tu non creda di aver trascurato qualcosa." Durante i molti anni l'uomo osserva il guardiano quasi ininterrottamente. Si dimentica gli altri guardiani e questo primo gli sembra l'unico ostacolo per l'ingresso nella reggia maledice la mala sorte, i primi anni senza riguardo a voce alta, più tardi, quando diventa vecchio, borbotta soltanto davanti a sé. Diventa puerile e, siccome nel suo studio del guardiano durato tanti anni ha conosciuto anche le pulci nel suo bavero di pelliccia, prega anche le pulci, di aiutarlo e di commuovere il guardiano. Alla fine la luce dei suoi occhi diventa debole e lui non sa se intorno a lui diventa davvero buio, o se sono solo i suoi occhi ad ingannarlo. Ma adesso riconosce nell'oscurità uno splendore che emana ininterrottamente dalla porta della legge. Ormai non gli resta molto da vivere. Prima della sua morte si raccolgono nella sua testa tutte le esperienze di tutto il tempo in una domanda, che finora non aveva ancora posto al guardiano. Gli fa un cenno, perché non può più sollevare il corpo che si è irrigidito. Il guardiano deve abbassarsi molto perché la differenza di statura è molto aumentata a svantaggio dell'uomo. "Che cosa vuoi sapere ancora?" chiede il guardiano "tu sei insaziabile." "Tutti si sentono portati verso la legge," dice l'uomo, "com'è possibile che in moltissimi anni nessuno al di fuori di me abbia chiesto di entrare?". Il guardiano sa che l'uomo è ormai giunto alla fine, e, per raggiungere il suo udito che sta già spegnendosi gli urla: "Qui nessuno poteva entrare, perché questo ingresso era destinato solo a te. Io ora vado e lo chiudo.".



DALLA GALLERIA (3)


Se una qualunque cavallerizza cadente e tisica venisse fatta girare senza sosta in cerchio nel maneggio, su un cavallo traballante, davanti ad un pubblico instancabile, da un direttore spietato che agita la frusta, su un cavallo che corre, mandando baci, dondolandosi sulle anche, e se questo gioco continuasse sotto il perpetuo strepito della orchestra e dei ventilatori, in un grigio futuro che si apre sempre di più, accomnato dall'applauso delle mani, che sono veramente magli a vapore, che si spegne e di nuovo rinasce - forse un giovane frequentatore della galleria, si affretterebbe quindi a scendere la lunga scalinata attraverso tutti gli ordini, si precipiterebbe nel maneggio, griderebbe questo : Fermi ! attraverso le fanfare dell'orchestra che sempre si adatta. Ma non è così ; una bella dama, bianca e rossa vola dentro attraverso le cortine che gli orgogliosi inservienti aprono davanti a lei ; il direttore, cercando devoto i suoi occhi, respira davanti a lei come un animale fedele ; premuroso la alza sul cavallo pomellato quasi come fosse la sua nipotina, amata più di tutto, che si accinge ad un pericoloso viaggio ;non si può decidere a dare il segnale con la frusta ;alla fine vincendosi lo dà con uno schiocco ;corre con la bocca aperta vicino al cavallo ;segue con sguardo attento le piroette della cavallerizza ;può appena comprendere la perfezione della sua tecnica ;cerca di avvertirla con grida in inglese ;furente ammonisce gli stallieri che tengono i cerchi alla massima attenzione ;prima del grande salto mortale scongiura l'orchestra, con le braccia alzate, di tacere ;alla fine alza la piccola dal cavallo tremante, la bacia su entrambe le guance, e nessun omaggio del pubblico gli sembra sufficiente ;mentre lei stessa, sostenuta da lui, in alto sulle punte dei piedi, in una nuvola polverosa, con le braccia allargate, piegata indietro la testolina, vuole dividere la sua felicità con tutto il circo - poiché è così, il frequentatore della galleria appoggia il viso alla balaustra e, inabissandosi nella marcia finale come in un sogno pesante, piange senza saperlo.



LETTERA AL PADRE (3)


Caro papà tu mi hai chiesto una volta di recente, perché io affermi di avere paura di te. Io non sapevo cosa risponderti, come al solito, in parte proprio per la paura, che ho per parte, in parte perché troppi dettagli appartengono alla creazione di questa paura, affinché io riesca quasi a raggrupparli in un discorso. Se io cercassi di risponderti qui per iscritto, sarebbe solo molto incompleto, poiché la paura e le sue conseguenze mi ostacolerebbero di fronte a te anche scrivendo e poiché la grandezza dell'argomento supererebbe molto la mia memoria e la mia capacità. La cosa ti si è presentata sempre molto facile, almeno nella misura in cui tu hai parlato di ciò davanti a me e, senza scelta, davanti ad altri. Ti è sembrato essere pressappoco così : tu hai lavorato pesantemente per tutta la tua vita, tutto per i tuoi li, soprattutto hai fatto sacrifici per me, io in conseguenza di ciò invece ho vissuto "spendendo e spandendo", ho avuto piena libertà di studiare quello ho voluto, non ho avuto alcun problema per procurarmi cibo, dunque neanche preoccupazioni ; non è richiesto in cambio nessun ringraziamento tu conosci la gratitudine dei li, ma almeno un qualche venire in contro, segno di compassione ; invece mi sono nascosto da te, nella mia camera, verso libri, verso amici pazzi, verso idee esagerate ; non ho mai parlato con te apertamente e non sono mai venuto  nella sinagoga da te, in Franzesbad non sono mai venuto a trovarti, non ho neanche mai avuto mai senso di famiglia, non mi sono mai occupato del negozio né dei tuoi altri hobby, mi sono assunto l'impegno della tua fabbrica a te e ti ho poi abbandonato, ho sostenuto Ottla nella sua cocciutaggine, e mentre io non ho mosso mai un dito per te faccio tutto per gli amici



RIASSUNTI DEI RACCONTI 


Un messaggio imperiale

Ein Keiser bestimmt eine Botschaft an einen Untertan durch einen Boten von seinem sterbebett zu senden, aber es ist an ihn unmòglich fùr diesen zu kommen ; da das Schloss unendlich ist und die ihn umschlissende Menge unermesslich ist. So

ertraumt der Untertan die Kommen des Botes umsonnst.


Nella galleria

Wenn eine kranke Kunsteiterin unter der Fùrhing eines Despots und in unmòglichen Konditionen zu arbeiten gezwingt wùrde, vielleicht unterbrechte ein junge Zuschauer die Vortùrung. Aber es ist nicht so ;sie ist gesund und als eine Gòttin verherte , so weint der junge Zuschauer ohne es zu wissen.


Vor dem Gesezt

Ein Mann von Lande will ins Gesetz eintreten, aber voe dem Tor sthet ein Tùrhùter, der ihm den Eintritt leugt und er sagt ihm, dass andere von andere n immer màchtigeren Tùrhùter gehùtete Tùren jenzeits jenes Eintritts sind. Der bauer bestimmt auf die Erlaubniss zu warten und sthet Tage und Jahre neben dem Tòr, nicht ohne den Tùrhùter jedenfalls verderben zu suchen. Vor seinem Tode macht der Mann eine letzte Frage an den Tùrhùter, und d.h. warum niemand anderer ins Gesetz zu eintreten gesucht hat ; aber der Tùrhùter antwortet, dass jener Eintritt nur fùr ihn ist, und nach seinen Tode gesclhoss wird.


Un camnolo vuole entrare nella legge, ma davanti al portone c'è un guardiano che gli nega l'entrata e gli dice che oltre a quell'accesso ci sono altre porte custodite da guardiani sempre più potenti. Il camnolo decide di aspettare il permesso e rimane accanto al portone per tutta la vita, non senza tentare in tutti i modi di convincere il guardiano. In punto di morte il camnolo fa un'ultima domanda al colosso, e cioè come mai nessun altro abbia tentato di entrare nella legge, ma il guardiano risponde che quell'accesso era riservato solo a lui, e che alla sua morte sarebbe stato chiuso.


Brief an den Vater

Franz Kafka sucht seinem Vater zu erklàren, warum er Angst von ihm hat. Nach viele verdrehten Erklàrungen kommt man zur Schlussfolgerung, dass niemand Schuld von diesem wirklich hat, sondern dass Franz zu schwach ist um von der starke Personalitàt des Vaters nicht veràngstigt zu sein (seine Bruder starben klein und seine Schwestern kamen erst lange nacher). Dies ist die Ursache, wegen der er seinen Vater mit vielen Kàlte, Fremdheit, Undankbarkeit spàter umging.


Franz Kafka cerca di spiegare al padre perché avesse paura di lui. Dopo molte spiegazioni contorte si arriva alla conclusione che nessuno avesse veramente colpa di ciò, ma che lui fosse troppo debole per non essere intimorito dalla forte personalità del padre, poiché la dovette sopportare da solo (i suoi fratelli morirono da piccoli e le sorelle nacquero più tardi). Questo è il motivo per cui egli in seguito trattò il padre con molta freddezza, estraneità e ingratitudine.


BIOGRAFIA.

Franz Kafka nacque a Praga il 13 luglio 1883 da due agiti commercianti ebrei ; primogenito della famiglia ebbe molti fratelli e sorelle, morti poco dopo la nascita o dopo di lui in campi di sterminio nazisti. Si laureò in legge e lavorò per molto tempo in una comnia di assicurazione, era però affetto da tubercolosi e passò la sua vita con pochi amici e con rapporti tormentati con le donne. A causa della sua malattia fu poi costretto a spostarsi da un ospedale all'altro negli ultimi mesi della sua vita, fino alla morte prematura in clinica il 3 giugno 1924.

Egli ebbe una vita apparentemente monotona, come qualsiasi persona agiata di quel tempo e come un cittadino tedesco, ma riuscì quasi inspiegabilmente a dare la più grande interpretazione della angoscia umana nella letteratura moderna, manifestata in paure assurde e incomprensibili o in condanne ingiuste di una autorità superiore e indiscutibile.

DIE BIOGRAFIE.

Franz Kafka ist in Prag am 13. Juli 1883 von zwei Wohlhabenden Handlers geboren. Er war Erstgeboren und hatte viele Schwestern und Brùder, die bald nach der Geburt oder spàter in nazistischen Kontentrationslagen gestorben sind.

Er promovierte in Rechkswissenschaft und arbeitete fùr lange Zeit in einer Versicherungsgesellschaft, abe e wrude von der Tuberkolose befallen und verbrachte sein Leben mit wenigen Freuden und hatte Stùrmische Beziehungen mit den Fauen. In den letzen Monaten senes Leben musste er, wegen seiner Krankheit, von einem Krankhaus zu dem anderen wegziehen, bis zu dem vorzeitigen Tod im Krankehaus am 3.Juni 1924.

Er hatte  anscheiden ein langweiliges Leben, so wie Jede wohlhabende Persau jener Zeiten, aber er hat es geschafft, fast unerklàrich, die beste Interpretation der menschlichen Behlemmung in die moderne Literatur zu geben. Diese Behlemmung wurde mit absurden und unverstàndlichen von einer oberen und unbestreitbaren Autoritàtgeàuzert.





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