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ALDO ROSSI
Dall'inizio degli anni settanta Aldo Rossi ha dimostrato di essere in grado di influenzare largamente l'evoluzione dell'architettura internazionale in quel
suo momento di passaggio che l'ha portata verso un modo di intendere la progettazione che appare chiaramente voler considerare non più «dominante» la cultura di quello che è stato definito "movimento moderno". Non che Aldo Rossi «negasse» l'importanza del contributo dei maestri delle generazioni del funzionalismo, ma non vi è dubbio che (soprattutto per una sua evidente tendenza a valutare la storia - intesa essenzialmente come memoria o, forse meglio, come «memoria urbana» - quale un possibile punto di riferimento per lo svolgimento dell'attività progettuale) l'architetto milanese offrì a molti l'occasione per un ripensamento del ruolo della disciplina.
Ha detto, nel corso di un'intervista, a questo proposito, Aldo Rossi: «I miei migliori allievi, nel senso dello sviluppo di alcuni principi da me enunciati, sono in gran parte dei giovani architetti di tutto il mondo, in Europa, in America, in Giappone; la generazione di mezzo ha portato avanti e consolidato un aspetto della mia ricerca, i più giovani sviluppano senza nessun complesso d'imitazione alcuni miei progetti.
Intorno alla metà degli anni sessanta, nello stendere la relazione che accompagna il progetto con il quale prende parte al concorso a inviti avente per oggetto la ricostruzione del teatro anini all'interno della piazza della Pilotta di Parma, l'architetto milanese esprime già - e con molta chiarezza - proprio uno di quei concetti che maggiormente influiranno sulla mentalità di molti giovani progettisti, quello del rapporto tra l'architettura - intesa essenzialmente come monumento - e la città. Egli scrive: «Con il Teatro di Parma mi sono posto decisamente il problema del monumento. Ho sempre pensato all'architettura come monumento; alla sua Indifferenza per le funzioni secondarie.
Solo quando essa si realizza come monumento costituisce un luogo; percorrete un teatro antico, state in ore diverse nel teatro romano di Orange o girate per un teatro del settecento vuoto, voi non pensate che secondariamente allo spettacolo. Il teatro può fornire l'occasione per uno spettacolo, ma possiede una sua realtà architettonica. Il teatro greco era un fatto urbano; esso conteneva una città.
Per questo nel progettare un teatro non dobbiamo tenere in eccessiva considerazione la sua funzione; gli artigiani possono sempre adattare un edificio; falegnami, fabbri, decoratori, elettricisti rendono sempre fruibile un edificio. Ma per l'architettura è diverso; essa non può riferirsi a questo o a quello spettacolo; essa riguarda l'essenza del Teatro. Così la forma non muta, e anche l'idea del Teatro».
Tra le opere più famose di Aldo Rossi possiamo limitarci a ricordare la fontana monumentale studiata, neI 1965, per la piazza del municipio di Segrate (nella quale si mostra - ormai chiarissima - la tendenza dell'architetto milanese a comporre per mezzo dell'accostamento di volumi ((puri»), l'unità residenziale costruita nel quartiere Gallaratese di Milano tra il 1969 e il 1973, l'ampliamento del cimitero di San Cataldo a Modena, .realizzato tra il 1971 e il 1978, il Teatro de/Mondo per Venezia, deI 1979.
A proposito del progetto che aveva da poco realizzato per questo teatro galleggiante, Aldo Rossi scrisse: »La sua struttura non poteva che essere in legno, e non certo solo per il tempo della costruzione, ché il legno è materiale solidissimo e forte nel tempo. Ma perché è legato all'architettura di questo teatro non in un senso funzionalistico, ma perché esprime quest'architettura: le barche di legno, il legno nero delle gondole, le costruzioni marinare.
Questo teatro veneziano è legato all'acqua e al cielo, e per questo ripete nella sua composizione i colori e i materiali del mare.
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