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Il caso uranio impoverito



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Il caso uranio impoverito


Continua così la lunga lista di decessi causati dall'utilizzo di armi all'uranio impoverito nella Guerra dei Balcani, una guerra che è terminata solo teoricamente ma che continua a mietere vittime non solo contro il nemico armato, ma anche contro i civili e i coraggiosi soldati che vi hanno combattuto, una guerra "umanitaria" ma che si sta ritorcendo sulle famiglie di tutta Europa: 19 le vittime in Italia, 9 in Belgio, centinaia in Gran Bretagna e così via per Sna, Olanda, Svizzera, ecc.

Il dato della Gran Bretagna è ancor più raccapricciante, infatti le vittime sarebbero relative alla Guerra del Golfo ('90), il che significa che la N.A.T.O. (North Atlantic Treaty Organization) ha utilizzato le armi all'uranio impoverito sin dal '90 in quella zona dell'Europa orientale provocando, non solo un disastro ambientale, ma anche un avvelenamento collettivo di civili e forze armate. Nonostante il ministro della Difesa della Gran Bretagna, Geoff Hoon, abbia dichiarato:«Abbiamo sempre impartito al personale delle forze armate le istruzioni del caso», i militari europei sostengono di non aver ricevuto né istruzioni né equigiamenti di alcun genere contro l'uranio impoverito e che, invece, gli sia stato comunicato che fosse innocuo. Chi starà dicendo la verità?

Comunque i militari che non hanno riportato conseguenze visibili dell'esposizione all'uranio, ne hanno riportate, invece, recessive, ossia hanno subito una mutazione genetica che si manifesta solo nei li, poiché l'uranio è un elemento radioattivo capace di spezzare i legami del D.N.A. (Deoxyribonucleic Acid) e provocarne il mutamento. A questo proposito, pochi giorni fa, la trasmissione televisiva «Mi manda Rai Tre» ha fatto intervenire le famiglie dei militari italiani colpiti da queste mutazioni e alcuni medici dell'Osservatorio per la tutela del personale delle Forze Armate. Molti di questi coraggiosi soldati, tornati dalla guerra, hanno avuto dei li, creature che hanno delle mutazioni orribili e molti dei quali non potranno sopravvivere a causa di danni agli organi interni; un caso, il più drammatico, è quello del lio più piccolo di un ufficiale il quale è idrocefalo, presenta la parte sinistra del corpo completamente sottosviluppata, trachea ed esofago sono un unico condotto, il cuore si trova nella parte destra della gabbia toracica ed è colpito dalla sindrome della spina bifida, in altre parole una malformazione della colonna vertebrale che impedisce il movimento degli arti inferiori, quindi una paralisi completa dal bacino in giù, poiché all'altezza del coccige c'è una biforcazione (ecco perché bifida) che trancia i muscoli relativi a quella parte del corpo; di qui il quadro clinico di un bambino che, a causa delle malformazioni indirettamente subite dalla guerra nei Balcani, non potrà continuare a vivere o che, se accadesse, sarebbe condannato ad una vita infelice e dolorosa. Tutto ciò dovrebbe far riflettere i responsabili di queste morti, fisiche o psicologiche che siano, e a far decidere l'Aya a condannarli per crimini di guerra e crimini contro l'umanità.



Tutte le conseguenze cui ha portato «una guerra né santa né giusta, ma umanitaria» (S. Rodotà) dovrebbero far porre l'interrogativo se ne è valsa davvero la pena o se si sarebbe potuto optare per una politica meno distruttiva e orientata più verso il dialogo che verso le armi.






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